Cresce nel territorio la sensibilità verso il fenomeno del randagismo e le problematiche che riguardano gli animali domestici e in particolare i cani.
Con la recente firma della convenzione da parte del Comune con la società Dog Village, in contrada Carrubbo, agro di Butera, anche i cani randagi di Gela potranno essere accolti in una struttura vicina e non più a Caltanissetta, dando un po’ di respiro alle associazioni di volontariato che da anni, con tanti sacrifici ed impegno se ne occupano e che potranno così seguire meglio e da vicino il loro destino e collaborare tra loro in maniera più proficua.
Un importante traguardo lo ha definito Giulia Cassaro, presidente di V.I.T.A. Randagia (Vita sta per Volontari italiani tutela animali), giovane quanto molto attiva volontaria che assieme ad un gruppo di amici da anni si batte per sensibilizzare la comunità contro il fenomeno dell’abbandono, si prende cura fino all’adozione di tanti cani e gatti senza famiglia. A Giulia abbiamo chiesto di raccontarci l’excursus dell’attività dell’associazione e di commentare le ultime novità in materia di cani randagi.
– Quando ha iniziato l’attività l’associazione?
«L’associazione Vita randagia (volontari italiani tutela animali) è nata nel 2017, ma come volontari autonomi siamo attivi sul territorio da oltre 10 anni. Abbiano avuto la disponibilità di una struttura inutilizzata da una famiglia di conoscenti che aveva adottato un cane; abbiamo pensato di costruire dei box per accogliere randagi, massimo 10 alla volta, per avere il tempo di trovare loro una sistemazione in famiglia».
– Di che tipo di aiuto avete bisogno?
«Servono più volontari che possano affiancarci. Siamo una decina di persone, ognuno con lavoro e famiglia a cui pensare e il da fare è davvero tanto: pulire ogni giorno i box, dare da magiare ai cani, socializzare con loro, somministrare le terapie, portarli dal veterinario. Gestiamo soprattutto cani con gravi patologie che spesso purtroppo hanno bisogno di assistenza specializzata che non troviamo sul territorio e siamo costretti ad organizzare viaggi per farli curare, come quello che abbiamo portato in una clinica in Veneto. Ci sono da affrontare i costi del viaggio anche farli arrivare dalla famiglia adottante».
– Come risponde la collettività gelese ai vostri appelli per l’adozione di un randagio o per la raccolta fondi?
«Risponde bene, per fortuna. Grazie alla sensibilità dei cittadini il più delle volte riusciamo a coprire l’85% delle spese necessarie. Sono persone che avendo già un cane comprendono la sofferenza dell’animale e quindi donano con cuore. Ma dobbiamo riscontrare però che il gelese è meno propenso a fornire un aiuto concreto, dal punto di vista materiale: spesso abbiamo bisogno di aiuto per gestire i cani e le loro esigenze. La gente è meno disposta a sacrificare il loro tempo, preferiscono darci il loro denaro. Sarebbe più utile un bilanciamento tre le due opzioni».
– Quando hai scoperto questa tua passione per gli animali e per i cani in particolare?
«E’ un amore che ho avuto sin da piccola, ma in casa ho avuto prima un gatto e poi un cane circa una quindicina di anni fa. Inizialmente mio padre era contrario ad avere un animale in casa, ma adesso il nostro cane, un simil bolognese, è la sua gioia più grande; è più suo che mio».
– Come è iniziata la vostra attività di volontari?
«Io ho iniziato 10 anni fa quasi per caso, rispondendo ad una richiesta di aiuto di un’associazione animalista – la Lida – veniva richiesta una medicina che io giustaappunto mi trovavo in casa e così l’ho messa a disposizione. Da quel momento ho voluto dare il mio contributo per la causa dei randagi e così anche altri. Solo che con l’andare del tempo ci siamo resi conto che avevamo idee diverse per quanto riguarda la gestione di un problema così complesso come quello dei randagi nella nostra città. Non riuscendo a raggiungere una mediazione abbiamo deciso di svolgere l’attività di volontariato in modo autonomo per qualche anno fino a quando poi abbiamo creato l’associazione».
– Avete mai pensato di intestarvi una battaglia per la realizzazione di un cimitero per cani? Esperienze analoghe sono state già realizzate al nord Italia.
«Come associazione non ci abbiamo mai pensato, perché si tratterebbe di un investimento notevole e noi non potremmo mai avere i mezzi finanziari necessari per realizzarlo, ma speriamo che a livello comunale chi di dovere pensi anche a questo».
– Da qualche mese è stata inaugurata nel territorio di Butera, a pochi chilometri da Gela, una struttura privata per l’accoglienza dei cani randagi. E’ una battaglia vinta questa per voi volontari?
«E’ una iniziativa lodevole: la Dog Village, intesa come società, aveva iniziato a lavorare sul nostro territorio con il servizio di accalappiamento dei randagi che venivano poi portati nel canile di Caltanissetta. Poi i responsabili hanno acquistato un terreno e hanno deciso di impiantarvi quest’attività, stipulando inizialmente una convenzione con il Comune di Lentini e ora anche con Gela. Noi ci siano sempre battuti perché venisse realizzato a Gela un canile comunale, perché andare a Caltanissetta per seguire il destino dei randagi del nostro territorio era piuttosto complicato. E dato il diffuso fenomeno nella nostra città e nei territori limitrofi volevamo avere una struttura del genere a Gela. Questo non è stato possibile realizzarlo. Noi con il nostro rifugio nella zona industriale accogliamo un numero piccolo di cani, ma ci impegniamo molto per cercare loro una famiglia idonea e poter così occuparci di altre creature abbandonate. Fino ad ora, non è stato possibile avere anche a Gela una struttura pubblica e quindi ben vengano le iniziative dei privati, di imprenditori che hanno investito in un settore così carente».
Il Dog Village è un’ampia struttura, su un’area di 10 mila mq sul territorio di Butera, che può accogliere nel migliore dei modi fino a 400 cani. Ci sono ampi spazi dove i cani possono correre ed essere accuditi, con ampi box confortevoli, trovare cibo e quant’altro: un servizio veterinario efficiente, con annesso sala operatoria con servizi all’avanguardia, diretto dal dott. Massimiliano Messina, che già ha operato a Gela negli anni passati. Da poche settimane la struttura si occupa anche dei gatti e vi hanno trovato già ospitalità i primi cinque cuccioli gelesi che lì hanno ritrovato la loro madre.
Abbiamo contattato Nuccia Manciavillano, una dei soci della struttura, per saperne di più.
«La Dog Village svolge un servizio pubblico. Ci occupiamo dei cani che ci vengono segnalati dai vigili urbani. Per loro disponiamo – così come prevede la legge – di microcippatura e sterilizzazione e si cerca per loro la migliore adozione possibile, al sud ma anche al nord Italia. E in questo siamo ampiamente collaborati da tutte le associazioni animaliste che sono attive sul territorio».