Gianni Virgadaula, (nella fotoa sinistra) cineasta, scrittore, giornalista pubblicista, non ha mai nascosto la sua grande passione per la boxe, che ha praticato in gioventù e il cui mondo ha continuato a frequentare attraverso il suo impegno nella Federazione Pugilistica Italiana, la sua lunga collaborazione con la rivista “Boxe Ring”, e con i suoi racconti sui grandi campioni del passato.
Adesso sta preparando anche un film dedicato alla Noble Art che avrà per titolo “Il guanto e la rosa”. A tale proposito già due casting sono stati fatti a Roma, e in occasione dell’ultima selezione tenutasi al palazzetto dello sport della Polizia di Stato, meglio conosciuto come “PalaSantoro”, era presente nella commissione pure Nino Benvenuti, (nella foto a destra) leggenda del pugilato italiano. E proprio il campionissimo, medaglia olimpica di Roma ‘60 e tre volte campione del mondo, si è reso protagonista di un episodio sicuramente non previsto nel programma, quando ha invitato Virgadaula a salire sul ring per una esibizione. Un fatto certo inusuale che ha sorpreso non poco il nostro regista, il quale da noi sollecitato, ci ha raccontato di questa speciale giornata.
– Gianni, sul ring con Nino Benvenuti. Avresti mai pensato potesse accadere?
«Sinceramente no. Quando Nino durante una pausa del casting, mi ha inviato a mettere i guantoni e salire sul ring con lui, pensavo stesse scherzando. E difatti almeno due volte gli ho detto: – Nino, mi stai prendendo in giro? -.. Al che lui mi ha risposto : - ti stai tirando indietro? -. . Naturalmente a quel punto ho messo un paio di guanti della “Leone 47” e prima che ci ripensasse sono stato proprio io il primo a balzare sul ring, mentre lui toglieva giacca e cravatta e calzava i suoi guantoni. Insomma, sembrava quasi che stesse prendendo vita una sfida di altri tempi, quando agli albori della boxe moderna, fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, spesso i pugili ed i vecchi campioni davano vita a estemporanee esibizioni, a volte solo accademiche, altre volte violente e con in palio congrue scommesse».
– E sul quadrato come è andata?
«Ottimamente. Appena scavalcate le corde del ring mi sono sentito meravigliosamente bene, come se fossi tornato indietro nel tempo quando ragazzo, da buon peso mosca, vinsi un titolo regionale dilettanti. Con Nino abbiamo fatto una classica ripresa di tre minuti. Naturalmente, si è giocato a fare la boxe come accade proprio in una esibizione dove si privilegia il gesto tecnico, evitando di portare colpi. E comunque al suono del gong Benvenuti mi ha invitato a farmi sotto, e c’è stato qualche bello scambio. In un corpo a corpo io ho piazzato due buoni montanti sotto e lui mi ha incrociato con un destro alla mascella. Certo, ciò che mi stava accadendo non mi sembrava vero. Penso che Nino non salisse sul ring per una esibizione da almeno vent’anni. Ma vedere davanti a me il Benvenuti che sconfisse Griffith al Madison Square Garden di New York, che mise KO campionissimi come Sandro Mazzinghi o il cubano Luis Manuel Rodriguez, mi ha dato una gioia immensa. E comunque, finita la ripresa, sono scrosciati spontanei gli applausi di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di vedere una esibizione del grande Nino, senza dovere pagare il biglietto. “Bravi! Bravi!” qualcuno ha gridato, segno che in fondo anch’io avevo fatto la mia parte ed ero stato un buon sparring partner. Finita l’esibizione, mi è venuto spontaneo sollevare il braccio di Nino, perché ancora una volta il vincitore era lui, soprattutto per la invidiabile forma fisica che conserva nonostante i suoi 80 anni, ed i capelli bianchi, che oggi lo fanno tanto somigliare ad altri due grandissimi del passato come Gentleman “Jim” Corbett e Georges Carpantier».
– Perché credi che Benvenuti abbia voluto fare questa esibizione con te?
“Non certo per suonarmele come fece Jack Johnson a Parigi con il poeta scrittore Arthur Cravan, figura di spicco dei movimenti surrealista e dadaista, messo KO nel 1916 in poche battute dal campione nero. No, credo che Nino con questa sua sortita abbia voluto divertirsi e divertire. Penso però che il motivo più vero sia stato quello di volermi fare un regalo. Con Benvenuti ci conosciamo da quasi trent’anni, e fra noi c’è un rapporto di affetto e di stima direi fraterno, quindi di totale fiducia. Certo, dandomi questa opportunità, sono risultato essere più fortunato di lui. In quanto Nino qualche anno fa scrisse in una sua importante autobiografia che negli Anni ‘60, quando la sua stella cominciava a rifulgere, avrebbe voluto fare una esibizione con l’immenso Ray “Sugar” Robinson, il più grande pugile di tutti i tempi, ma per una serie di circostanze sfavorevoli ciò non accadde mai, nonostante Robinson nutrisse una grande ammirazione per lui”.
– Cosa ti rimarrà di questo ricordo?
«Beh, intanto questa cosa bella ed inaspettata è accaduta proprio in questo inizio 2019, anno in cui festeggio i miei 50 anni di “sposalizio” con il pugilato. Ragazzi sto parlando di mezzo secolo! Poi nella generosità di Benvenuti ho avuto conferma di quanta genuinità c’è negli uomini che praticano la boxe. Ed ancora, la consapevolezza del privilegio avuto nell’incrociare i guanti con un mito assoluto dello sport, convinto che Nino non darà più altre repliche. Ed infine, se mi è consentito, la soddisfazione di non avere sfigurato. Ho rivisto il filmato dell’esibizione, e mi sono piaciuto. La guardia era a posto. Niente male il mio diretto sinistro. Buono anche il gioco di gambe, pur con qualche evidente chilo di troppo, che certo dovrò smaltire. Quindi da adesso dieta ferrea e palestra. Non si sa mai...dovrò farmi trovare pronto per la prossima esibizione».