Dal mare africano alle sponde siciliane, su questo tema lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) cittadino gestito dalla cooperativa sociale Gela Ambiente, con la collaborazione del centro studi sulle migrazioni di Mse (Mediterraneo Sicilia Europa), ha proposto alla città la settimana scorsa.
La serata che si è svolta al Gb Oil, partner dell’iniziativa, ha proposto una serie di riflessioni sulle potenzialità e le prospettive di sviluppo economico, sociale e culturale che i flussi migratori provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo possono garantire all’Italia e all’Europa, che hanno una popolazione ridotta e sempre più vecchia rispetto agli altri continenti del mondo.
Testimoni dell’evento sono stati Maurizio Caserta, presidente del centro studi sulle migrazioni; Agata Gueli, dirigente scolastico a Gela e Butera; Rosario Giordano, avvocato che si occupa di problematiche legate all’immigrazione. Il dibattito ha preso spunto dal rapporto regionale su spazi, identità, regole: le impervie strade delle migrazioni che attraversano la Sicilia, curato da Maurizio Caserta-Filippo Gagliano-Teresa Graziano, elaborato dal Centro Studi di Mse.
Lo studio è l’esito di un progetto di ricerca finalizzato a esplorare le implicazioni geo-economiche e territoriali innescate dai mutamenti dello scenario migratorio siciliano in costante trasformazione e spesso, dunque, di complessa interpretazione. I contenuti del rapporto, riassunti dal prof. Caserta, descrivono gli spazi delle migrazioni e la loro trasformazione, soffermandosi, in particolare, sui luoghi siciliani dell’accoglienza snodo delle migrazioni del Mediterraneo.
Il documento è arricchito, in appendice, dall’evoluzione delle norme nazionali sulle migrazioni e dalla filiera dell’accoglienza in Italia, riportando alcuni dati significativi. Si scopre cosi che, nonostante i toni allarmistici che accendono il dibattito politico e che descrivono il fenomeno migratorio in termini d’invasione, è interessante evidenziare come il rapporto medio tra migranti e popolazione nelle regioni italiane si attesta intorno al 3%. E ancora, in Sicilia i migranti si concentrano solamente in 74 dei 390 comuni dell’isola.
Nonostante che più di un quinto dei comuni siciliani sia a rischio estinzione, con una popolazione ufficiale sotto i 1500 abitanti. Altro che “invasioni”, il nostro tessuto socio-economico si salva con l’arrivo di almeno 3 milioni di nuovi ingressi entro il 2030, altrimenti nel 2050 si andrà in pensione a 90 anni.
Se nei prossimi decenni bloccassimo l’immigrazione, il sistema di welfare andrebbe a rotoli. La cruda realtà la espongono due comprovati manager, Stefano Proverbio e Roberto Lancellotti, nel loro dialogo sull’immigrazione pubblicato di recente da Mondatori.
Da qui al 2030 l’Istat stima in Italia un calo della popolazione in età lavorativa di oltre 2,5 milioni, colpa dell’inarrestabile calo delle nascite che non garantisce il rapporto di sostituzione, nel 2016 le nascite (di questi il 15% sono di stranieri residenti) sono state inferiori alle morti di quasi 140 mila unità, come se ogni anno scomparisse una città più grande di Siracusa. Quello dell’immigrazione è un fenomeno complesso che, tuttavia, appare deformato dalla propaganda politica interessata soltanto a riscuotere un dividendo elettorale creando una “guerra tra poveri”, dimenticando che siamo in presenza di un mutamento epocale.
La caccia ai migranti irregolari ha finito per crearne dei nuovi più irregolari, invece di favorire l’integrazione di coloro si spostano per necessità e arrivano in un continente e in una nazione che ne avrà sempre più bisogno. In questo senso la legislazione italiana in materia d’immigrazione si è sempre rivelata inadeguata, indipendentemente dalla maggioranza politica che l’ha proposta. Nel convegno del 9 novembre, gli aspetti giuridici del fenomeno sono stati tracciati dall’avv. Rosario Giordano che ne ha delineato i convulsi contorni.
Significativa, poi, è stata la testimonianza della prof.ssa Agata Gueli, dirigente scolastico del comprensivo Enrico Mattei di Gela, che ha anche ricordato l’esperienza di 2 anni fa della sua scuola in un progetto, realizzato in collaborazione con Mediterraneo Sicilia Europa, d’integrazione di migranti minori non accompagnati. Si tratta di un esperimento ben riuscito d’integrazione, superate le naturali e ingiustificate resistenze culturali degli indigeni, gli adulti più che i ragazzi.
Integrazione parola chiave di questo processo inarrestabile e necessario, lo Sprar è soprattutto questo, perché gestisce la fase della cosiddetta seconda accoglienza. Quello della Gela Ambiente propone diverse attività finalizzate all’inserimento dei giovani migranti, molti ragazzi sono iscritti a scuola, sia media che superiore, altri seguono dei tirocini formativi e altri ancora svolgono delle borse lavoro. Tutti hanno un unico sogno: un futuro migliore.