Al pari di altri, il randagismo è un fenomeno che questa amministrazione ha ereditato dalle precedenti, senza riuscire a porvi alcun rimedio. Un fenomeno che è rimasto fuori controllo quando oramai ci avviamo al termine del mandato di Lucio Greco alla guida del governo cittadino.
Diverse le riunioni, i tavoli, i propositi, le promesse, a cui hanno continuato a fare da contraltare le lamentele, le denunce, le critiche, per una questione che resta irrisolta. In queste ultime settimane le associazioni sono tornate ad alzare la soglia di attenzione verso il problema, puntando in particolare l’indice contro l’asp ed il settore veterinario.
La risposta dell’amministrazione è stata la solita: un nuovo tavolo operativo, attorno al quale erano seduti, oltre al Sindaco e al dirigente Mario Picone, anche il comandante della polizia municipale Giuseppe Montana, l’ispettore della polizia municipale Giuseppe Anzaldi, la Segretaria generale Carolina Ferro, il direttore provinciale del servizio veterinario dell’Asp, Luigi Farruggia e i responsabili dei canili “Ricara”, cioè Salvatore Romano e “Dog Village”, cioè Nuccia Manciavillano.
Dopo una sospensione del servizio per motivi amministrativi interni all’asp, sulle quale il primo cittadino continua a glissare con incontrovertibile compostezza e pacatezza, gli interventi di sterilizzazione sono ripresi ed è stato deciso di riorganizzare il servizio di prenotazioni, che sarà gestito da un dipendente del comando di polizia municipale. Il numero di riferimento è lo 0933.906.801. Inoltre, per incentivare il numero di adozioni, l’amministrazione comunale ha deciso di prevedere un premio a chi adotta un cane (un gatto no?) con il riconoscimento di uno sgravio sulla Tari, nel rispetto dell’art. 251 del D.lgs. 267/2000.
Il veterinario gelese, dott. Farruggia, da tempo però sostiene che la sterilizzazione e la microcippatura da sole non bastano. Il fenomeno può essere in concreto arginato solo previo censimento di identificazione certa di cani e felini, tanto padronali quanto randagi. Il comando di polizia municipale intensificherà i controlli per accertare l’iscrizione all’anagrafe, mentre il lettore microchip consentirebbe alla squadra di vigili urbani di monitorare il territorio. Ipotesi non nuove, invero.
Ricordiamo che, almeno per i cani, registrarli all’anagrafe (canina) è un obbligo di legge, la cui violazione, qualora accertata, dovrebbe comportare anche pesanti sanzioni amministrative (multe e quant’altro). La verità è che l’anagrafe degli animali d’affezione (cani, gatti, furetti, altro), prevista già dalla L.281/1991 e tenuta dalle Regioni, finora non ha funzionato al meglio, visto che tanti animali non vi sono iscritti ed altrettanti non sono cancellati quando muoiono. Ad oggi, l’anagrafe tenuta dalla Regione siciliana conta 980.505 cani, 51.328 gatti e 14 furetti iscritti.
La carenza di conoscenza del fenomeno è oggettiva ed è dovuta al mancato adempimento degli obblighi di legge ed ai mancati finanziamenti adeguati. Ciò comporta due conseguenze fondamentali. La prima è che diventa molto difficile affrontare un problema senza conoscerne bene le proporzioni. La seconda è che non c’è certezza in ordine a chi fa il suo dovere “ex lege”. Come il cane che si morde la coda, favorire politiche idonee si presta ad essere un compito alquanto arduo.
I dati sono prevalentemente stimati e, tra abbandoni selvaggi non rilevati e riproduzioni incontrollate, non rappresentano uno specchio fedele. Soprattutto, inutile continuare a nasconderlo, il randagismo continua ad essere un fenomeno fuori controllo perché in larga parte sottovalutato. Come se non avesse costi sociali. Invece li ha. A Gela, la presenza di gruppi di randagi ha più volte costretto il parco archeologico a chiudere, per fare un esempio eclatante. Le ricadute negative sul piano della gestione del territorio sono invece evidenti, sia in tema di salute che di sicurezza. Senza dimenticare quell’immagine turistica dalle grandi potenzialità che tantissime città ci invidiano mentre noi non sappiamo cosa farne.