C'è grande fermento in città sulla sanità ed in particolare sulle peripezie che stanno caratterizzando il presidio ospedaliero cittadino.
La popolazione ha risposto positivamente all'invito del comitato “Sos Vittorio Emanuele III”. Il gazebo allestito nei pressi dell'entrata dell'ospedale ha visto quasi 3500 gelesi recarvisi appositamente e sottoscrivere l'esposto dopo avere avuto la possibilità di consultarlo sul tavolo, a disposizione di quanti fossero interessati al suo contenuto.
Il risultato diventa eccezionale se consideriamo che non c'è stata mobilitazione indotta, neanche ai minimi termini. Non c'è stata affatto. I gelesi si sono auto-mobilitati, recandosi spontaneamente all'unica postazione di raccolta delle firme, muovendosi da ogni quartiere.
Nella mattinata di giovedì, come promesso, Luciana Carfì e Filippo Franzone, nella veste di coordinatori del comitato organizzatore, hanno mantenuto l’impegno di portare l’esposto in Procura presso il tribunale di Gela, «corredato – si legge nel comunicato stampa che pubblichiamo in un’altra pagina – da 340 fogli per un totale di 2 kg di sottoscrizioni». La palla ora passa alla Procura.
Non sono mancate le polemiche e le accuse tra forze politiche a dimostrazione che, quando stiamo per entrare in piena campagna elettorale per le regionali, se c’è un terreno che assomiglia molto ad un campo minato, se non a sabbie mobili, è proprio quello della sanità. Se vale per tutti i sindaci, a maggior ragione vale per un sindaco che stringe un accordo elettorale sulla sanità, con tanto di assessorato blindato, con un deputato regionale uscente e coordinatore provinciale di un partito di maggioranza alla regione.
Togliendosi dalla mischia e guardando con lucidità la situazione, non si può non riconoscere all’iniziativa del comitato di essere stata quantomeno tempestiva. Dalle colonne di questo giornale avevamo anticipato che l’assessore Razza aveva a disposizione quasi 800 milioni di euro da spendere sulla sanità regionale attraverso il “Pnrr” che prevede, all’interno della “Missione 6”, un potenziamento, attraverso anche un nuova articolazione territoriale, dell’offerta sanitario ospedaliera, grazie all’istituzione delle Case di comunità (Cdc), i Centri operativi territoriali (Cot) e gli ospedali di comunità (Odc). E’ normale che ci sarà uno “standard” nazionale nelle linee guida, ma altrettanto inevitabili e rilevanti saranno le contestualizzazioni regionali.
Le regioni, dialogando con Agenas, in una prima fase sono chiamate attraverso gli assessorati competenti, a presentare una bozza che diventerà definitiva entro il 28 febbraio. L’assessore Razza ha già stilato questa bozza, ovviamente confrontandosi con i management delle Asp, a loro volta espressione – non va mai dimenticato - della maggioranza di governo. Nella parte della bozza relativa agli investimenti da destinare all’interno dell’Asp nissena, è trapelata una prima tabella in cui tra le destinazioni di immobili relative alle Cdc, alle Cot ed gli Odc, il comune più grosso del Libero consorzio, cioè Gela, non era presente.
Laddove cioè erano presenti le Cdc da destinare ai poliambulatori di Butera, Caltanissetta, Mazzarino, Mussomeli, Riesi, San Cataldo, Sommatino e l’edifico “B” dell’ospedale di Niscemi, Gela non c’era. Laddove erano presenti le Cot da destinare ai poliambulatori di Caltanissetta, Mussomeli e San Cataldo, non solo Gela ma nessun poliambulatorio del sud dell’ex provincia nissena era presente. Eppure il modello organizzativo delle Cot (centrale operativa territoriale) ne prevede solo 1 ogni 100 mila abitanti o comunque a valenza distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore. Ed allora come fanno ad essere tre in un solo distretto socio-sanitario e nessuna nell’altro distretto socio-sanitario?
Coincidenza poi vuole che dopo il fermento causato dall’iniziativa del comitato con tanto di esposto alla Procura, è spuntata una seconda tabella con due nuove voci e che riguardano guarda caso Gela, inserita tre le Cdc e le Cot, però non in elenco alfabetico come tutte le altre, ma in coda. Si tratta evidentemente di due aggiunte, peraltro all’ultimo momento ed in tutta fretta, tanto che nella colonna relativa alle denominazioni, relativamente a Gela spunta tra parentesi “Ubicazione da definire”.
E mentre qualcuno si beve o vorrebbe fare bere ai cittadini gelesi la favola del grande complesso ospedaliero a ponte olivo o chissà dove nella piana di Gela, mentre il deputato si batte per il policlinico universitario a Caltanissetta, perché “Dea” di secondo livello, anche nella seconda tabella i nuovi Odc (ospedali di comunità) sono destinati al “Padiglione C” di San Cataldo e all’ospedale di Mazzarino. Sveglia!!!