Un vecchio contadino un giorno ebbe a dirmi che "Gela è un paese calpestato da gente che parla tanto e agisce poco; ferito da barbari e delinquenti che odiano e distruggono ciò che di bello è stato fatto nel tempo; mortificato da certi uomini che si arruolano nella politica con la parola d'ordine della spartizione «a mia che mi tocca?».
C'è tanta verità in queste parole ma per fortuna la città non è solo questa. Qui, malgrado la profonda crisi economica e occupazionale, esiste un mondo che lavora e che produce per fare di Gela una moderna città europea, ricca dei propri 2700 anni di storia e di civiltà da far conoscere ai suoi stessi abitanti e al mondo intero. Purtroppo questa popolazione (prima quinta, oggi sesta città siciliana) continua a dover sopportare tradimenti, inganni e delusioni.
La Regione, alla quale spetterebbe il compito di pubblicizzarne le ricchezze storiche, il patrimonio archeologico e le bellezze naturali, l'ha sempre colpevolmente ignorata, escludendola da ogni itinerario turistico diffuso a livello nazionale e internazionale. Dal canto loro, Provincia (ormai inesistente) e Comune hanno fatto meno di quanto le esigue risorse economiche permettessero loro di fare. Una situazione simile scoraggia chiunque a investire capitali nel settore turistico a Gela. I pochi audaci che si avventurano in questo settore lo fanno a proprio rischio e pericolo e vengono guardati spesso come "pazzi, temerari".
Uno di questi coraggiosi imprenditori è il geometra Giuseppe Cannizzaro, 74 anni, gelese, che ha realizzato (a spese proprie e senza scopo di lucro) un suo sogno, il campo tematico "Gela in miniatura", attraverso la riproposizione in scala e/o a dimensioni naturali dei simboli storici di questa grande città.
Nella via Salonicco, in contrada Scavone, aiutato da tanti volontari, amici personali, scout, artigiani generosi, cultori di storia patria, studiosi e appassionati di archeologia, ha costruito su un suo terreno di 10 mila metri quadrati, le vestigia della Gela Greca, medievale e moderna, attraverso un percorso storico-didattico studiato con la preziosa consulenza del "Gruppo archeologico Geloi", fondato e diretto da Giuseppe La Spina.
L'area attrezzata sorge subito dopo la scuola elementare dell'istituto comprensivo "Salvatore Quasimodo", sede di seggio elettorale. Siamo alle pendici ovest di Piano Notaro. «Qui – ci racconta "Pino" Cannizzaro – i vigili del fuoco intervenivano 5-6 volte l'anno per spegnere incendi di sterpaglie; oggi abbiamo realizzato un parco con 1600 piante di 65 specie diverse che presto classificheremo ufficialmente con la collaborazione del liceo artistico di Gela". Un container funge da ufficio e da biglietteria. Si paga 4 euro a persona (sconti per le comitive) per coprire le spese di assicurazione in favore di ciascun visitatore e per il funzionamento dei servizi igienici.
A fare da guida (gratuita) c'è sempre uno dei giovani del "gruppo archeologico Geloi". Imbocchiamo in salita un sentiero incontrando sulla destra la "colonna dorica" (scala 1:2). Subito dopo un tratto delle "Mura timoleontee", e poi, a sinistra, un enorme olivo secolare regala la sua ombra al proscenio e all'orchestra di un mini teatro greco con la sua capiente gradinata (Cavea). Una struttura multiuso, questa, capace di trasformarsi durante l'estate anche in chiesa all'aperto per la celebrazione della messa domenicale. Fanno da cornice alcune bellissime poesie dialettali di autori locali dedicate a Gela (molte sono di Rocco Vacca) affisse su pale al parapetto dell'impianto.
Il percorso prosegue con le riproduzioni medievali della "Torre di Manfria" e del "Castelluccio" e, in alto, a nord, la copia della statua di Cerere, dea romana della fertilità e delle messi, Demetra per i greci. Per i gelesi è "a fimmina nura", che troneggia in piazza Umberto. Nella "Gela in miniatura" è una copia in polvere di marmo conforme all'originale, visto che è stata realizzata dallo stampo autentico della scultura di Raffaele Cuffaro.
Poi percorri il "Viale della Memoria" dove fanno ala ai visitatori i busti di Eschilo, Gelone, Euclide, Archestrato, Don Carlo d'Aragona Tagliavia autore della diga Grotticelli, la prima del suo genere in Sicilia, Federico II di Svevia, Alessandro Mallia, autore della facciata della Chiesa madre, il generale americano George Smith Patton, Enrico Mattei primo presidente dell'Eni, Salvatore Aldisio, la principessa Giovanna Pignatelli. Tutti figli di Gela o personaggi che qui hanno vissuto e dato lustro a questa città. Un dodicesimo busto è già pronto ma è ancora senza nome. Sarà una sorpresa. Dietro un filare di alberelli, quasi nascosta con pudore, c'è una vera "Pumpjack" o "Sucker Rod", in italiano "pompa a cavalletto", simbolo dell'estrazione del petrolio dai giacimenti di Gela e del sogno texano della città, iniziato negli anni '50 e svanito col protocollo d'intesa del 2014.
Poi tra una vecchia jeep dei marines Usa, una casamatta ricostruita in vetroresina e cemento e un "maiale" da sabotaggio subacqueo della "X Mas" il visitatore si immerge nelle acque del mare di Gela per assistere allo sbarco alleato del 10 luglio del 1943, che diede il via alla liberazione dell'Italia e dell'Europa dalla dittatura oppressiva e disumana del nazifascismo.
Inaugurato nel 2018, "Gela in miniatura" ha potuto vantare una cifra record di oltre 2500 visitatori in un anno. Più di quelli che nel 2017 hanno visitato il parco archeologico di Gela, appena 2.206, a volte chiuso per randagismo, a volte per il mancato taglio delle erbacce, a volte per pericolo di crolli.
E le scuole, i pochi turisti, hanno trovato una valida alternativa (seppure di ripiego) visitando i monumenti in miniatura. A guidarli ci sono sempre i ragazzi del gruppo "Geloi", cui va in parte il merito del successo di questa appassionante iniziativa che ha ricevuto unanimi consensi e stimoli ad arricchire sempre più il parco tematico.
Il web con i social network ha fatto poi quello che la Regione Sicilia non ha saputo fare dalla sua istituzione: pubblicizzare le bellezze e i tesori storici e archeologici di Gela nel mondo. Il risultato lo potremmo vedere meglio se non ci fossero le restrizioni dovute al Covid-19 che ha bloccato i cinque continenti. Tuttavia, sono già numerose le visite prenotate da Spagna (100 studenti Erasmus) e dal Nord Europa. Potrebbe essere l'inizio di uno sviluppo turistico di questo territorio grazie anche al parco tematico "Gela in miniatura" e all'intraprendenza di imprenditori, di studiosi e di volontari innamorati della loro città.
Cannizzaro: «E’ stato un atto d’amore verso la mia città»
«Il mio è stato un atto d'amore verso la mia città», suole dire Giuseppe (Pino) Cannizzaro a quanti gli chiedono del perché di questo progetto.
«Quando vengo qui – dice al cronista – mi sento rinascere, trovo energie che non immaginavo più di possedere». E dire che Cannizzaro nella sua vita è stato sempre un vulcano di idee e di iniziative. La Sicom è stata l'ultima sua azienda del settore metalmeccanico in cui ha operato per oltre 40 anni, lavorando nell'indotto dell'Eni ma anche in altre realtà produttive in Italia e all'estero. Ha registrato due brevetti industriali, ha fatto parte del direttivo dell'Asi di Gela e di Confindustria di Caltanissetta nonché della Camera di Commercio nissena.
«Quando ho comunicato ai miei amici cosa intendevo fare in quell'ettaro di terra di Scavone – ci racconta – è scattata una grande gara di solidarietà che ha permesso la riuscita di Gela in miniatura. Ringrazio i fratelli Tascone – dice, commosso – per il grande contributo che mi hanno dato. Grazie ad operai e imprenditori – aggiunge – agli scout, alla mia famiglia e al prezioso contributo del gruppo Geloi». Gruppo diretto dall'archeologo Giuseppe La Spina che definisce questa iniziativa «straordinaria, qualcosa che sembrava impossibile e che invece è diventata realtà. E' un progetto al quale ho sempre creduto – spiega La Spina – e con Cannizzaro abbiamo dato vita a un sogno».