Il management della Azienda sanitaria provinciale nissena ha approvato la delibera della sua dotazione organica, con riferimento all'anno in corso.
Tanto è stato previsto per i presidi ospedalieri di Caltanissetta e San Cataldo, con l’oramai nota giustificazione dell'Hub, il quarto nell'isola, accanto quelli delle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, che sono anche i centri più popolosi e non a caso tutti costieri, giacché sovente la politica dimentica che la Sicilia è un'isola. E per il Vittorio Emanuele III di Gela?Due sono le voci che riguardano il nosocomio gelese: “Oculistica” ed “Utin”, con un accenno a “Breast unit”, “Anatomia patologica” e “Neurologia”.
«L'attivazione della nuova Unità operativa semplice (Uos) di Oculistica nel presidio ospedaliero locale, con i due posti letto assegnati, sembrerebbe - afferma il portavoce del Comitato per lo sviluppo dell'area gelese (Csag), Filippo Franzone - una buona notizia, se presa senza conoscere il passato, ma in realtà trattasi dell’ennesimo "contentino" che non colma il deficit creato dall'Asp Cl2 all'ospedale gelese negli ultimi 12 anni.
Non per mero vanto, ma per amore della verità, va ricordato che l'oculistica nasce a Gela per merito del Csag. Nel settembre del 2009, il nostro comitato inviò, all’attenzione delle istituzioni nazionali, una lettera con cui si evidenziava che a seguito dell’accorpamento dei presidi ospedalieri di Caltanissetta e San Cataldo, vi fossero due reparti di oculistica in quei presidi, con la relativa attrezzatura. Il reparto di San Cataldo fu chiuso, mettendo dei teli in plastica sopra i macchinari inutilizzati. A Gela non esisteva nulla in merito all’oculistica, gli anziani dovevano migrare o pagare per semplici interventi di cataratta. Fu chiesto che quei macchinari fossero portati a Gela, creando un servizio per i gelesi.
A quella nota – racconta Franzone – rispose la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da Leoluca Orlando. Grazie all’intervento della Commissione, in poco tempo furono spostati a Gela i macchinari e attivato il servizio. Sicché, nel 2017 l’oculistica figurava Unità operativa complessa (Uoc) e non semplice (Uos), ma nel 2019, senza nemmeno essere attivata, venne declassata, come volevasi dimostrare, appunto ad Uos.
Per cui – si chiede e ci chiede il portavoce del Csag – di cosa dovremmo ringraziare l'Asp? Per l’attivazione di 2 posti letto e dell’assunzione del personale? A noi sembra poco, anzi, pochino e, soprattutto, non possiamo non rilevare l'estremo ritardo con cui si è provveduto. Un ritardo che è oramai una costante allorché una struttura o un servizio tocca miracolosamente a Gela.
Non dimentichiamoci – prosegue - che ci sono in Sicilia, 23 città sede di oculistica.
Tutti i capoluoghi hanno Uoc, ma anche alte città non capoluogo più piccole di Gela, come Sciacca, Acireale, Caltagirone, Milazzo e Vittoria. E i posti letto per le Uoc sono compresi tra 4 e 6. A Gela invece solo 2. Del resto – insiste – sono trascorsi più di 10 anni, proprio come per l’utin o la breast unit. Quindi oggi cosa possiamo fare se non pregare che magari tra 10 anni l'Uos possa diventare Uoc. Con una un'unità operativa ogni 10 anni, se siamo fortunati, ne verranno attivate 10 in 100 anni, cioè un secolo. Peccato – conclude amaramente Franzone – che nel frattempo il presidio gelese venga costantemente sguarnito e depotenziato in favore dell’Hub di campagna, baricentro del nulla».
Oltre all’Uos con il paio di posti letti relativi all’oculistica, la nuova dotazione organica approvata dal direttore generale, Alessandro Caltagirone, dal direttore amministrativo, Pietro Genovese e dalla direttrice sanitaria, Marcella Santino, conferma l’ennesima attivazione dell’utin, ma questa volta potrebbe (e dovrebbe, invero) essere la volta buona, non fosse altro perché lo imporrebbe il comparto strategico regionale in neonatologia disegnato dal Decreto assessoriale di “riordino della razionalizzazione della rete dei punti nascita”, per ogni ex provincia.
Pertanto, riporta la delibera, «sono state previste tutte le figure professionali necessarie per il funzionamento della nuova struttura», cioè si sarebbe ovviato a quella che era l’ultima obiezione alla mancata attivazione dell’utin, tra le tante elencate nel corso dell’ultimo decennio. Inoltre la struttura con i 6 posti letto previsti è stata individuata nei locali del terzo piano del “Vittorio Emanuele III”, con lavori completati e collaudo effettuato ed approvato.
Infine, come sopra menzionato, la delibera riferisce pure «dell’individuazione del personale dedicato alla breast unit», della «previsione di attivazione del servizio di Anatomia patologica» e del «potenziamento della nuova Uoc di neurologia presso il Vittorio Emanuele III, con contestuale chiusura dell’unità funzionale che era ubicata presso la “Clinica Santa Barbara”, casa di cura accreditata». Staremo (il condizionale è d’obbligo) a vedere.