Presentato nella sua “ratio”, sin dalla sua nascita come l’antidoto alla crisi o alla mancanza di crescita e sviluppo, il Pnrr si sta rivelando per le pubbliche amministrazioni ed il mondo imprenditoriale, specie dopo il periodo pandemico, come una vera e propria ancora di salvezza, un aiuto dai risvolti provvidenziali a cui disperatamente aggrapparsi.
E’ quanto potrebbe tradursi per enti locali, ad esempio, come quello gelese, che cercano affannosamente di uscire dal pantano di una crisi finanziaria e lo potrebbe essere a maggior ragione nell’infausto verificarsi di un condizione di default a tutti gli effetti (“predissesto” o “dissesto” non fa sostanzialmente differenza).
In questi giorni, su iniziativa dell’assessore allo sviluppo economico (competente per materia), Francesca Caruso ed alla presenza della collega ai lavori pubblici (settore chiamato ad intervenire nel momento in cui ci sarà da individuare il Rup), Romina Morselli, si è riunito per la prima volta il gruppo operativo del Pnrr, irrobustito dall’apporto di quattro esperti esterni, un commercialista e tre architetti, reclutati attraverso la short list stilata a seguito del bando aperto dall’unità speciale dedicata per l’appunto al “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, affidata al dirigente comunale, arch. Tonino Collura.
Per l’assessore Caruso, questo gruppo di lavoro rappresenta una boccata d’ossigeno per un ente comunale esposto al rischio dissesto, a corto di personale e strumenti finanziari, con prossime scadenze (ad agosto ed ottobre) da rispettare e suggerimenti procedurali espressamente indicati, anche sul piano dei controlli periodici, dalla Corte dei conti.
Secondo quanto ci ha dichiarato settimane addietro, l’assessore Caruso ha garantito che gli atti per i due cluster sportivi sono stati comunque inviati a Roma entro la scadenza di marzo, ma si punta molto alle variazioni di bilancio per i progetti che prevedono un cofinanziamento comunale, come nel caso del cluster sportivo riguardante l’impianto sportivo “Vincenzo Presti” sito in contrada Giardinelli, sebbene nelle ultime ore ci sarebbero ulteriori riscontri che, con la dovuta cautela, l’assessore si riserva ancora di non comunicare.
E’ anche il caso del progetto di completamento del lungomare, nel tratto che va da quelli che il demanio considera ruderi da abbattere, cioè dal “pontile sbarcatoio” a poco oltre la “conchiglia”: «il cofinanziamento – ci confessa l’assessore Morselli che sta monitorando e seguendo passo dopo passo l’iter procedurale sin dal giorno del suo insediamento – si è reso necessario a causa di uno sforamento rispetto all’importo del progetto esecutivo iniziale, perché nel frattempo è cambiato il mondo e nell’aggiornare il prezziario, che per renderlo attuale di regola si aggiorna in extremis prima di avviare una procedura di gara, si è venuto a creare un esubero di 900 mila euro rispetto a 3 milioni e 100 mila iniziali, per un importo aggiornato di 4 milioni di euro circa.
Il finanziamento su cui possiamo contare – ha proseguito, precisando ulteriormente – è di 3 milioni e 350 mila euro, per cui ne mancano, da cofinanziare, all’appello oltre 600 mila, a cui si aggiungono altri 600 mila che l’ente comunale deve reperire per l’abbattimento delle opere. Ne avevamo contezza, ma non ipotizzavamo di andare incontro a questa crisi finanziaria ecco perché – ha concluso – mi batto ed insisto quotidianamente su questo fronte, che per la seconda parte del lungomare è peraltro l’unica strada rimasta percorribile».
Il Pnrr assurge così ad una sorta di macroarea, coordinata dal dirigente Collura, a capo già di diversi settori e figura sempre più vicina a quella del direttore generale ex art. 108 del Tuel. In essa, oltre l’unità speciale di cui sopra, vi rientrano di fatto anche “agenda urbana” e la stessa “autorità funzionale urbana” con dentro i comuni di Butera e Niscemi.
Ne è riprova il lavoro fatto dagli esperti esterni sullo statuto dell’unione di comuni (Gela, Niscemi e Butera) che è orami in dirittura d’arrivo. L’obiettivo è quello di replicare il lavoro fatto con agenda urbana e linee di finanziamento intercettate come “qualità dell’abitare”, nonché quelli della nuova programmazione regionale 2021-2027. Insomma, una sovrastruttura con esperti esterni la cui attività è coperta con le anticipazioni dei fondi dall’Agenzia per la coesione territoriale. Rimane il problema del passaggio dalla progettazione alla concreta realizzazione dell’opera e/o infrastruttura pubblica.
E’ quanto rileva, in proposito, l’Ance Sicilia che, da un lato, riporta i primi effetti positivi del Pnrr nell’isola, nel boom registrato dall’Osservatorio sulle costruzioni in termini di bandi pubblicati (2.128) per 10,5 miliardi di euro (+309% sul 2021, +905% sul 2016), di cui 595 opere per 6,5 miliardi bandite fra novembre e dicembre. E, nonostante le polemiche sulle difficoltà tecniche degli enti locali a utilizzare i fondi del “Pnrr”, nell’anno 2022 ben 1.895 gare per 766 milioni sono state di importo sotto la soglia dei 2 milioni di euro, in buona parte provenienti dalle Pubbliche amministrazioni territoriali, che in totale ne hanno bandite 1.249.
Dall’altro, però, ciò non si traduce in una buona notizia per le imprese edili siciliane, sia perché prosegue la tendenza delle commissioni di gara a non aggiudicare i lavori (su 1.996 gare pubblicate nel 2021 per 2,5 miliardi, ben 597 gare, cioè il 29,90%, non risultano aggiudicate ad un anno di distanza, facendo perdere per strada finanziamenti per 1,1 miliardi, pari al 42,73%); sia perché le imprese non hanno più capacità finanziaria per partecipare alle gare d’appalto: 2mila di loro hanno crediti Superbonus incagliati per 1,2 miliardi con 11mila lavoratori coinvolti, le altre che sono impegnate nei lavori per opere pubbliche sono in fortissima difficoltà perché tarda ancora l’erogazione dei rimborsi per il caro-materiali.
Una situazione da risolvere al più presto, secondo l’Ance Sicilia, anche in vista dell’annunciato avvio dei lavori di costruzione del “Ponte sullo Stretto di Messina”, nell’estate del 2024, per il quale le imprese siciliane dell’Ance Sicilia chiedono l’inserimento nell’apposito decreto di una clausola per potere partecipare all’esecuzione di quest’opera in accordo con il general contractor.
Ragion per cui il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone, ha lanciato un appello al ministro delle Infrastrutture, al presidente della Regione (al quale ha inviato una richiesta di incontro con l’intera filiera delle costruzioni) e a tutti i parlamentari, «affinché, nella conversione in legge del decreto Superbonus, siano sbloccati i crediti fiscali da bonus edilizi rimasti incagliati, tramite il più semplice e immediato dei metodi, proposto da Ance e Abi: l’utilizzo dei crediti nei pagamenti con il modello F24 operato dalle banche così da liberare spazi per l’acquisizione di nuovi crediti.
Inoltre, sollecitiamo l’erogazione dei rimborsi del caro-materiali. E, a proposito della giusta richiesta dei sindaci di realizzare non solo il Ponte, ma anche tutte le infrastrutture viarie e ferroviarie interne all’Isola, di istituire una “Task Force Sicilia” che, tra ministero, Regione e stazioni appaltanti, intervenga per sbloccare l’aggiudicazione delle gare di cui non si ha più notizia e le oltre 400 opere incompiute censite dalla Regione».