Sono passati oltre sette anni da quella posa in pompa magna della prima pietra, che vide in testa a tutti l'allora presidente della Regione siciliana, il gelese Rosario Crocetta, inaugurare un progetto straordinariamente ambizioso per Gela ed il suo comprensorio, come quello del più grande polo agro-fotovoltaico europeo.
Almeno così fu presentato ai media di tutta Italia, facendo velocemente il giro dello stivale. In pochi anni il cosiddetto "progetto ciliegino", un progetto da centinaia di milioni di euro, cambiò la morfologia di un territorio, con un terreno collinare praticamente raso a zero, ditte che si esposero per lavori fatturati ma non pagati, proprietari di terreni espropriati ma non indennizzati, investitori apparsi e scomparsi in men che non si dica, fino ad arrivare alla scadenza della concessione di pubblica utilità e dell'autorizzazione unica, il tutto passando attraverso due amministrazioni elette dai cittadini ed una gestione commissariale straordinaria dell'ente comunale.
Il progetto ciliegino non esiste più, ma rimane un'area, tra le contrade “Cappellania”, “Sant’Antonio” e “Tenuta Bruca”, su cui si può continuare a pensare di investire in maniera imponente ed importante, sul piano produttivo e sostenibile, con l'avvertenza che ad assumere l'iniziativa sia necessariamente la componente pubblica, giacché un ritorno di quella centinaia di ettari all'uso agricolo privatistico sarebbe improponibile, se non una causa persa in partenza, considerata la devastazione morfologica dei terreni operata.
E' un po' l'idea dell'attuale amministrazione, intenta a raccogliere i cocci di un castello di vetro crollato ai primi sussulti che nel frattempo erano intervenuti, da subito, fra i quali anche le indagini della magistratura inquirente. Alla fine, tanto il fumo su cui si soffiava e pochissimo l’arrosto sulla brace. Già alcuni mesi fa, il sindaco Lucio Greco ha spiegato l'iniziativa che vorrebbe mettere in campo, così come ci conferma nel contattarlo: «in questi mesi – afferma il primo cittadino gelese – siamo andati avanti nel lavoro e siamo pronti all'atto di indirizzo da sottoporre, attraverso una delibera di giunta, alla valutazione del consiglio comunale che è chiamato a decidere nel merito. Per le compravendite dei terreni – conclude Greco – faremo leva sui fondi individuati nel bilancio comunale, compresa parte delle royalties».
Ribadita quindi l'idea di acquisire definitivamente nel patrimonio comunale i terreni espropriati, in maniera transattiva e quindi affidandosi al buon senso dei proprietari, suggeriti dall’amministrazione, per così dire, a non tirare troppo la corda e ad accontentarsi di quello che trovano in pentola, così da chiudere una volta per tutte il contenzioso. A quel punto il comune procederebbe ad una gara pubblica con selezione del progetto di investimento più interessante, assicurando al contempo la massima trasparenza procedurale degli atti. Resta solo da capire se la delibera di giunta in questione, sarà trasmessa al civico consesso e da quest'ultimo trattata, prima o dopo il bilancio.