Siamo alla vigilia del ritorno alle urne.
A Gela si voterà per il sindaco e per il consiglio comunale. Piuttosto che il gossip sulle candidature, la baruffe all’interno dei partiti, le gare per il migliore posizionamento in lista, andrebbe offerta più attenzione a argomenti, questioni e problemi che non sono oggetto di confronto e valutazione, come la qualità dei candidati, competenze-incompetenze attitudini, esperienze formative, e i poteri ed i limiti del primo cittadino. L’arte di fare il sindaco e gli spazi in cui questa arte può essere esercitata sono strettamente legati a poteri e inciampi, oltre che a talenti e saggezza.
Una considerazione di carattere generale è opportuna: il sindaco è il rappresentante principale della città e ha la responsabilità di gestire le questioni locali, di prendere decisioni importanti per la comunità e di rappresentare gli interessi dei cittadini. Prevale però l'opinione che i sindaci contino poco e rischino molto.
Specie l’elemento rischio, giudicato molto alto, è al centro di un dibattito politico che si svolge prevalentemente nel contesto giuridico, tanto da far decidere l’abolizione di un reato molto frequentato, l’abuso di potere, una buccia di banana sulla quale sono scivolati sindaci avveduti e meno avveduti.
Non si è alla vigilia della depenalizzazione degli atti amministrativi di certo, ma prevale il bisogno di dare maggiore serenità agli amministratori, forse a prescindere dall’entità delle loro eventuali trasgressioni. Insomma, il vento gira a loro favore. Fino a un certo punto: gli amministratori locali devono confrontarsi con ostacoli insormontabili, molossi come le burocrazie, i centralismi immutabili, la rissosità dei partiti e la prevalenza di lobbies.
A causa di questo contesto ancora limaccioso il potere di decidere sarebbe ridotto al lumicino. Quanto è larga l’ombra e quali spazi restano agli amministratori ed alla politica? Elenchiamo gli inciampi, così come essi vengono considerati da una prevalente parte dell’opinione pubblica: i sindaci devono spesso navigare attraverso complessi processi burocratici per implementare le loro politiche e programmi.
Una palude nella quale si può affogare o, bene che vada, rimanere inerti, incapaci di muovere un passo. I problemi non vengono solo dalle regole, ma anche dagli uomini e donne, che devono espletare il loro servizio accanto agli amministratori e rimangono a loro volta impigliati in una specie di terra di nessuno, nella quale le volontà degli amministratori ed il via libera dei burocrati si sfidano, talvolta tacitamente e talaltra sgomitando.
Altro elemento: il potere fortemente centralizzato; significa che le decisioni chiave vengono prese a livello nazionale o regionale piuttosto che locale. Questo limita l’autonomia dei sindaci e la loro capacità di rispondere alle esigenze specifiche delle loro città.
I sindaci non hanno la opportunità di confrontarsi con i vertici, i loro bisogni sono mediati e manipolati a livello provinciale e regionale, dove prevalgono le pressioni esercitate da lobbies politiche. La politica, quella con la “p” minuscola, è una corrida, talvolta è un campo di battaglia permanente, con conflitti e disaccordi che possono ostacolare l’efficacia dell’amministrazione.
Nonostante tante sfide ed inciampi, il sindaco dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nella comunità. Non gli è possibile giustificare un comportamento omissivo, distratto, decisioni sbagliate, fiducie malriposte. Non gli viene perdonato quasi nulla perché la comunità ha il diritto di ottenere la prestazione di servizi per i quali paga le tasse.
C’è il rovescio della medaglia, quando il giudizio è negativo gli elettori non si fasciano la testa, dimenticano di avere scelto il sindaco sbagliato, rinnegano la loro paternità.
Eppure sono loro, gli elettori, a decidere collettivamente come vogliono essere governate. “Come” e non solo da “chi”: ogni candidato sindaco ha un profilo, caratteristiche, virtù e vizi, che possono influenzare, se conosciuti e oggetto di valutazione, la scheda depositata nell’urna elettorale. Ecco il motivo per il quale avere le idee chiare su colui (o colei) che amministrerà la città è essenziale.
Gli inciampi possono giungere anche dalla parte politica che il candidato ha scelto per proporsi all’elettorato. E’quindi indispensabile che si presti attenzione al partito o alla sigla politica. Un buon candidato in un contesto sprovvisto di virtù, è probabile che fallisca il suo compito.
I sindaci sono una espressione politica, ma sono anche la rappresentanza dello Stato e insieme la voce dei cittadini dentro lo Stato. Giano bifronte? No, i due ruoli convivono nella persona giusta. Quando ciò avviene il ruolo di un sindaco diviene fondamentale per la gestione e il benessere di una città; quando non avviene arrivano i guai. Prevalgono demagogia e populismo, promesse disattese e con significative conseguenze nelle vita dei cittadini.
Ci sono inoltre vari esempi e situazioni in cui i sindaci possono essere penalizzati o incontrare ostacoli insuperabili. La loro popolarità è bassa a prescindere dalle colpe. Alcuni sindaci di città del Sud, alle prese con i conti in dissesto, come nel caso di Gela, hanno un basso indice di gradimento.
Dissesto ereditato e subìto o provocato? Ogni situazione è unica e dipende da una varietà di fattori, tra cui la dimensione e la posizione della città, le risorse disponibili, la struttura politica e amministrativa, e le specifiche circostanze locali, l’eredità amministrativa ricevuta o l’inoperosità prevalente.
In un borgo, un piccola comunità, un comune periferico lontano dai flussi economici prevalenti (industria, commercio, agricoltura, terziario ecc), sia l’eredità ricevuta che l’inoperosità incidono in misura minore rispetto a città, come Gela, che ha ospitato (ed ospita) un complesso industriale (raffineria green) e affrontato una serie di problemi suscitate dall’impatto che l’inquinamento ambientale ha provocato e la chiusura di alcune componenti dell’impianto hanno avuto sulla salute dei cittadini e sull’occupazione a causa della drastica riduzione dei numero di posti di lavoro disponibili.
Il sindaco di Gela, chiunque egli sia, deve possedere attitudini, qualità e competenze che gli permettano di affrontare problemi di grande complessità ed avere, come si diceva un tempo, le spalle larghe, il cervello fino e una naturale disposizione a ragionare con la sua testa.
Si pretende l’impossibile? Certo, è così, ma solo pretendendo l’impossibile si entra nell’urna con un’alta percentuale di scegliere la persona adatta.