L’amore per la scienza e la medicina, la determinazione nell’approfondire gli studi e il desiderio di specializzarsi in una patologia molto diffusa e complessa come quella oncologica.
Questi sono gli aspetti che più si evidenziano nella giovane dottoressa gelese Marina Beretti (nella foto) che, dopo anni dedicati al suo percorso formativo all’estero e alla ricerca, coglie i frutti del suo impegno e della sua abnegazione. Dopo aver frequentato la scuola di medicina della Johns Hopkins University di Baltimora per la specializzazione in Ematologia e Oncologia Medica, nel 2021, Marina ne è diventata professore associato di Oncologia.
Si tratta di una struttura importante a livello mondiale in campo oncologico che saprà offrire alla giovane studiosa occasioni di crescita professionale di spessore in un settore che sempre più necessita di professionisti preparati e sempre pronti alla sperimentazione.
I suoi studi sono stati rivolti in particolare alla ricerca traslazionale e una crescente esperienza nella cura dei pazienti con cancro gastrointestinale e ha collaborato allo sviluppo di un programma di ricerca sul cancro epatobiliare presso la Johns Hopkins con la sua particolare attenzione allo studio dell'impatto delle terapie epigenetiche come sensibilizzatori immunitari.
Si è laureata nel 2012 con il massimo dei voti alla facoltà di Medicina e Chirurgia all'Università di Pisa, proseguendo poi la sua formazione in Medicina Interna e Oncologia presso l'Università degli Studi di Milano.
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, come lo “Young Investigator Award” nel 2018, dall'American Society of Clinical Oncology di Chicago per il suo studio avviato presso il Johns Hopkins Hospital sull’efficacia dell’utilizzo in combinazione di due farmaci epigenetici in particolare sui tumori del pancreas sui quali utilizzare l’immunoterapia e quello nel 2020, premiata per i programmi specializzati di eccellenza nella ricerca all’Anderson Cancer Center per il cancro al pancreas.
Fa parte inoltre della Società americana di oncologia clinica, e di quella per la ricerca sul cancro e della Società Europea di Oncologia Medica.
Una concittadina di cui essere fieri, così come lo è il padre, il dott. Carmelo Baretti, che è stato primario del reparto di malattie infettive all’ospedale Vittorio Emanuele e alla quale auguriamo traguardi sempre più importanti nell’ambito delle nuove metodiche che si stanno sperimentando nella cura dei tumori.