Se n’è andato in silenzio, con discrezione, com’era vissuto.
Filippo Repollino (nella foto), originario di Butera, si è congedato dalla vta terrena domenica scorsa 26 marzo, all’età di 76 anni. Martedì scorso, i funerali a Sant’Antonio, con tre celebranti: padre Pisano, padre Giuliana, buteresi come lui, e don Luigi. C’erano i familiari più stretti e tanti amici, tutti residenti a Butera, ma anche tanti amici e conoscenti di Gela, dove Filippo ha lavorato per quasi 40 anni, prima come collaboratore scolastico al 2° Circolo didattico “Maria Antonietta Aldisio”, in via Feace, e poi in Comune, all’Ufficio Protocollo, fino alla pensione.
A Gela si era subito integrato, facendosi ben volere, per la sua bontà, spirito di servizio, gentilezza e generosità.
Ha scelto lui la chiesa di Sant’Antonio – la sua parrochia – per i funerali. Riposerà nella cappella di famiglia, al cimitero di Butera.
Filippo Repollino vissuto a Gela gran parte della sua vita. A scuola mise subito a frutto le sue competenze di tipografo. Avendo il plesso in dotazione una macchina da stampa, si era offerto di collaborare per la parte tecnica alla ralizzazione del giornalino d’istituto (nome della testata: Il nostro Giornalino). Una novità per le scuole in quel tempo. Qualche anno dopo, si occupò della stampa del primo giornalino buterese, diretto da chi scrive (nome della testata: La Sveglia).
Si era a cavallo degli anni 60/70.
Filippo, molto religioso, aveva un vezzo. Molto devoto al santo di cui portava il nome, amava firmarsi come Filippo Neri Repollino. Si era sposato tardi con la sua amata Agata, che ha poi perso prematuramente. La perdita lo ha provato nel profondo dell’animo. Si è così dedicato totalmente all’unico figlio, Carmelo. Cinque anni fa aveva perso anche la sorella Tanina. Lascia due fratelli – Innocenzo e Giuseppe – e i nipoti.
(R.C.)
In chiesa, a ricordarlo, è stata la nipote Paola. Ecco il testo del suo breve intervento:
«Quando su questa terra sei stato:
un bravo padre, un marito attento, un fratello protettivo, uno zio amorevole, un amico preciso.
E quando tutti questi ruoli si intersecano, allora non ci possiamo mai dimenticare di te.
Hai iniziato il tuo lavoro con il giornalino della scuola di cui andavi fiero, sei sempre stato una macchina da lavoro, puntuale e presente.
Uomo di fede profonda e di grande spiritualità, che ha preso la sua croce e l'ha trascinata fino alla fine.
Non c'era santo di cui non conoscevi vita e virtù, siamo certi che tutti in paradiso ti hanno accolto a gran festa, che San Rocco ti ha lanciato i volantini colorati come hai fatto tu per tanti anni e tu che intoni il canto “O Madonnina dall'azzurro manto”. Devoto alla cappella di San Giusippuzzu e alla cappella di Sant'Antonio, umile servitore di Cristo.
Il tuo profondo affetto e la tua umanità ce l'hai dimostrata sino alla fine... le tue ultime parole sono state “vogliamoci bene”.
Eri l'uomo dall'animo più nobile e puro che noi abbiamo conosciuto, la tua generosità e gentilezza ti rendevano eccezionale.
Da tutti amato e ammirato e noi che abbiamo avuto la fortuna di averti come zio.
Sarà lì pronta la zia Agata ad accoglierti. Salutala per noi.
Ti vogliamo bene. I tuoi nipoti»