Per proteggere le imprese e le famiglie europee dai rincari del gas, la Commissione ha proposto un pacchetto di misure, l’ultima delle quali è un vero e proprio meccanismo, temporaneo e ad hoc, di correzione del mercato, che si attiva cioè automaticamente sui mercati in caso di aumenti eccessivi dei prezzi del gas.
Invero, da oltre un anno oramai la Commissione europea è fortemente impegnata su questo fronte e, nonostante il consistente calo delle forniture dalla Russia (dal 45% si è passati al 14%) dopo l’invasione dell’Ucraina, l'Unione europea è riuscita a compensare tale carenza, attraverso politiche di riduzione della domanda e di approvvigionamento alternativo e diversificato, proprio per contrarre sempre più la dipendenza dal regime moscovita.
In tale contesto, una delegazione con a capo la direttrice generale dell’energia (Ener) della Commissione europea, Ditte Juul-Joergensen (nella foto) è in giro nei vari paesi membri per conoscere ad occhio nudo e fare il punto della situazione, visitando diversi siti e realtà produttive. Fra questi, anche l’ex petrolchimico di contrada “Piana del Signore” a Gela, che ospita la bioraffineria ed ha iniziato i lavori per il trattamento del gas estratto dai giacimenti Argo e Cassiopea.
«Sono rimasta impressionata – ha detto Juul Jørgensen – perché qui a Gela abbiamo potuto constatare come la trasformazione ecologica possa procedere in linea con gli obiettivi globali che ci siamo dati in materia ambientale e climatica, ma anche con obiettivi economici, sociali ed occupazionali di carattere più locale. In tal senso questo stabilimento è un esempio molto interessante, oltre a rappresentare un contributo altrettanto importante all’indipendenza e la resilienza energetica. In questi giorni stiamo appurando, altresì, che i flussi dell’energia in Europa, non vanno più da est verso ovest, ma salgono verticalmente – ha concluso – da sud verso nord: il che spiega gli investimenti in realtà produttive e geograficamente strategiche come Gela».
A fare da “Cicerone” ci ha pensato il Direttore generale di “Energy Evolution”, in Eni, Giuseppe Ricci, che questo sito lo conosce benissimo. Il manager del cane a sei zampe ha ricordato alla direttrice Juul-Joergensen, danese, laureata in legge e poliglotta (parla inglese, francese, tedesco, spagnolo e svedese, oltre alla lingua madre danese), che Gela poteva essere sacrificata sull’altare della transizione ecologica ed abbandonata al suo destino nel 2014.
Eni ha invece pensato di farne un bandiera nella svolta e nella trasformazione energetica, con la bioraffineria che grazie alla tecnologia ecofining trasforma sottoprodotti di scarto, oli vegetali e fritti, nonché grassi animali, cioè cariche non convenzionali, in biocarburanti, anche di alta qualità. E nel 2024 produrrà anche biojet. Azzerato l’utilizzo di olio da palma. La bioraffineria di Gela processa pertanto cariche che altrimenti andrebbero a smaltimento, come veri e propri rifiuti, con aggravio dei costi per la comunità e conseguenze negative sul pano dell’impatto ambientale, valorizzandole al contrario come biocarburante da destinare alla mobilità.
Insomma, nella sfida lanciata da Eni nella transizione energetica nell’ottica di un’economia di tipo circolare, Ricci ha scelto per la Commissione europea il sito di Gela, «dove, nel terzo millennio, tra bonifiche, riconversione della raffinazione convenzionale in green refinery, impianti pilota con tecnologie innovative ed impianti in costruzione come quello pensato per argo e cassiopea, stiamo investendo – ha affermato – oltre 4 miliardi di euro».
Gela paradigma industriale di come ci si può reinventare sul piano produttivo e proiettarsi al futuro, magari convincendo l’Unione europea a ravvedersi sui carburanti e considerare l’ipotesi di biocarburanti, gnl e biojet per una mobilità sostenibile, stradale, ferroviaria, marittima ed area, complementare all’elettrico: «grazie a questa visita – ha continuato Ricci – vogliamo rappresentare visivamente alla Commissione dell’Unione europea la difficoltà di una vera trasformazione industriale.
Che in questo caso non ha significato fermare tutto ed andarsene, ma bonificare e ripartire mettendo a braccetto sostenibilità ambientale e sostenibilità socio-economica, fino a fare di questo sito un’eccellenza nella transizione. Con il sito di Gela abbiamo voluto ribadire la funzione ancora viva e concreta dei biocarburanti, nell’auspicio di un cambiamento di rotta in seno alla Commissione che ha deciso di bandire il motore a combustione interna, benché alimentato da biocarburanti».