Il 19 luglio 1992 via D’Amelio fu teatro dell’ultimo atto di una violenza inaudita.
In un attentato persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche la prima a morire in servizio), Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo.
Esattamente, cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci, dove morino il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, con questo atto di guerra si chiuse il cerchio.
Chi ha ricordi di quegli anni, non dimenticherà mai quelle immagini, lo sconcerto e la rabbia provati.
Se della strage di Capaci, si conoscono i mandanti, su quella di via D’Amelio, aleggiano ancora tanti misteri, bugie, depistaggi, falsi pentiti… e quell’agenda rossa scomparsa, dalla quale Borsellino non si staccava mai. Proprio oggi, giorno dell’anniversario, la Commissione Parlamentare Antimafia ha de secretato 1600 documenti: materiali e atti del giudice Borsellino dal 1963 al 2001 che saranno accessibili a tutti.
Ma rimangono ancora tanti atti segreti. Diverse le manifestazioni e le iniziate previste nella Penisola, per non dimenticare. E anche Gela, vuole ricordare questo giorno con una celebrazione commemorativa, officiata da Don Luigi Petralia, che si svolgerà stasera alle 18.30 nella chiesa San Giacomo Maggiore, alla presenza delle autorità civili e militari e delle Associazioni d’arma.
«Questa iniziativa – ha affermato Don Luigi – è nata insieme all’Associazione nazionale Polizia di Stato, sezione Falzone-Pilato di Gela, di cui sono il padre spirituale. Abbiamo pensato di ricordare il giudice Borsellino e gli agenti della scorta che sono morti servendo l’Italia. La celebrazione – ha continuato – rappresenta un momento importante per non dimenticare coloro che hanno donato la vita per riscattare la nostra terra. Hanno versato il loro sangue per liberarla dal potere mafioso. Le stragi di Capaci e via D’Amelio hanno segnato il paese. Da allora – ha proseguito – la mafia ha cambiato modalità, agisce diversamente.
È una mafia silente, che non ricorre a forme eclatanti, ma è presente. La mafia – ha aggiunto – si rafforza laddove c’è un territorio che vive il dramma della povertà economica e culturale. Bisogna, quindi, investire sulla cultura e lo sviluppo occupazionale anche nella nostra città. C’è una mafia che amministra/economica, che investe per pulire il denaro sporco e c’è una mafia militare che è fatta da "soldati", che utilizza per compiere attentati, per minacciare. Dobbiamo contrastare la mafia in ogni suo aspetto. Non bisogna mai abbassare la guardia».
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”. Paolo Borsellino.