La scomparsa di «‘Ntonio da Capannina», l’amarcord del dopolavoro Anic

La scomparsa di «‘Ntonio da Capannina», l’amarcord del dopolavoro Anic

Per tutti era «‘Ntoniu da Capannina», gestore, con la famiglia, del primo bar di Macchitella, da sempre luogo di ritrovo di una intera città.

I più intimi, gli amici, oltre ai parenti, sapevano che all'anagrafe era Antonio La Cognata (nella foto), esperto barista gelese, sposato con Anna Maria Amorelli, dal cui matrimonio sono nate le loro tre figlie: Enza, Angela e Ivana.

Antonio, juventino doc, ci ha lasciati domenica 11 aprile, all'età di 76 anni, debilitato dal diabete e dalle patologie che lo assillavano da tempo e per le quali era stato ricoverato nell'ospedale "No Covid" di Camposampiero, in provincia di Padova. Lui e la moglie si erano trasferiti al Nord per stare vicino alle figlie, ai generi (Massimo, sottufficiale dei Carabinieri, e Vito, tecnico dell'Eni) e ai cinque nipoti, nel comune di Trebaseleghe, nel Padovano.

La notizia della sua scomparsa  si è sparsa subito in città, ed è diventata virale tra i gelesi sui social, suscitando commozione e cordoglio, specie tra quanti lo hanno conosciuto più da vicino. 

Era sempre presente alla Capannina ma anche la sera, nella sala multiusi, dove gestiva l'angolo di ristoro durante la proiezione dei film. Antonio sembrava burbero ma sapeva essere generoso e cordiale, specie verso i bambini per i quali mostrava una dolcezza infinita. 

La sua severità era quasi necessaria con taluni soci indisciplinati del Dopolavoro Eni (proprietario dei locali) che andavano a giocare a carte e a biliardo nelle sale adiacenti al bar. Spettava a lui fare rispettare le regole che imponevano orari e comportamenti, spesso violati. Grida, imprecazioni e liti dei frequentatori più accaniti lo obbligavano a essere duro fino al punto di ritirare gli strumenti del gioco: carte e stecche. Il suo sogno era quello di rendere autonomo, indipendente il proprio esercizio, che nel tempo si era specializzato in gelateria artigianale di grande successo. Ci riuscì quando ormai anziano decise di andare in pensione. Poi tutto è cambiato. Ma il ricordo di Antonio e della sua Capannina rimarrà immutato e incancellabile, come l'affetto dei gelesi per lui e per la sua fama.