Con questo numero, il Corriere registra il 39° anno di presenza in edicola.
Con tutti i suoi difetti (nessuno è perfetto) il giornale ha resistito alle sfide del tempo, che specie negli ultimi anni, con la crisi dell’editoria, ed in particolare della carta stampata, hanno messo in discussione la sua stessa sopravvivenza.
E’ dura, ma contiamo di poter continuare, non so dire ancora per quanto tempo. Almeno per quanto riguarda l’edizione cartacea, quella che settimanalmente raggiunge le edicole della città e del Comprensorio. Nell’ipotesi peggiore, concentreremo le nostre residue energie sull’edizione digitale, potenziando e diversificando l’informazione in un ambito che non ha confini.
Il brand “Corriere di Gela” ha ancora un suo valore, e non è solo una percezione, talché intendiamo sfruttarlo utilizzando il nostro sito web, dove il nostro giornale, nella sua edizione online, per primo (vent’anni fa) era sbarcato.
Ringraziamo chi ci segue e chi ha scelto di collaborarci in tutti questi anni. A tutti assicuriamo che, finché ci saremo, manterremo dritta la barra dell’indipendenza e della imparzialità, vera cifra di questo giornale, in una Gela che fa un passo avanti e due indietro, complice una classe politica inadeguata e con la vista corta.
Appena quattro anni fa pensavamo che la politica gelese avesse toccato il fondo, che il Consiglio comunale uscente si sarebbe fatto ricordare a lungo per inefficienza e demeriti e che al sindaco predecessore dell’attuale mai ne sarebbe succeduto un altro peggiore.
Chi amministra, a qualsiasi titolo, non è degno di tale ruolo e chi ancora corteggia il guidatore – negando per esempio la firma alla proposta di sfiducia – lo fa evidentemente per tornaconto personale, salvo qualcuno.
Non si spiegherebbero altrimenti i continui cambi di casacca, passaggi da una cordata ad un’altra con una disinvoltura che neanche le facce di bronzo più spudorate potrebbero ostentare.
Alla ripresa delle pubblicazioni dopo la sosta natalizia, abbiamo trovato una situazione peggiore, più confusionaria e priva di certezze di come l’avevamo lasciata prima delle feste: casse vuote, debiti, assenza di progettualità, strade sporche e ridotte ad un colabrodo, politica litigiosa, territorio senza controllo.
Per fermare questa agonia pare si debbano aspettare ormai le nuove elezioni. Se così sarà, non resta che l’attesa, lunga e inesorabile, come quella del tenente Drogo di buzzatiana memoria nella fortezza Bastiani; se invece si può porre rimedio subito, mettendo fine alla vergognosa messa in scena di consiglieri ballerini, dando uno scossone ad una politica in stato comatoso, si utilizzino gli strumenti che la legge elettorale offre.