Il testamento politico dell’ex sindaco Franco Gallo

Il testamento politico dell’ex sindaco Franco Gallo

Nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 scorsi, è morto l’avv. Franco Gallo.

Era stato sindaco della città per due mandati consecutivi, dal 1994 al 2002, il primo eletto a suffragio universale. Era nato nel 1951. I funerali sono stati celebrati in Cattedrale dal parroco don Vincenzo Cultraro. A rendergli omaggio (in municipio era stata allestita la camera ardente), centinaia di amici, estimatori, semplici conoscenti e rappresentanti politici e istituzionali.

Ci sono modi e modi per entrare nella storia della propria città e nel cuore dei suoi abitanti. Quello dei politici è forse uno dei più difficili e controversi. Franco Gallo c’è riuscito, anche se il riconoscimento è arrivato postumo.

Si era affacciato alla politica da ambientalista (presidente di Legambiente), fino a che, proposto da un movimento progressista (Liberare Gela), nel 1994 si candidò a sindaco, tenendo a battesimo la riforma elettorale che per la prima volta – con l’obiettivo di dare maggiore stabilità ai governi locali, ostaggi dei partiti – sanciva l’elezione diretta dei sindaci.

Gallo, con il sostegno dei Democratici di sinistra (Ds) venne eletto battendo il candidato del centro-destra, Damiano Lauretta. L’attivismo del nuovo sindaco (intenso il suo impegno nella gestione della concertazione negoziata) venne accolto dai gelesi con rinnovata speranza, ma non dalla politica politicante, tant’è che presto cominciarono ad affiorare i primi dissidi all’interno della stessa area politica del nuovo sindaco.

A quei tempi, a Gela vigeva un patto non scritto secondo il quale i “padroni” dei partiti non dovevano essere disturbati da occasionali new entry che potessero minacciarne la leadership. Così, tra il ‘95 e il ‘96 Franco Gallo venne in collisione con la Cgil e con il suo partito, che ritirò dalla giunta i suoi assessori, mettendolo in seria difficoltà.

Riuscì a restare a galla grazie al provvidenziale salvagente che gli lanciò Totò Parlagreco, il quale favorì la formazione di una nuova giunta con uomini animati da spirito di servizio e di rinnovamento, rigorosamente scelti. Ricordiamo tra gli altri l’avv. Lillo Giardina e gli ingegneri Pippo Trovato e Pino Morselli, personalità di spiccata integrità e professionalità. Franco venne rieletto nel ‘98. Nel 2002 la definitiva rottura con i Ds e con la Cgil, forze dominanti che lo spinsero alle dimissioni. 

Sotto, la pagina che il Corriere dedicò alle dimissioni di Franco Gallo; a destra il documento integrale con cui spiegò la sua irrevocabile decisione. Anche questa è storia. 

Rocco Cerro

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«E’ oggi per noi, per Gela, un momento di riflessione ma anche di appello e di invocazione di aiuto per questa città che più volte ha toccato il baratro; aiuto per questa comunità costretta spesso a vivere momenti di grande tensione e che anche adesso fa i conti con episodi tragici. 

E’ giunto il momento di bilanci, ma soprattutto é tempo di scelte con l’aiuto di tutti. Da quando nel 1994 sono stato eletto sindaco ho lavorato per la città, ho fatto solo questo, dedicando ai cittadini che in me avevano riposto la loro fiducia 24 ore su 24.

Le difficoltà incontrate in questi anni sono state numerose, le ho sempre affrontate con la collaborazione di quanti hanno potuto e voluto.

Le abbiamo affrontate con la consapevolezza di essere ascoltati, di essere aiutati in qualche modo. Ho avuto la percezione nei momenti di difficoltà di non essere solo, che noi non eravamo soli.

Ho e abbiamo spesso invocato i livelli di governo superiori dai quali abbiamo ottenuto aiuti che genereranno, nei prossimi anni, una svolta economica non indifferente.

Molte cose sono state fatte e molte altre (sicuramente più numerose) restano ancora da fare.

Abbiamo lavorato cercando di farlo nell’assoluta trasparenza e legalità.

La volontà e la concertazione di tutte le forze sane di Gela ci hanno permesso di andare avanti e di continuare un’opera di costruzione per Gela.

Oggi, purtroppo, debbo, mio malgrado, prendere atto che la realtà é diversa.

In un momento come questo di enorme gravità, dopo gli ultimi eventi di sangue che hanno fatto sprofondare la comunità in un baratro, mi hanno lasciato solo, ci hanno lasciati soli.

Il nostro grido di allarme non é stato ascoltato da chi ha il dovere di sostenerci.

Non posso non registrare e disapprovare l’ostinazione di quanti, senza badare alla delicatezza del momento, hanno insistito sull’azzeramento al buio dell’esecutivo.

Un passaggio politico che sarebbe potuto avvenire anche tra qualche mese, giusto il tempo per affrontare – compatti – adesso la grave situazione. Ma così non é stato; il bene della città é passato in secondo piano.

E’ tempo di azioni forti, é tempo di gridare; é tempo di esigere che la città non venga abbandonata.

Ho la sensazione che la mia permanenza nella carica stia diventando un ostacolo perché tutto questo possa svolgersi al meglio ed al più presto.

Se non ho più la solidarietà della mia parte politica a chi potrei chiederla e da chi potrei pretenderla?

Mi ero appassionato a questo lavoro (che a Gela é missione), ma, mio malgrado, sono certo che, nell’interesse della città, sia venuto il tempo di passare la mano.

E’ per queste ragioni che rimetto oggi, mio malgrado, e solo per il bene della città, il mandato elettorale al Consiglio comunale, nelle mani del suo presidente.

Ringrazio quanti in questi anni mi hanno collaborato e, in particolare, i consiglieri e gli impiegati del Comune.

Nella giornata della riflessione e della pace, spero che questo mio atto sia di sprone per chi ha il dovere (storico, istituzionale e politico) di aiutare concretamente questa città che continua ad essere descritta nell’immaginario collettivo come l’anticamera dell’inferno ed a non ricevere neanche quello che le spetterebbe nell’ordinarietà, in base alla sua consistenza demografica.

Vi chiedo di consentirmi, anche se ormai solo da privato cittadino, di esprimere nella veglia di questa sera un’ultima preghiera pubblica per questa Gela che amo e che continuerò ad amare.

Gela, 18 gennaio 2002

Franco Gallo