Un milione di euro e forse anche più, secondo forti indiscrezioni, è la grossa cifra che balla intorno all’organizzazione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco degli alleati.
Per cui, con il rischio serissimo del default comunale, le pesanti limitazioni già in atto suggerite dalla Corte dei Conti, pensare di impegnare somme del genere, prelevandole dalle compensazioni Eni o altri fondi, solo per l’organizzazione di un evento, rappresenterebbe l’ulteriore, ennesimo, schiaffo alla dignità civile di questa martoriata città.
Non fosse altro perché a mancare, a priori, è lo scopo stesso dell’evento: quali risvolti turistici e promozionali dell’immagine di un territorio è possibile immaginare innanzi alle “indecorose condizioni urbane” in cui si presenterebbe la città agli occhi dei visitatori? Ecco allora il solito sospetto: ma non è che poi, alla fine della fiera, l’evento ed i soldoni “sprecati” solo per l’organizzazione dell’evento, servirebbero solo per soddisfare prebende e logiche clientelari alle porte delle amministrative 2024?
A centrare il tema, nel civico consesso, è stata la mozione firmata dal gruppo consiliare di “Fratelli d’Italia”, così come illustrata dal consigliere Scerra ed integrata dal collega Grisanti.
I consiglieri del partito della premier Meloni, in buona sostanza, hanno impegnato l’amministrazione ad instaurare un tavolo permanente con la commissione consiliare competente o con una delegazione di rappresentanti del civico consesso, ai fini di consentire una pianificazione trasparente e condivisa con il consiglio comunale, approfittandone per “interrogare” l’amministrazione sull’entità della cifra che si ritiene di impegnare e quali fonti di prelievo sono stati eventualmente individuati, presentandola come un’occasione per dimostrare la volontà dell’amministrazione di dare seguito alla solenne promessa di un maggior coinvolgimento del consiglio comunale, fatta dal sindaco nella seduta precedente.
«Come amministrazione intendiamo coinvolgere pienamente il coniglio comunale – ha risposto il sindaco di Gela, Lucio Greco – ritenendolo un evento importante per la città e consapevoli di ciò siamo aperti a qualunque contributo, suggerimento, dovesse provenire dal civico consesso, attraverso le proposte dei singoli consiglieri o delle varie commissioni che l’assessore Incardona ha già informato e continuerà a farlo.
Siamo ancora nella fase in cui siamo disposti a raccogliere tutte le iniziative che possono essere messe utilmente in campo, per cui ancora è tutto “in fieri”, non ci sono impegni già presi, anche se col passare dei giorni ci avviciniamo – ha concluso – a quella che consideriamo una data storica per la città, per cui a parte qualche incomprensione, non c’è motivo di non coinvolgere, su questo come sui correttivi, il consiglio comunale». Sulla reale entità delle somme e sulla loro provenienza, però, il primo cittadino ha evitato persino un cenno.
Ad accogliere favorevolmente la mozione è stato ovviamente il capogruppo leghista Emanuele Alabiso, visto che già un anno fa ne aveva presentato una mozione con cui impegnava l’amministrazione ad attivarsi in anticipo per organizzare un tale evento, suggerendo l’invito da rivolgere alle più alte cariche dello Stato, a partire dal Presidente della Repubblica, nella convinzione – tutt’altro che errata – che la presenza di autorità comporta l’interesse dei media e quindi pubblicità utile a fini promozionali.
Alabiso ha rivelato che in commissione hanno già ricevuto in audizione il comitato tecnico che ha un po’ spiegato cosa intende fare. Il consigliere salviniano ha suggerito che «la parte del leone» la deve fare la “tre giorni” che va dal 9 all’11 luglio, così da ripeterla ogni anno. Il sindaco ha ammesso di essersi attivato «mesi addietro» per contattare il Viminale e «copiosa corrispondenza» lo testimonia.
Prima però che l’assessore al ramo, Totò Incardona, prendesse la parola, è stata chiesta la conta dei presenti: in tutto 12 e quindi la mancanza del numero legale ha impedito di fatto all’assessore di intervenire ed all’aula di votare. A conferma che il tema si prospetta per molti consiglieri alquanto controverso, così da preferire il non esprimersi, almeno per il momento.