E’ passato circa un mese dal malessere che lo ha costretto ad un intervento chirurgico d’urgenza ed un paio di giorni in rianimazione al “Garibaldi” di Catania, dove era stato trasferito dopo il primo momentaneo ricovero per esami ed accertamenti al “Vittorio Emanuele III” di Gela.
Il segretario provincialee componente della segreteria regionale della Cgil, Ignazio Giudice, (nella foto, 45 anni lo compiuti lo scorso 16 febbraio, è già tornato in pista, pronto anche a concederci questa intervista, con il sorriso e la consapevolezza di chi rinnova il proprio impegno forte di una nuova lezione che gli ha ricordato quanto la vita sia un bene temporale inestimabile, che dobbiamo tornare ad apprezzare nella sua interezza, secondo dopo secondo.
– La prima domanda è d’obbligo: come sta?
«Bene, molto bene, il terrore e la tensione non sono definitivamente archiviate ma sono già abbondantemente alle spalle. Ovviamente, è stata l’esperienza più forte della mia esistenza e vorrei che quello di credere nella prevenzione diagnostica non sia solo una speranza teorica, ma praticabile da migliaia di siciliani. Ad iniziare da una semplice Tac che dura sette minuti e ti salva la vita. Io sono arrivato a quarantacinque anni senza sottopormi ad una Tac in nessuna parte del mio corpo, un profondo errore».
– Sulla sanità, qual è il suo pensiero, alla luce anche di tale esperienza?
«Oggi avverto la necessità morale e umana di dire a chi legge che la sanità regionale deve dare la possibilità ai siciliani, di ogni età, di fare prevenzione senza aspettare mesi, perché i cittadini che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà esistono e di certo non possono essere condannati a morte per il costo dell’esame e per le infinite liste d’attesa. Insomma, ciò che la Cgil denuncia da anni e continuerà a farlo, forte dell’amore per la vita dei siciliani che, in Sicilia e non altrove, esattamente come nel mio caso, possono essere salvati da mani d’oro come quelle del prof. Nicoletti, del dott. Furnari e tanti e tanti che da Gela a Catania hanno dimostrato profonda umanità oltre che grande professionalità».
– La salute pubblica passa anche dal rispetto dell’ambiente e l’annosa questione dei rifiuti.
«Da anni a Gela, ma non solo, basta fare un giro per la città per rendersi conto che ogni angolo offre alla vista un senso di sporco e sudicio e all’olfatto una terribile puzza, fattori di degrado ai quali la politica ha condannato i cittadini. A quest’ultimi, per giunta, è stata progressivamente aumentata la tassazione locale come se fosse normale, laddove personalmente lo trovo semmai assurdo. La questione è risolvibile, come sempre è indispensabile la volontà politica e l’autorevolezza, virtù sempre più rara dentro le istituzioni democratiche a tutti i livelli dato che la politica o presunta tale usa le energie per scrivere solo comunicati stampa di continue ed infinite polemiche: anche questo è molto anomalo oltre che ridicolo. Ad esempio, la Cgil e la Fp Cgil erano contrari alla scelta dell’agenzia interinale, ma la Srr impianti ha proceduto come se fosse normale. Non trovano tempo per strutturare un appalto pubblico? Noi la pensiamo diversamente e lo abbiamo ribadito sia durante le riunioni che pubblicamente ed anche in questa ennesima occasione i partiti sono rimasto sordi e muti, ossequiosi alla regola del “mai esporsi”, perché si potrebbe perdere qualche voto».
– Altro servizio essenziale, altra problematica atavica: l’acqua.
«Il sindacato confederale unitario Cgil/Cisl/Uil era ed è per l’acqua pubblica, “potabile e bevibile”, oltre che a basso costo, ma anche in questo caso la presunta politica ha interesse a far solamente finta di essere in linea con noi e soprattutto con la volontà degli italiani che in modo netto hanno votato a sostegno della proposta referendaria a favore dell’acqua pubblica, il 12 e 13 giugno 2011. E’ vergognoso che dopo 10 anni nessun politico e nessun partito abbia dato seguito all’esito del referendum. Diventa persino una deduzione logica affermare che la politica ed i partiti nel procedere in tal senso arrivano ad offendere in modo chiaro l’intelligenza dei cittadini. E’ evidente che la politica con il privato si trova bene e quindi ne assicura la permanenza. Ne sono oramai convinto, in assenza di prova contraria, assumendomene integralmente la responsabilità. Anzi reitero l’invito ai dirigenti di partito a dimostrare il contrario. Invero, lo attendo da anni, ma come poc’anzi affermato, in questi casi preferiscono far finta di non aver letto o di non aver sentito».
– Quale futuro per Gela? Quali vocazioni andrebbero perseguite e con esse c’è ancora spazio per quella industriale?
«Intanto, bisogna partire dal presente di una città che amo, nonostante le tante contraddizioni che osservo. Vedo, come tante e tanti, una città smarrita, triste, demotivata, sicuramente indignata, ma priva di reazioni, se non lamentarsi al bar o con amici e parenti durante una scampagnata. Per carità, normale ma insufficiente per cambiare le cose. Strade ridotte a trazzere, l’acqua che spesso manca e quando arriva nessuno la usa nemmeno per cucinare, affrontando costi di migliaia di euro l’anno per acquistare casse d’acqua, la sporcizia che caratterizza molte zone della città, eccetera. Lo voglio ribadire, ci saranno i cittadini che non adempiono al dovere della raccolta differenziata, ma l’erba alta non c’entra nulla con la responsabilità dei cittadini, è responsabilità invece della pubblica amministrazione. Prendo atto positivamente che quest’anno ci si è ricordati che l’estate inizia il 21 giugno e le spiagge da giorni sono destinatarie di pulizia, il che seppur normale, sembra una festa, come appare con lo stadio “Presti” rifatto e così via: piccole azioni ordinarie e senza dubbio positive. Certo, l’industria a Gela ancora esiste, perché Eni insiste su Gela: ha smesso di inquinare, realizza bonifiche, punta alla decarbonizzazione, con essa l’impianto forsu ed altri impianti, in grado di mantenere l’occupazione attuale del diretto e dell’indotto, rendendo un domani appetibile il sito così da attrarre altre aziende. Io sogno un’industria complementare, quella che non inquina, cioè il turismo e la cultura, ma in questo caso il percorso è palesemente in salita».
– Come valuta l’amministrazione in carica dopo questo primo biennio?
«E’ una amministrazione nata da una alleanza elettorale che non è alleanza politica e questa non è una differenza secondaria per garantire una serena governabilità della città. I partiti legittimamente si impegnano per vincere, alcuni hanno ingannato gli elettori pur di vincere, si sono vestiti da lista civica pur essendo partiti presenti all’Ars, alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, poi alla prima seduta del consiglio comunale dichiarano l’appartenenza al partito, quello stesso che hanno nascosto nello sgabuzzino della sede: a questo punto mi chiedo, e so di non essere il solo, il perché di questa incoerenza che i cittadini non meritano. So di affermare un principio che vale per tutti, me compreso, vale a dire quello secondo cui l’amministrazione potrebbe fare di più, litigando meno. Se la città resta isolata rimane anche fregata e questo rischio va scongiurato sin da subito, con il dialogo che rimane l’unica via per affrontare e risolvere le tante criticità aperte».
– Si scaldano già i motori per le elezioni regionali e lei torna ad essere citato nel toto-candidature. Si tratta sempre e solo di fantapolitica? E se accadesse domani?
«Mi fa piacere essere pensato in tal senso, ma sarebbe più bello essere ascoltato nelle rivendicazioni che con il sindacato pongo da anni. Se scegliamo di restare in ambito locale, dal 27 novembre 2019 è stata lanciata una grande vertenza che si chiama #gelasisblocca, parla di infrastrutture materiali e immateriali, di sanità all’anno zero malgrado tanti bravi addetti che fanno sopravvivere il “Vittorio Emanuele III”. Mi riferisco anche al porto o all’autostrada “Gela-Siracusa” che rappresentano i più grandi fallimenti di generazioni politiche avvicendatesi ungo mezzo secolo. E’ vero, si è parlato e si è scritto di una mia candidatura più volte, lo è da anni, ma non ne ho mai discusso con nessuno. Dovesse accadere domani, valuteremo. Non esistono né i “Sì” né i “No” aprioristici, penso debba valere per tutti. La politica è il luogo nel quale rappresentare e risolvere i problemi e le ansie dei cittadini, ne consegue che l’impegno sindacale in Sicilia è per me ad oggi totalizzante, ma il tempo di oggi non può essere previsione del tempo di domani. Tra l’altro sono cresciuto con il valore del rispetto della Costituzione e degli organi elettivi del nostro Stato».