Alla faccia delle regole, vincoli e prescrizioni. Chi ha fatto costruire il Sikania Resort, complesso turistico-alberghiero sulla Gela-Licata, ma in territorio di Butera,
avrebbe interpretato a modo suo le autorizzazioni edilizie e i nulla-osta regionali, fino a configurarsi vere e proprie violazioni ambientali, alterazione dell’habitat e dei vincoli paesaggistici, inquinamento ambientale, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Sono questi i reati che avrebbero commesso i responsabili del mega impianto turistico-alberghiero affacciato sul Mar Mediterraneo (800 posti letto), realizzato in un’area sottoposta a vincolo naturalistico – la Torre Manfria – ora sotto sequestro preventivo su ordine della procura di Gela ed eseguito dalla Guardia di Finanza.
Un amministratore giudiziario avrà il compito di gestire la struttura alberghiera fino al ripristino degli habitat naturali.
I particolari della vicenda sono stati illustrati giovedì mattina alla Procura di Gela. Il procuratore capo Fernando Asaro ha coordinato le indagini condotte dal capitano Massimo De Vito.
Fra i tanti vincoli dell'area vi era quello di non alterare l’equilibrio generale del sito dal punto di vista floro-faunistico e paesaggistico e quello di preservare le caratteristiche formazioni dunali dall’erosione eolica e dal calpestio umano. Vincolo che non è stato rispettato.
Denunciato Pietro Franza, legale rappresentante della società Falconara srl, titolare della concessione edilizia rilasciata dal comune di Butera e Filippetti Nardo, legale rappresentante della società Eden srl, gestore del complesso turistico.
«Dune e spiaggia – ha commentato il procuratore capo dott. Fernando Asaro – spianate e distrutte da più i dieci anni Sono state altresì violate norme a tutela di quell’area. Spazzate dune per far posto agli ombrelloni. Uno scempio con danni irreversibili».
E’ stato disposto il sequestro preventivo dell’intera struttura per inquinamento ambientale. «Gli imprenditori – ha aggiunto Asaro – possono sviluppare attività economiche ma devono rispettare le norme. L’economia deve rispettare il diritto. Questo vale per il petrolchimico così come per il Sikania».
«Quella zona – ha detto il pm Ubaldo Leo – è sottoposta a vincoli doppi di tutela. Chi vuole svolgere attività imprenditoriali in quei posti lo può fare solo se ne rispetta i vincoli. Le dune andavano salvaguardate con apposite passerelle, cosa che non è stata fatta. Oltre ai danni alla zona dunale e retrodunale, è stata distrutta la vegetazione. Gli esperti hanno detto che serviranno parecchi anni per ripristinare quell’ecosistema».
Il capitano Massimo De Vito, comandante della Compagnia di Gela della Guardia di Finanza: «Analizzando i vari interventi, abbiamo registrato un continuo e sistematico spianamento delle dune e sbancamento della spiaggia. Sarebbe bastato realizzare una passerella per salvaguardare le dune».