Figlia di Giorgio Donegani e Melina Gerotti, sorella di Miguel Donegani, tutti docenti di educazione fisica e politici di lungo corso nella sinistra storica locale, attraversata passando dal Pci al Pd, lungo le tappe intermedie del Pds e dei Ds, senza mai rinunciare al proprio “credo” politico, Ivana Donegani (nella foto) ha preferito percorrere altre strade, gratificandosi alla fine in ambito commerciale, dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza successiva all’ottenimento della maturità classica, presso il liceo “Eschilo” di Gela.
Oggi è una donna di successo nel suo campo, mamma e moglie che crede ancora in certi valori, in primis la famiglia, per l’appunto, cui è molto attaccata. Apparentemente mite, ma fortemente determinata e con una decisa personalità, in lei umiltà e semplicità appaiono ricchezze, affiancate da una bellezza solare che continua a conservare negli anni.
– Chi era l'Ivana che man mano cresceva in questa città, cosa le piaceva e cosa sognava di fare da grande?
«Ero una bambina pronta a sorridere alla vita e con questa predisposizione sono cresciuta ed anche oggi fondamentalmente è così che mi rivedo. Da piccola sognavo di fare la maestra, professione che continuo a considerare tra le più nobili, seppure abbia poi deciso di fare altro nella vita. Reputo la scuola un’istituzione determinante nella formazione delle personalità di ciascuno e sono convinta che le maestre, in particolare, possono arrivare a decidere il bello ed il cattivo di tempo delle future generazioni».
– Sport e Politica sono stati i due caposaldi della sua famiglia, come dimostrano inequivocabilmente le storie dei suoi genitori e del primogenito, sbagliamo nell'asserire che lei è parsa negli anni attratta dal fascino dello sport piuttosto che della politica?
«Non sbaglia affatto. Sono stata e sono tuttora una grande appassionata di sport. Ho provato a trasferire questa mia passione anche ai miei figli, ai quali ho spiegato l’importanza dello sport, soprattutto quello di squadra. Ne pratico un po’ quando posso e sono una forte sostenitrice dell’antico brocardo “Mens sana in corpore sano”. Quanto alla politica confermo che non ne sono appassionata ed anzi non nascondo che ho imparato a non apprezzarla perché ha rubato tanto tempo alla mia adolescenza nel periodo in cui mio padre e mia madre svolgevano ruoli politici in città e provincia».
– Il campo giuridico sembrava essere il suo destino professionale ed invece la folgorazione per il commercio: cosa è accaduto ad un certo punto della sua vita?
«Folgorazione forse non è il termine più corretto. Di certo posso dire che non appena ho iniziato a fare pratica forense ho immediatamente capito che non era il mio campo. Subito dopo ho acquistato un ramo d’azienda Benetton e da lì ho realizzato che mi trovavo molto più a mio agio in quel mondo dove ho deciso di investire il mio futuro professionale anche con altri marchi, acquisendo man mano ulteriore consapevolezza e padronanza del mestiere».
– Cosa è stato il covid per il commerciante che già opera in una realtà ancora difficile, per tanti aspetti, come Gela?
«La pandemia ha rappresentato un periodo drammatico per tutti, compreso il commercio, specie al dettaglio. A Gela come altrove diversi sono stati costretti a reinventarsi ed esplorare forme alternative nella vendita, per sopravvivere. Per altri, già penalizzati da tante criticità, è stato un vero colpo di grazia ed ha significato abbassare le saracinesche. Per indole non cado nella tentazione di esaltare i primi così come di biasimare i secondi».
– Un marito conosciuto ed impegnato anche oltre la professione di avvocato, quattro figli di cui uno già all'università, un'attività lavorativa a sua volta impegnativa: cosa rappresenta per lei dividersi in tutti questi ruoli?
«Sono indubbiamente grandi sacrifici. Non ho mai inteso rinunziare al mio ruolo di madre di quattro figli e moglie di un marito altrettanto impegnato. Spero di continuare a coniugare e contemperare le esigenze che mi impongo i mei diversi ruoli, anteponendo comunque su tutti gli altri quello più importante che rimane quello di madre. La famiglia è un valore irrinunciabile».
– Come vede più in generale la politica attuale ed, in particolare, la sinistra ed il Pd?
«Pur ribadendo di non essere appassionata di politica, so comunque riconoscere che la sinistra di oggi non è certo la sinistra ideologica in cui si rivedevano i miei genitori. Per quel po’ che seguo poco la politica nazionale, mi piace sicuramente di più questo Pd a trazione Letta che quello a guida Zingaretti. Forse perché lo trovo un po’ più affrancato dai “cinque stelle”, movimento nei riguardi del quale nutro il dovuto rispetto ma non altrettanta simpatia».
– I commercianti vanno aiutati e non penalizzati: cosa fare per la prima opzione e cosa non fare per evitare la seconda?
«Ritengo che i commercianti vadano aiutati più con misure dettate dal governo centrale che da quello locale. Mi riferisco più precisamente agli sgravi fiscali sugli investimenti e su chi reinveste, affiancati dalla riduzione del cuneo fiscale. Queste sono indubbiamente tra le misure più adeguate ed importanti. A livello locale favorirei la detassazione di tutti i tributi locali per tutte le attività che insistono nel centro storico, il quale ultimo andrebbe rilanciato con un serio piano di riqualificazione urbana».
– Conosce l'assessore alle pari opportunità e come valuta l'operato fino ad oggi dell'amministrazione attuale?
«Conosco l’assessore Nadia Gnoffo, che personalmente apprezzo e che ritengo animata da buoni propositi. Penso sia difficile parlare ancora di consuntivo e di bilanci per quanto concerne l’amministrazione Greco. Vedo un sindaco che sta provando a dare il massimo. Ad oggi, sono molte le iniziative in cantiere, ma credo che ancora siano più le cose da realizzare che quelle realizzate. D’altra parte, in tre anni è anche vero che non si possono fare miracoli».
– Quando vedremo Ivana o Emanuele scendere attivamente in politica?
«Nella vita non si può mai dire ma per Ivana è altamente improbabile che accada. Quanto a mio marito Emanuele, meglio chiederlo a lui, magari in mia assenza».