Nomine e mugugni, così non va!

Nomine e mugugni, così non va!

Il Sindaco Lucio Greco ha completato la squadra assessoriale, ufficializzandola in aula consiliare durante una seduta del consiglio comunale.

Ai confermati Terenziano Di Stefano in quota “Una buona idea”, Ivan Liardi in quota “Impegno comune”, Nadia Gnoffo in quota “Fi” e Grazia Robilatte in quota “Pd”, si sono aggiunti Cristian Malluzzo (nella foto a sinistra) e Giuseppe Licata (nella fotoa destra) che sarebbero già dovuti entrare in prima battuta e, sorpresina dell'ultima ora, Danilo Giordano (nella foto al centro) in quota “Udc”. In tanti nella maggioranza non ne sapevano nulla e non l’hanno presa bene. E ci sono ancora le deleghe da assegnare, innanzi alla cui redistribuzione può succedere di tutto.

Ma prima ancora delle scelte e dei nomi, il dissenso è innanzitutto sul metodo, oltre che sulla condotta, che hanno accompagnato tali scelte. «Ho contestato e non condiviso da subito – ci risponde l’esponente forzista Luigi Di Dio – il metodo portato in avanti dal primo cittadino. Non mi è piaciuta l’idea delle consultazioni, a cui Greco non ha ricorso quando si è trattato di votare la presidenza del consiglio. Un’altra Gela aveva già il sindaco, Una buona idea il vicesindaco. Sulla presidenza il nostro fu un chiaro passo indietro, in cambio di un secondo assessorato. Si chiama accordo politico. Non un capriccio».

La stessa condotta tenuta dal sindaco, nell’ufficializzare la terna assessoriale a completamento della giunta, non è affatto piaciuta. Greco è intervenuto in piena seduta dei lavori in consiglio comunale interrompendolo di fatto. Prima di ufficializzare i tre assessori, ne ha approfittato per addirittura bacchettare la sua maggioranza.

«Quanto successo martedì in consiglio comunale – insiste il capogruppo di Una buona idea, Davide Sincero - è un qualcosa di assolutamente inaudito. Il sindaco è entrato in aula e, solo dopo una reprimenda alla sua maggioranza, ha ufficializzato i tre nomi mancanti in giunta. Uno show che poteva risparmiare alla città, in un luogo dove è un ospite, innanzi a rappresentanti eletti dai cittadini come lui. Il giudizio sulla composizione della giunta diventa assolutamente secondario».

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario cittadino del Pd, Peppe Di Cristina: «non condividiamo nel modo più categorico i toni ed i modi con cui il sindaco ha ufficializzato i nuovi tre assessori che si aggiungono ai quattro confermati. Toni e modi che consideriamo irrispettosi politicamente ed istituzionalmente, sia nei confronti dell’istituzione consiliare sia nei confronti della coalizione che lo ha sostenuto. Martedì prossimo, in direzione faremo le dovute riflessioni e decideremo le scelte politiche più opportune».

Del resto nella stessa seduta consiliare, il consigliere comunale di maggioranza, Pierpaolo Grisanti, di “Libera Mente”, ha tacciato l’intervento del sindaco «istituzionalmente non corretto e politicamente sgrammaticato. Rimaniamo leali al programma – ha concluso – e disposti a confrontarci per il governo della città ma consigliamo al sindaco di utilizzare quel metodo che ad oggi a lei è stato sconosciuto».

Non le manda certo a dire al primo cittadino, tra le fila dell’opposizione, il consigliere Totò Scerra: «ci viene a fare la predica su come deve comportarsi responsabilmente la maggioranza e fare da pungolo la minoranza, ma irrompe in un consiglio comunale ed utilizza l’aula consiliare come sala stampa. Quanto sta accadendo – sottolinea l’eletto in “Avanti Gela” - conferma ciò che asserisco dalla campagna elettorale: una coalizione creata per vincere ma non per governare».

Per la consigliere e vicepresidente consiliare, Paola Giudice, si assiste ad un «teatrino in aula consiliare, di fronte ad un consiglio comunale depotenziato dalle sue prerogative e costretto, insieme alla città, ad assistere alle solite beghe per uno strapuntino di potere che nulla hanno a che fare con il bene comune e che allontana irreversibilmente il cittadino dalle Istituzioni che dovrebbero rappresentarlo».

Una voce fuori dal coro è quella di Eugenio Catania presidente di Conflavoro-Pmi Gela e CL Sud: «salutiamo positivamente il rimpasto in seno al governo della città. A noi interessa lavorare ai progetti per la città, i discorsi da bar non ci appassionano. Alcune deleghe non hanno funzionato appieno ma varata e completata la nuova giunta, il primo cittadino dichiari quali sono gli obiettivi ed i programmi del suo governo, affinché le forze sociali ed imprenditoriali del territorio possano affiancarlo e se il caso supportarlo per la crescita della nostra comunità».

Intanto, all’Ars è stata approvata la legge che rinvia le elezioni provinciali. In essa è contenuta una norma autentica sul calcolo del premio di maggioranza secondo cui quando il 60 percento dei seggi non corrisponde ad una cifra intera ma ad un quoziente decimale, l’arrotondamento si effettua per eccesso in caso di decimale uguale o superiore a 50 centesimi ovvero per difetto in caso di decimale inferiore a 50 centesimi.

Nel caso di Gela che ha 24 consiglieri, il 60% equivale a 14,4 che va quindi ridotto a 14, non più 15 come ha interpretato la commissione elettorale che ha così assegnato il quinto seggio a Romina Morselli contro cui ha presentato ricorso Sara Cavallo, le cui percentuali di vedersi assegnato il seggio salgono a questo punto vertiginosamente. Il Tar non potrà non tenere conto della novella legislativa nel frattempo intervenuta.