Quella che stiamo conducendo contro il Coronavirus (o più scientificamente Covid-19) è una guerra sanitaria a tutti gli effetti.
Una guerra mondiale contro un nemico invisibile. Noi italiani siamo stati coinvolti per primi nel vecchio continente e tutti in Europa (e non), ci osservano speranzosi nei risultati che otteniamo, così da prenderci a modello. Le cronache storiche ce ne daranno atto: siamo stati gli apripista europei dopo il focolaio in Cina da cui è esplosa la pandemia.
Ciò ha messo inconfutabilmente in secondo piano tutto il resto. Ma non nel dimenticatoio.
Possiamo asserire che l’emergenza coronavirus è anche un’emergenza economico sociale, oltre che soprattutto e prioritariamente, sanitaria. Pezzi delle economie cittadine stanno subendo crolli del fatturato. Una congiuntura negativa che rischia di essere devastante nei territori depressi, dove il tessuto economico sociale era già fragile prima del manifestarsi di questa emergenza. La quale ultima, dunque, non può autorizzare a spegnere i riflettori su tutto il resto. Perché il default è dietro l’angolo.
Lo abbiamo chiesto all’assessore allo sviluppo economico e vicesindaco di Gela, Terenziano Di Stefano: (nella foto) «è sotto gli occhi di tutti – ci risponde il leader del movimento “Una buona idea” – come la situazione di assoluta emergenza dovuta al coronavirus abbia praticamente paralizzato tutto. L’intera economia cittadina è di fatto azzerata con eccezione di poche attività. Ciò avviene ovunque, è vero, ma a Gela avviene a corredo di una crisi economico-sociale senza precedenti, dovuta alla chiusura della raffinazione convenzionale, la cui attività, con quelle connesse e direttamente accessorie dell’indotto, alimentava se non l’intero, diciamo quasi l’intero circuito economico cittadino.
Se non vogliamo che questa paralisi si traduca – prosegue il vicesindaco - in una pesante e pericolosissima mazzata alla nostra economia, dobbiamo programmare già oggi come ripartire quando questa fase emergenziale terminerà. Oggi la priorità è pensare alla salute, ma un domani dovremo innanzitutto accelerare il più possibile le autorizzazioni pendenti, specie sul versante dell’urbanistica, anche se con delibere ad hoc.
Fermo restando i 200 milioni di euro che ballano tra patto per il sud, ma anche agenda urbana, compensazioni, Gal, Gac, Contratto d’area. Vanno – sottolinea l’assessore allo sviluppo economico - necessariamente sfruttati, perché ci permetterebbero di ripartire. Ho già prospettato l’idea di una cabina di regia, cioè la riattivazione del tavolo proposto quando si discuteva delle autorizzazioni del progetto argo-cassiopea. Quindi una task-force con dentro imprese, sindacati, associazioni datoriali e la politica a tutti i livelli per delineare le linee guida ai fini di una ripresa che dobbiamo ritenere ancora possibile. Siamo messi male, ma abbiamo un’opportunità – conclude Di Stefano - che non possiamo lasciarci fuggire».
Qualcosa in effetti si muove dietro le quinte, ad anticipare o a mettere nelle migliori condizioni un po’ tutti, quando sarà l’ora di tornare a lavorare a regime pieno. E’ quanto ci conferma l’assessore all’urbanistica, Ivan Liardi (nella foto) «nei giorni scorsi – replica Liardi – abbiamo fatto le determine di nomina degli esperti esterni che supporteranno i rup dei procedimenti finanziati dalla regione con i fondi del patto per il sud. Sono stati gli stessi rup ad indicarli prelevandoli dalle apposite short list allestite nei mesi scorsi, quindi senza alcuna ingerenza politica e nella massima trasparenza.
Si è proceduto, insomma, a sbloccare e mandare avanti i progetti, per quanto riguarda i “cam”, ossia i criteri ambientali minimi, nonché l’aggiornamento del prezziario regionale. Prima dell’emergenza dovuta al coronavirus, abbiamo incontrato a Palermo – precisa Liardi – il dirigente regionale responsabile dei patti per il sud, che ora è incardinato non più nell’assessorato alle attività produttive, ma quello alle infrastrutture e mobilità, retto dall’on. Falcone. Ci siamo aggiornati reciprocamente – puntualizza l’assessore - in ordine a questi progetti di riqualificazione urbana già in fase avanzata ed in ordine anche a quelli che erano un po’ indietro.
Già a gennaio abbiamo fatto ultimare ed abbiamo depositato quattro progetti. Per altri siamo in attesa della verificazione e validazione che non sono di nostra competenza, perché noi come comune abbiamo fatto quel che c’era da fare e perciò non appena ci daranno il via libera andremo a depositare pure quelli. Inoltre, ci sono i due progetti dell’Orto Pasqualello e dello stadio di calcio a Marchitello, rimasti fermi per anni e per i quali ci stiamo attrezzando. C’è questo accordo – chiosa l’avv. Liardi – che stipuleremo non appena sarà possibile con la società del Coni, “Sport e Salute”, che ci guiderà nell’intera procedura».
I progetti di riqualificazione urbana summenzionati sono quelli di Albani roccella, via Venezia, via Niscemi, Via Recanati, Via Ventura, Via Borca di Cadore, nonché il salone parrocchiale della chiesa di San Sebastiano, a Settefarine.