L'associazione italiana di ingegneria chimica (Aidic) di cui è presidente un certo Giuseppe Ricci, già ai vertici apicali di Rage (Raffineria di Gela) ed attuale Direttore generale Energy evolution di Eni, oltre che presidente di Confindustria energia, ha avviato insieme al dipartimento di ingegneria dell'università di Palermo, una serie di incontri sulle tematiche discusse nel convegno tenutosi sempre nel capoluogo di regione, il 7 marzo di quest’anno, su come far uscire l’isola dalla crisi nella gestione dei rifiuti.
In quell'occasione, fra le soluzioni e le ipotesi, fu prospettata anche quella della tecnologia “Waste to chemicals” attraverso la relazione sull'analisi comparativa tra questa tecnologia di gasificazione dei rifiuti e gli impianti convenzionali, a cura dell’ing. Giacomo Rispoli, ex presidente di Rage ed attuale amministratore delegato di MyRechemical, società partecipata di Nextchem.
E proprio su questa tecnologia, attraverso la variante “Waste to Methanol” ipotizzata per l'impianto di Gela proposto da MyRechemical nella procedura per la manifestazione di interesse promossa dalla Regione siciliana, si è incentrato il primo di questi incontri tematici, lo scorso 23 novembre, presso il Dipartimento di ingegneria (edificio 7, viale delle Scienze) dell'università di Palermo.
Un incontro tecnico-scientifico organizzato dall'Aidic e patrocinato dall'Ordine degli Ingegneri. A fare gli onori di casa e fungere da moderatrice ci ha pensato la prof.ssa Francesca Sgargiali (Università di Palermo), mentre ad aprire i lavori ed inaugurare gli interventi è stato il prof. Giuseppe Caputo (Università di Palermo) che ha focalizzato l'attenzione sul ruolo della gasificazione nel trattamento dei rifiuti.
Lo schema Waste to chemical nel management dei rifiuti è stato invece spiegato da Gaetano Iaquanello (Aidic), mentre l'analisi dei benefici della tecnologia Waste to Methanol è stata condotta da Alessia Borgogna (MyRechemical).
Ribadito il concetto di un nuovo metodo a basse emissioni per recuperare i rifiuti non riciclabili meccanicamente, per la loro conversione chimica in gas da utilizzare in diversi processi industriali o come carburante a basse emissioni e per la produzione di granulato inerte residuale per l'edilizia, spiegando come tramite questa innovativa tecnologia si può dare nuova vita a rifiuti che altrimenti sarebbero destinati alla discarica o all’incenerimento.
La tesi sostenuta nell’incontro, ma da noi già nota, è quella di «una tecnologia che sposa gli obiettivi della transizione energetica, recuperando rifiuti non riciclabili, trasformandoli in nuove risorse, con una significativa riduzione di emissioni rispetto alle tecnologie tradizionali.
La Sicilia, parallelamente ad un miglioramento della raccolta differenziata, necessita di una struttura impiantistica che possa recepire gli stessi scarti della differenziata e i rifiuti non riciclabili meccanicamente. L’unione tra una raccolta differenziata efficiente e un’adeguata disponibilità impiantistica permetterebbe di uscire in via definitiva da una situazione di gestione dei rifiuti ritenuta già in fase emergenziale».
Per questa via, secondo quanto si legge nel sito istituzionale Nextchem, «la sinergia tra due diversi settori come quello della gestione e dello smaltimento dei rifiuti e quello dell'industria chimica, si traduce in una tecnologia molto promettente che ben si adatta ai principi dell'economia circolare e che consente di ottenere una forte riduzione complessiva dell'impatto ambientale, rispetto all'approccio tradizionale autonomo dell'incenerimento dei rifiuti e della sintesi convenzionale di sostanze chimiche da materie prime fossili.
In quest’ottica, i rifiuti solidi urbani (Rsu), i combustibili solidi secondari (Css) e i rifiuti plastici non riciclabili, possono essere considerati una sorta di nuovo idrocarburo sostenibile, che permette di costruire una nuova chimica che da una seconda vita al carbonio e all'idrogeno contenuti in questi scarti.
Attraverso una tecnologia di conversione ad alte temperature, effettuata in ambiente ad ossigeno puro, il syngas ottenuto può essere utilizzato per la produzione di carburante sostenibile per la mobilità urbana, ma anche per il trasporto pesante e persino per l'aviazione.
Il metanolo circolare, l’etanolo circolare ed il jet fuel, derivati dai rifiuti, inoltre possono favorire la decarbonizzazione dei trasporti, responsabili in Europa di oltre un terzo delle emissioni totali. L'idrogeno proveniente dai rifiuti, infine, può aprire la strada alla mobilità a idrogeno, in attesa che l'elettrolisi alimentata da energie rinnovabili sia in grado di produrre idrogeno a un prezzo competitivo rispetto alle fonti fossili».