Gela è una città dinamica e pochissime città in Sicilia possono vantare una posizione geografica ed un territorio così favorevoli all’insediamento umano.
Non a caso, quindi, Gela è demograficamente, la sesta città della Sicilia per abitanti. Ne potrebbe e dovrebbe averne molti di più, ma nonostante sia stata una delle più produttive della Sicilia e dell’Italia, Gela non gode collettivamente dei frutti della sua ricchezza, dovuta in primis alla presenza di oltre 50 pozzi di petrolio, che sono sfruttati da più di mezzo secolo. Insomma, l’incapacità della classe politica locale a tradurre la ricchezza delle risorse naturali in risorse pubbliche è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, di aiuto pubblico neanche a parlarne, perché pur essendo la città più grande demograficamente in provincia, Gela non ne è il capoluogo. Con l’aggravante di subire il sottodimensionamento di tutti i servizi, a causa giustappunto della rapacità nissena.
«Se solo si investisse il “minimo dovuto” in questo territorio – esclama il coordinatore del Comitato per lo sviluppo dell’area gelese, Filippo Franzone – la città si ritroverebbe a confrontarsi solo con Palermo, Catania e Messina ed, invece, è rimasta succube dell’egoismo della città capoluogo, che concentra a sé servizi oltre che uffici pubblici, sopravvivendo grazie a ciò. Vi sono poi svariate città, più o meno vicine, che hanno temuto di essere “fagocitate” da Gela, in caso di una sua crescita: ed infatti – aggiunge Franzone – a Gela non si fanno investimenti pubblici di rilievo da oltre 50 anni. Gela è una città di 75.000 abitanti, che vive del proprio lavoro, del proprio sudore, senza dover ringraziare nessuno».
Se è vero che qualcuno se ne va, la fiducia verso il futuro rimane, così come è espressa da un tasso di natalità ancora rilevante. Sicché, censimento dopo censimento, negli ultimi 40 anni la popolazione di Gela ha sempre oscillato tra i 73.000 ed i 78.000 abitanti. La verità, dunque e senza timore di smentita, è che in questo quarantennio è stata impedita a crescere.
«Gli indici di natalità – prosegue l’ebanista gelese - di popolazione giovane e di popolazione oltre i 70 anni, danno Gela tra le città più “giovani” della Sicilia ed addirittura il primato se si restringe il campo solo alle città con oltre 70.000 abitanti. La popolazione in età compresa tra 0 e 18 anni è di 14.486 unità, a rappresentare il 19,57% dell’intera popolazione gelese. Mentre gli abitanti con un’età superiore ai 70 anni è di 10.186 unità pari al 13,75% della popolazione residente. La diretta concorrente di Gela, ossia Ragusa, con 73.409 abitanti, ha un tasso di popolazione tra 0 e 18 anni del 16,71%, inferiore di quasi 3 punti percentuale rispetto a Gela, mentre la popolazione oltre i 70 anni è il 17,15%, oltre 3 punti rispetto a Gela. Eppure Ragusa è con la freccia accesa, pronta al sorpasso, per scelte…politiche.
Ragusa è capoluogo di provincia ed unica città iblea a ricevere investimenti. Insomma, Ragusa crescerà, per scelta politica, perché attrae abitanti da altre città della propria provincia, grazie a quel po’ di lavoro in più che può assicurare. Gela? Scellerate scelte politiche la condannano ad un inesorabile declino, nonostante la città sia prevalentemente composta da popolazione giovane. Ma tutte – ribadisce Franzone - le scelte politiche, locali, regionali e nazionali, portano la città ad un impoverimento economico, spingendo la popolazione a migrare».
Il contraltare di Gela è Enna, per la quale il coordinatore del Csag parla di triplo scandalo: «Enna è ancora capoluogo di provincia – ricorda – pur essendo oramai la 41esima città siciliana per abitanti, peraltro distante solo 15 km da un altro capoluogo di Provincia, Caltanissetta. Due condizioni scandalosamente paradossali che fanno a pugni con la ragione. Nonostante gli aiuti avuti come capoluogo di provincia, gli investimenti fatti, l’università, il nuovo ospedale e quant’altro, Enna rimane un paesino di montagna destinato a decrescere. Non a caso, è la terza città siciliana (tra le prime 50 città siciliane per abitanti), dopo Lentini e Milazzo, con la più alta percentuale di cittadini con un’età superiore ai 70 anni, cioè il 18,12%. Ma non solo, la popolazione compresa tra 0 e 18 anni è il 14,56%, ponendo Enna fanalino di coda, all’ultimo posto, tra le prime 50 città siciliane per abitanti.
In parole è la terza più vecchia e la meno giovane. V’è poi un terzo aspetto scandaloso – conclude Franzone – che vede Enna essere stata individuata come centro di riferimento della rete materno-infantile nell’intero territorio delle ex province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Ma com’è possibile una decisione del genere allorché siamo di fronte alla città, fra le prime 50 nell’isola, con più anziani in Sicilia? Mentre Gela la più giovane, dopo Niscemi (a pochi passi da Gela), del bacino Agrigento, Caltanissetta, Enna, perché la Regione ha individuato ad Enna il punto di riferimento per la rete materno–infantile?
Non era meglio come punto di riferimento per la Geriatria? Anche l’intera ex provincia di Enna si pone alla penultima posizione in Sicilia per popolazione giovane. Insomma, la Regione produce centinaia di pagine di relazioni per dare una motivazione alle proprie scelte, mentre in realtà, numeri alla mano, spreca soltanto risorse. Gela, città giovane, ovviamente non merita attenzioni, tant’è che l’Utin, individuata da 10 anni, non è ancora funzionante».
Infine, ci sono i dati provinciali: «Caltanissetta – continua Franzone nello snocciolare i dati Istat – è tra le nove ex province al 5° posto per popolazione compresa tra 0 e 18 anni, con il 17,92%, mentre è al 4° posto per popolazione oltre i 70 anni. Ma il dato è positivo grazie alla popolazione giovane di Niscemi e Gela, che rendono la ex provincia di Caltanissetta meno “vecchia”. Insomma – conclude il coordinatore del Csag – Gela è una città giovane, ma “punita” dalle vecchie logiche politiche siciliane».