Padre Giovanni Salerno (nella foto durante una delle sue celebrazionialla Casa Francescana, a Manfria), sacerdote e medico, è stato uno di quei gelesi che ha saputo distinguersi nel mondo per la sua instancabile opera missionaria.
Non a caso nel 2021 era stato insignito dall'ambasciatore italiano in Perù del titolo di Cavaliere ufficiale; onoreficenza conferitagli dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quando nel 2011, a padre Giovanni Salerno venne conferito il Premio “Don Franco Cavallo”, egli chiese che i 2 assegni di 500 Euro destinati alla sua missione andassero direttamente alle suore, che portò il giorno della premiazione, e con le quali aveva pure a lungo pregato in cappella, in quello che fu un grande momento di spiritualità culminato con un'ora di Adorazione eucaristica.
In verità, per diverse stagioni padre Giovanni Salerno, fondatore nell'82 della Congregazione dei Missionari “Servi dei Poveri del Terzo Mondo”, quando tornava dal Perù per trascorrere il periodo estivo nella sua Gela, la mattina spesso andava Manfria per celebrare la santa messa alla Casa Francescana S. Antonio di Padova. Egli era innamorato della cappella dedicata all'Immacolata.
E un 'estate nei giorni che precedevano il suo rientro nella Casa madre dell' “Opus Christi Salvatoris Mundi” a Cuzco, per 2 giorni consecutivi chiese al sacerdote che lo accompagnava di scattare delle foto alla bella statua della Vergine che troneggia sull'altare. Io pensai che padre Salerno volesse portare con sé un ricordo del simulacro e che questo quindi era il motivo di quelle foto.
Ciò che però mi sorprendeva era il fatto che il giovane presbitero scattasse a ripetizione un gran numero di fotografie, davvero tante, cogliendo ogni particolare, ogni dettaglio della statua. Compresi il perché di quella “operazione” solo qualche mese dopo, quando padre Salerno mi scrisse dicendomi, che i suoi piccoli artisti di Cuzco stavano realizzando una statua lignea dell'Immacolata.
Una copia perfetta, alta 70 centimetri, che ci pervenne circa un anno dopo per mano di un sacerdote che, dopo essere stato in Francia, giunse infine sino a Manfria per questa sua delicata missione...consegnarci quel piccolo capolavoro, con l'indicazione data da padre Salerno: quella madonnina una volta al mese doveva essere esposta in cappella e occorreva pregarla per le Missioni e la Pace del Mondo.
Ma nel ricordare padre Salerno ho comunque un grande rimpianto. Infatti, un giorno mi pervenne una lettera attraverso la quale il religioso mi invitava in Perù a visitare la sua missione per realizzare un documentario. Mi avrebbe spesato di tutto. Ma io, pur felice di quella attenzione nei miei riguardi, risposi con garbo che non avrei potuto assumere quell'impegno.
Non andai. Forse perché quello non era il momento giusto avendo già altri impegni in corso, o forse perché non seppi osare abbastanza. Peccato, perdetti allora una importante opportunità di crescita, ma conservo ancora caramente quella bella epistola a firma di padre Giovanni, ora custodita come una reliquia.