Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha emanato un avviso pubblico al fine di dare attuazione all’investimento pari a 500 milioni previsto nell’ambito della “Missione 2” (Rivoluzione verde e transizione ecologica) del Pnrr.
Si tratta di individuare le Regioni e le Province autonome interessate ad avviare, nei propri territori, una procedura di selezione finalizzata al finanziamento di progetti di investimento che prevedano la riconversione di aree industriali dismesse per la creazione di centri di produzione e distribuzione di idrogeno verde, prodotto utilizzando unicamente fonti di energia rinnovabili. Le manifestazioni di interesse devono essere presentate entro l’11 febbraio secondo il modello allegato all’avviso, scaricabile dal sito del Mite.
I 500 milioni verranno ripartiti tra coloro che avranno manifestato interesse secondo le modalità e le tempistiche specificate. Ma una quota, non inferiore al 50% della dotazione finanziaria prevista (cioè non inferiore a 250 milioni di euro), è riservata alle Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) che avranno manifestato l'interesse. L’intento è di creare 10 “hydrogen valleys”, cioè aree industriali con economia in parte basata su idrogeno, per promuovere a livello locale la produzione e l’uso di H2 nell’industria e nei trasporti.
E la Sicilia cosa fa? Lo chiedono i segretari generali di Uil e Uiltec Sicilia, Luisella Lionti e Giuseppe Di Natale: «l’avviso pubblico del Ministero per la Transizione ecologica – si legge in un post su facebook nella pagina social della Uil Sicilia e area vasta PA-SR-RG-GE - rappresenta un’opportunità unica e imperdibile in un territorio che ha tutte le caratteristiche per ospitare un grande hub per la produzione e la distribuzione dell’idrogeno verde. Ma bisogna fare in fretta. Chiediamo alla Regione che si faccia subito promotrice di un confronto con aziende e territori perché questa non diventi l’ennesima occasione negata ai siciliani, alla nostra voglia di sviluppo».
Il sindacato in questione non lo dice ma è chiaro che le uniche aziende con cui la Regione siciliana potrebbe interloquire, per non dire affidarsi, sono quelle insediate nel triangolo industriale Gela-Siracusa-Milazzo, con Eni in testa. A Gela con la riconversione green non mancano le aree dismesse ed Eni rimane il maggior produttore e utilizzatore di idrogeno, di cui appunto si serve nelle sue raffinerie.
Ma si tratta di idrogeno “grigio”, prodotto dal metano, con 9 kg di Co2 rilasciato per ogni kg ottenuto, mentre con l’idrogeno “verde” ogni emissione viene azzerata. Nello stabilimento c’è un impianto elettrolizzatore pilota, frutto dell’accordo tra Eni ed Enel. Il cane a sei zampe potrebbe essere fortemente interessato a collaborare con la Regione siciliana, mettendole a disposizione tutto il suo, collaudatissimo, “expertisement”, nella progettistica e nella ingegneria, oltre le aree.
«Ho partecipato mesi fa – ci risponde il segretario Uil Gela, Maurizio Castania – ad una “call” sulle “hydrogen valleys” in cui ha voluto partecipare anche il sindaco Lucio Greco e dove oltre la Regione ed altri enti territoriali erano presenti esponenti del mondo industriale come Eni e Confindustria. Per non perdere più occasioni di questo tipo – prosegue - non basta solo presenziare, ma Regione e territori interessati devono essere conseguenziali con progetti esecutivi, senza i quali si rimane confinati alla mera ed inconcludente propaganda».
Gela si è candidata per volontà dell’amministrazione in carica a diventare sede nazionale del centro di ricerca per l’idrogeno verde. Ma da allora non si è saputo più nulla. Si rimane in attesa delle scelte ministeriali ed il vicesindaco, nonché assessore allo sviluppo economico, Terenziano Di Stefano, non si sbottona più di tanto, limitandosi solo ad una piccola concessione confidenziale, secondo cui «voci di corridoio ci dicono che la nostra candidatura è in buona posizione».