Nella mattinata di ieri, giovedì 23 agosto, è stata depositata presso la presidenza del consiglio comunale, la mozione di sfiducia - la terza nell'arco di un anno - al sindaco di Gela, Domenico Messinese, eletto primo cittadino nella primavera del 2015.
Il gruppo dei sottoscrittori, trasversale agli schieramenti di partito, ha invero deciso in anticipo rispetto a quanto dichiarato prima di ferragosto, in cui si prefigurava la presentazione della mozione nella prima decade di settembre. L'accelerazione definitiva è arrivata, infatti, per effetto dell'ingresso ufficiale nel fronte della sfiducia anche da parte del Pd, con la presidente del Consiglio, Ascia ed il capogruppo consiliare dem, Orlando, aggiuntisi ai 18 sottoscrittori precedenti, portando il numero definitivo delle firme a 20. Virtualmente 21 perché il consigliere piddino Siragusa, pur avendo aderito alla mozione, è stato impedito a firmare in quanto fuori sede. Un numero che, se confermato al voto, basterebbe per approvare favorevolmente la mozione. In seno al gruppo consiliare del partito democratico, il consigliere Gallo aveva già sottoscritto il documento. E' prevalsa alla fine la linea sin dall'inizio dettata dal segretario cittadino del partito, Di Cristina, anche se lo stesso ha tenuto a precisare che “è prevalsa la linea del buon senso, una linea condivisa da tutti”.
L'unica dem non firmataria formalmente e di fatto (a differenza di Siragusa che ha comunicato la sua adesione benchè impossibilitato a porre la firma) rimane la consigliere Morselli, così come non sono presenti nel documento le sottoscrizioni dei tre consiglieri di “Diventerà Bellissima”, Cascino, Comandatore e Panebianco, dei due consiglieri di “Energie per l'Italia”, Caruso e Di Dio, nonché dei tre indipendenti traslocati al “gruppo misto”, Bennici, Pingo e Bonura. Oltre ai tre consiglieri comunali del Pd, Ascia, Gallo e Orlando, hanno sottoscritto il documento i consiglieri di “Forza Italia”, Scerra, Napolitano e Cavallo, i tre consiglieri comunali di “Sicilia Futura”, Ventura, Biundo e Malluzzo, i 4 consiglieri comunali del “Movimento 5 Stelle”, Morgana, Farruggia, Amato e Giudice, i 2 consiglieri comunali di “Noi Con l'Italia”, Cirignotta e Torrenti, il consigliere comunale della “Lega-Noi Con Salvini”, Farruggia ed i 4 consiglieri comunali indipendenti appartenenti al “gruppo misto”, Di Modica, Sammito, Casano e Guastella.
Nella mozione vengono elencate tutta una serie di motivazioni politiche (tra le quali spicca l'assenza di riferimenti in consiglio comunale dopo 6 mesi dall'inizio del mandato, nonché i ripetuti e continui contrasti con lo stesso civico consesso ignorandone la quasi totalità degli atti di indirizzo e controllo puntualmente disattesi), amministrative (il programma elettorale non è stato attuato, se non tutto, sicuramente nei punti principali) e persino giuridiche (ha “defenestrato” – si legge nel documento – 16 assessori senza mai riferirne le motivazioni politico-amministrative in consiglio comunale come del resto prevede espressamente il Tuel e non ha mai presentato in consiglio comunale la relazione annuale sullo stato di attuazione del programma elettorale, prevista e imposta dallo statuto comunale oltre che dalla normativa vigente).
Per legge, Messinese ha almeno 10 giorni di tempo per evitare che la sfiducia passi in aula, giacché la mozione non può essere discussa e votata prima dei dieci giorni intercorrenti dalla presentazione della stessa. In realtà, i giorni a disposizione sono una quindicina, da ieri. Due settimane che il primo cittadino dovrà sfruttare al massimo per rompere il fronte dei 21. Quest'ultimi, nella riunione di ieri, hanno individuato come data preferibile per la seduta straordinaria monotematica dedicata alla sfiducia, in venerdì 7 settembre, giorno in cui tutti i sottoscrittori hanno assicurato la loro presenza al civico consesso per quel giorno. Nel comunicato stampa diramato dal primo cittadino non appena si è diffusa la notizia di 21 adesioni alla mozione, pur difendendo il lavoro svolto nei tre anni, Messinese ha chiaramente lasciato intendere la propria disponibilità ad un'apertura ai partiti e gruppi politici, con tutta evidenza in giunta così come nel “sottogoverno”, secondo quanto si evince limpidamente dalla lettura del testo nel passaggio che riportiamo.
«Auspico di poter attuare percorsi e programmi condivisi – ha scritto Messinese – in modo che in questa ultima fase cruciale di due anni di importante lavoro, vi sia l’indispensabile contributo di quei gruppi politici che responsabilmente sceglieranno di partecipare ai processi decisionali amministrativi, per il quale mi impegno a garantirne la rappresentanza, con l’obiettivo di assicurare che quelle risorse economiche, da sempre preannunciate ai più alti livelli istituzionali, non vadano perse a salvaguardia dell’interesse dei cittadini e del nostro territorio».
In caso di sfiducia, Messinese sarebbe obbligato a dimettersi, con contestuale decadenza della sua giunta e dello stesso Consiglio comunale. Insomma, tutti a casa, con il conseguente arrivo di un commissario straordinario, nominato dalla Regione e preposto all'ordinaria amministrazione dell'ente, fino all'indizione delle nuove elezioni amministrative al primo turno utile, cioè la prossima primavera (maggio-giugno 2019) e, quindi, un anno prima la naturale scadenza del mandato (maggio-giugno 2020).