Mercoledì 17 luglio scorso si è spento a Roma, dove viveva, Andrea Camilleri, (nella foto) scrittore di fama planetaria (solo in Italia 30 milioni di libri venduti).
Ormai da anni completamente cieco, avrebbe compiuto 94 anni a settembre.
Scompare un grande della letteratura italiana, con 100 libri di successo tradotti in una quarantina di lingue. Giallista, ma non solo. Ha scritto sceneggiature per la tv fin dalla nascita del piccolo schermo.
Lo avevamo intervistato nel 2004 a Roma, nella sede della Stampa estera. Ed è lì che ci diede una notizia nota a pochissimi: a Gela, nel 1981, aveva ricevuto il suo primo premio letterario in carriera. Lo vogliamo ricordare riproponendo quell’intervista, a firma del nostro direttore, pubblicata sul Corriere di Gela e sul Corriere di Gela online.Notizia del 18/02/2004 messa in rete alle 21:34:04
Camilleri: «A Gela ho ricevuto il mio primo premio letterario»
Confesso di aver provato un senso di soggezione quando nell’androne di via dell’Umiltà, a Roma, sede della Stampa Estera, mi sono trovato davanti Andrea Camilleri (nella foto durante l'intervista), che di persona é fisicamente meno imponente di quanto appaia in foto e in televisione. Era lì per rispondere all’invito del sindaco Crocetta, che a Roma aveva convocato la conferenza stampa per presentare la Mostra che si apre domenica al Pignatelli sulle ceramiche attiche. Nessun altro miglior testimonial di cotanto evento.
Mi chiede notizie del suo amico di gioventù Federico Hoefer e mi prega di portargli i suoi saluti. Sono nati e cresciuti insieme a Porto Empedocle. Non si vedono più da tanto tempo, ma il ricordo e l’affetto per l’amico lontano sono integri. Ne viene fuori un’intervista.
– Camilleri, allora conosce Gela?
«C’é una cosa che mi lega a questa città. Ricordo che il primo premio letterario che ho ricevuto in assoluto l’ho avuto proprio a Gela, con Un filo di fumo. Ad assegnarmelo nei primissimi anni ottanta fu l’Accademia Eschilea, presieduta appunto dall’amico Federico Hoefer e con giuria presieduta da Giacinto Spagnoleti. Per questo conservo una perenne gratitudine verso questa città. In quell’occasione mi donarono anche due pubblicazioni sulle ricerche archeologiche di Gela, che io ho letto trovandole di estremo interesse».
– Ha comunque avuto modo di farsi un’idea di questa città, magari attraverso la lettura dei giornali e la televisione?
«E’ un’idea distorta e l’immagine va cancellata. Perché i fatti negativi, che ci sono dovunque, sono quelli che vengono immediatamente segnalati dalla stampa; ai fatti positivi vengono invece dedicate due righe. Un fatto come quello per cui siamo qui, per esempio, merita e mi auguro abbia una risonanza tale da, se non altro, bilanciare quello viene detto più o meno ingiustamente».
– Il sindaco Crocetta sta portando avanti una sua personale battaglia combattendola a suon di cultura. Lei ritiene che la cultura può contribuire a rilanciare l’immagine di una città?
«Io credo proprio di si. Ho visto per esempio che la visita a Gela di un mio amico, Paco Ignacio Taibo ha avuto un certo rilievo e una certa risonanza in campo nazionale e internazionale. Vuol dire che servono queste cose, perché vanno nella direzione di quella realtà vera, nostra, che non può essere annebbiata solo dalle altre cose negative».
– Certi giornalisti del nord ed anche scrittori cercano sempre di descrivere Gela come un mostro, senza neppure averci messo piede. Come giudica questo modo di fare?
«Oggi la superficialità di certi giudizi é assolutamente spaventosa e questa superficialità di giudizio finisce con l’essere oggettivamente una sorta di fiancheggiamento del disordine. Perché quando le cose vengono dette con serietà, con precisione, sono sempre un contributo positivo, critico; quando le cose sono solo annusate per dopo costruirci sopra tutto quello che si vuole, questo é solo maldicenza di bassissima lega».
– E’ possibile secondo lei coniugare salubrità dell’ambiente con l’industria?
«Io ne sono convinto. Dipende naturalmente dal fatto che all’industria, alla quale é stato dato un potere invasivo, straordinario, vengano fatte rispettare le regole. Io per esempio sono un fumatore accanito. Non mi arrabbio quando trovo scritto ‘proibito fumare". Non fumo! Voglio dire me ne vado fuori. Non posso. Vado dove si può fumare, e fumo. Cosa voglio dire? L’industria che fuma dovrebbe essere messa dove il fumo é vietato».
– Sta lavorando a qualche cosa di particolare? Può farci qualche anticipazione?
«Si. Quest’anno pubblicherò due nuovi libri, tutti e due di Montalbano, e quindi i lettori di Montalbano saranno contenti. Uno con Mondadori, e sono i soliti racconti, e un romanzo, l’ultimo, con la Sellerio».
– Tornando alla sua presenza qui. Da chi é stato invitato?
«Ho ricevuto una chiamata dal vostro sindaco. Ho trovato un messaggio alla segreteria telefonica. Non ho esitato a rispondere si».
– Per chiudere, volendo fare un augurio a questa città, da uomo di cultura e da siciliano, quali parole userebbe?
«Che torni a vivere in questo nuovo secolo con quella gloria che aveva ai tempi di Eschilo».