In vista delle imminenti elezioni comunali, il dibattito pubblico si accende su quale dovrebbe essere il fulcro delle proposte dei candidati sindaci.
A Gela il dibattito si è concentrato sulle candidature, alzando il sipario su una impreparazione dei partiti che non ha precedenti e su una frammentazione interne agli schieramenti, sia a destra quanto a centro e sinistra, che lascia basiti.
Imperversa il gossip politico ed emergono le ambizioni piuttosto che le volontà e gli impegni da assumere. Nemmeno i programmi, cartine di tornasole desolanti, emergono dagli archivi e dagli scaffali polverosi. Non c’è tempo nemmeno per la cosmesi della vigilia elettorale. Non è affatto il caso di rimpiangerli.
Tradizionalmente, i programmi elettorali si sono caratterizzati per essere compendi vasti, spesso più simili a libri dei sogni che a piani d'azione tangibili. Questi "cataloghi di desideri" abbracciano una pluralità di temi, da promesse infrastrutturali mastodontiche a rivoluzioni culturali e sociali, spaziando senza apparente limite.
L'esigenza di un cambio di paradigma è pressante: i cittadini chiedono concretezza, realismo e soprattutto focalizzazione su ciò che realmente inciderà sulla vita quotidiana della comunità. Rinunciare in definitiva al libro dei sogni, inutile e bugiardo, e assumersi la responsabilità di fare scelte importanti e riconoscibili da parte degli amministratori è inderogabile.
Passare da una logica di "promesse per tutti" a una di "impegni concreti per molti". Ciò richiede un cambiamento radicale nell'approccio alla politica locale: meno sogni irrealizzabili e più azioni mirate, in grado di affrontare e risolvere le questioni più pressanti che affliggono la comunità. In questo modo, il candidato non solo guadagnerebbe il rispetto e la fiducia dei cittadini ma contribuirebbe attivamente alla costruzione di una città più vivibile, sostenibile e inclusiva.
L'invito è quindi quello di abbandonare la tentazione di promettere l'irrealizzabile, orientandosi invece verso una visione più ristretta ma decisamente più impattante. In altre parole, il candidato sindaco dovrebbe individuare la questione più rilevante per la sua città e costruire attorno a essa un programma specifico, chiaro e realizzabile.
Questa scelta di fondo non sarebbe solo una semplice rinuncia al sogno ma un esercizio di responsabilità e pragmatismo politico. Significa riconoscere che, in un mondo di risorse limitate e sfide complesse, il vero coraggio risiede nell'identificare e perseguire obiettivi che possano veramente fare la differenza, ed il valore risiede nella competenza.
Solo attraverso una comprensione profonda dei problemi specifici di una comunità è possibile formulare proposte che non siano meri esercizi di retorica, ma piani d'azione efficaci e realizzabili.
I progetti di bonifica e ripristino delle aree dismesse dello stabilimento petrolchimico dell’Eni, in parte approvati o in via di approvazione, costituiscono un concreto obiettivo di sviluppo per la città e possano pertanto rappresentare sia la misura dell’impegno di ciascun candidato sindaco. Nonostante la legge in vigore pretenda il ripristino delle aree dismesse, si registrano ritardi “sospetti”. Bonificare costa molto, infatti.
La burocrazia e la formulazione delle regole danno una mano a chi deve spendere e preferisce lo “stallo”, non rischiando sanzioni di alcuna natura, civile o penale, e potendo contare su un “rumoroso” silenzio da parte delle autorità locali e regionali. La sindacatura che sta per chiudersi ha obbedito a questa consegna del silenzio, forse senza averne piena consapevolezza, o avendola, per un disegno politico.
Un candidato sindaco che scelga a Gela di concentrarsi su questo tema, proponendo soluzioni innovative e sostenibili sui progetti di bonifica, non solo affronterebbe concretamente un problema ambientale di grande impatto, incidendo positivamente sull'immagine della città e sull’economia, ma aprirebbe una pagina nuova sul futuro prossimo della città, superando la Linea Maginot affidata agli intrighi proposti dalla legislazione e dalla burocrazia.
“La riconversione di queste aree, sostiene Valeria Morello”, esperta del settore fra le più affidabili, “può rappresentare un’opportunità per il territorio, per le aziende che intendano aprire nuove attività o per allocare i servizi a volte mancanti, il tutto con zero consumo di suolo e in un’ottica di uso circolare degli spazi.
A queste strutture possono poi sommarsi altre aree ad oggi inutilizzate o sottoutilizzate come le ex caserme o le strutture militari non più in uso. Reinventare gli spazi per dare loro una seconda vita non è certo una novità. Per i nostri avi, ad esempio, era talmente normale da averci lasciato in eredità luoghi che ospitano, a diverse profondità, ancora oggi storie di secoli diversi.”
“La locuzione area dismessa, si legge in un Report del Politecnico di Torino, è stata più volte impiegata con altre accezioni equivalenti (area debole, sotto-utilizzata, di risulta, ecc.) che se da un lato ne hanno specificato il senso generale dall’altro hanno sminuito il carattere e il valore dell’area stessa, nonché l’importante ruolo di centralità che esse hanno assunto nel contesto urbano.”
Come stanare i candidati che si trincerano dietro appelli generici ai valori e proclamano virtù e buoni sentimenti? In che modo pretendere impegni concreti? La chiave sta nel richiedere specificità, concretezza e, soprattutto, accountability; sollecitare impegni concreti e trasparenti.
Quali sono i passi concreti per realizzare una proposta? Quali risorse saranno allocate? In che tempi si prevede la realizzazione delle varie fasi del progetto? Come verrà misurato il progresso? Quali sono gli obiettivi quantificabili?
I candidati devono offrire un quadro chiaro delle differenze tra le loro visioni. Pretendere in questa fase impegni concreti richiede però il coinvolgimento di cittadini attivi e informati, media responsabili e una cultura politica che valorizza la trasparenza, la specificità e la responsabilità. Attraverso queste strategie, è possibile spostare il discorso politico da una dimensione astratta e retorica a una pragmatica e orientata all'azione.
Affrontare una questione-chiave di forte impatto sulla comunità è una sfida che si colloca all'incrocio tra etica pubblica e realpolitik, dove la visione e l'integrità si scontrano con l'opportunismo e le resistenze al cambiamento.
I media giocano un ruolo cruciale nella modellazione dell'opinione pubblica. È essenziale concentrarsi su come la soluzione proposta migliorerebbe la vita dei cittadini e del tessuto economico locale.