Eni prosegue con la politica di digitalizzazione inaugurata nel 2020 e si incontrerà a breve con le forze sindacali in seduta congiunta col ministero, non appena l'Inps emanerà la circolare chiarificatrice su alcuni punti del contratto d'espansione 2021.
In questa fase di transizione energetica, secondo quanto si legge sul sito web ufficiale, l'innovazione tecnologica e digitale è diventata una leva strategica fondamentale «imprescindibile per creare valore, trasformare il proprio business e crescere, grazie agli obiettivi strategici comuni, la massimizzazione delle sinergie e la loro rapida implementazione in campo su scala industriale».
Una digitalizzazione applicata ovunque, dall'esplorazione del sottosuolo alla raffinazione “green”, dal “marketing” al “customer care” ed in tutte le aree di business. Una digitalizzazione, soprattutto, che investe il versante occupazionale, lo trasforma ed impone l'esigenza di uno “svecchiamento” della forza lavoro.
Basti pensare al centro oli di Viggiano in Val d'agri (Basilicata), un impianto interamente digitalizzato, prima vera e propria “lighthouse” della major energetica portabandiera. Per dirla con le parole del colosso industriale, «il personale operativo del sito dispone di una “biblioteca” di soluzioni digitali già testate e seleziona quelle che meglio si adattano: al centro della trasformazione digitale c’è sempre la persona con le sue competenze», sempre più arricchite da una formazione continua, particolarmente incentrata sui programmi di “change management”.
La legge 178/2020 recependo una opportunità formulata anche in sede europea ha messo a disposizione risorse finanziarie per supportare i processi di digitalizzazione e di miglioramento delle caratteristiche tecnologiche delle strutture, sia di staff che operative. Il che impone l'individuazione, in accordo con le parti sindacali, delle professionalità che saranno coinvolte dai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica. Nuove professionalità e nuove figure in sostituzione di coloro che sono in uscita pensionistica.
Per dirla tutta, Eni intende accelerare nella politica di ricambio generazionale, accompagnata da una contrazione in termini occupazionali, attraverso il ricorso al “contratto di espansione”, scivolo pensionistico a tutti gli effetti. Il cane a 6 zampe ha chiesto 900 unità in uscita che per legge significano minimo 300 nuovi ingressi (1/3), ma le forze sindacali cercheranno di arrivare presumibilmente almeno a quota 500 nuove assunzioni.
Il piano di incentivazione per chi esce col contratto di espansione sarà identico a quello di chi è già uscito o sta uscendo con "quota cento". Quasi certamente, per favorire lo scivolo, i sindacati chiederanno al colosso industriale di riconoscere a chi si trova in condizione di uscire con la “anticipata”, un ulteriore supporto economico per compensare la mancanza contributiva.