Il progetto Argo-Cassiopea, tra i pochi progetti importanti, sul piano economico ed occupazionale, relativi al piano di riconversione industriale dello stabilimento Eni, rischia seriamente di non vedere la luce.
Un aborto indotto dall'inerzia della politica secondo le rappresentanze di categoria, quali i sindacati da un lato e le associazioni datoriali dall'altro. Non è una strana coincidenza, insomma, che tanto un sindacato come l'Ugl ed un associazione datoriale come Sicindustria, facciano appello alla politica affinché si intervenga per evitare l'abbandono definitivo del progetto.
Il segretario provinciale Ugl, Andrea Alario, non usa mezzi termini: «l'Ugl dice basta – si legge nella nota inviata ai media – a questo teatrino messo in campo da attori politici a cui poco importa dello sviluppo del territorio. Per cui, come fatto in passato, ci tocca assumerci le nostre responsabilità, scendere i campo e sostituirci a questi mesterianti della politica che dimostrano di non avere né la competenza né quel senso di attaccamento al territorio che dovrebbe essere insito nel loro ruolo».
Per Alario la parola d'ordine è cooperazione: «vogliamo instaurare – si prosegue nella nota - una cooperazione tra tutti gli attori secondo i ruoli ricoperti all'epoca della firma del protocollo, perché crediamo fermamente che una firma su un documento non è una mera sottoscrizione attestante, ma rappresenta e certifica la volontà di voler addivenire ad una soluzione del problema. Nel ricordare che l'Ugl ha firmato solo l'accordo al Mise perché aveva richiesto garanzie alternative occupazionali che dovevano concretizzarsi nella realizzazione di questi progetti, diciamo che ad oggi tutto questo è stato disatteso". E con l'auspicio del rispetto degli accordi si chiude la nota dell'Ugl.
Contestualmente un comunicato stampa è inviato ai media altresì da Sicindustria Caltanissetta ed anche il suo reggente, l'imprenditore gelese Gianfranco Caccamo, non le manda certo a dire: «la politica nazionale – afferma Caccamo – è affaccendata su temi che nulla hanno a che vedere con questioni come lavoro, crescita, produzione e formazione e, intanto, i giorni passano e un’azienda come Eni attende da mesi la proroga della Via per poter proseguire la parte più consistente degli investimenti previsti nel protocollo d’intesa di cinque anni fa con il rischio che, se questa proroga non dovesse arrivare entro ottobre, la base potrebbe non essere realizzata con le conseguenze immaginabili sia per il diretto di Eni sia per l’indotto».
Responsabilità che non sono nazionali, ma anche locali:
«da quando si è insediato il nuovo governo della città - continua l'imprenditore gelese - abbiamo aspettato che questo gruppo dirigente programmasse e ridisegnasse quanto annunciato in campagna elettorale. Invece, abbiamo assistito a un continuo rincorrere le emergenze senza alcuna programmazione e con una chiusura a tutte le forze sindacali e datoriali, attori primari dello sviluppo. Noi, come Sicindustria, ribadiamo il nostro ruolo di associazione autonoma, apartitica e a-governativa, capace di giudicare i progetti di una forza o gruppo politico senza mai affidare una delega generale in bianco. In questo caso, però, non possiamo che annotare l’assenza di riferimenti politici autorevoli a livello locale, regionale e nazionale.
La nostra associazione sta lavorando per riorganizzarsi, tra mille difficoltà, ma occorre poter contare su forze politiche capaci di costruire un percorso di crescita virtuoso, tra guardando ai prossimi 5, 10, 20 anni e non invece soltanto a quello che succederà al massimo nell’arco di una settimana. Questo serve a tutti – conclude il reggente provinciale di Confindustria – ma ancor di più a un territorio come il nostro caratterizzato, ahimè, da continue contrapposizioni e da una economia ormai troppo fragile per continuare a subire i contraccolpi di una politica troppo distratta, rancorosa e affamata di vendette personali, trascurando il bene supremo della collettività».
Non ci sta e rimanda al mittente le accuse il Senatore della Repubblica, eletto nel collegio di Gela ed Enna, il grillino gelese Pietro Lorefice: «sono mesi che mi occupo della questione – replica Lorefice – e con il Movimento 5 Stelle siamo ben consci dell’importanza della proroga per i lavoratori e per tutto il nostro territorio, ma vorremmo che la stessa non venisse strumentalizzata, magari per sottrarsi agli impegni presi. Il mio numero di telefono è pubblico e lo conoscono in tanti. Sono sempre a disposizione e spero che l’incontro richiesto dall’amministrazione comunale e dai sindacati, si tenga prima possibile”.
Ma la novità che porta in serbo con le sue dichiarazioni il senatore del Movimento 5 Stelle è un'altra e cioè che non è la mancata Valutazione d'Impatto Ambientale (Via) ciò che blocca l'iter, ma un parere della Regione Siciliana: «facciamo chiarezza – puntualizza Lorefice -, la Commissione VIA del ministero dell’Ambiente ha dato parere favorevole alla richiesta di Eni il quattro luglio scorso e si attende il parere del ministero per i Beni e le Attività culturali. Quest’ultimo, ancora, non ha comunicato la propria posizione non per inattività o per la sopravvenuta crisi, bensì perché nonostante i ripetuti solleciti è ancora in attesa di un riscontro da parte della Regione Siciliana per un parere univoco».
Intanto, anche la “Triplice” alza la voce. Sulla vicenda “Argo-Cassiopea” le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil additano lo «Stato latitante», quale «principale azionista Eni» ed invocano una «Conferenza Stato-Regione presso il Mise» per riprendere un discorso lasciato in sospeso sul rilancio produttivo dell'area, ad iniziare dalla questione del Gas. Di nuovo, “la Gela dello scaricabarile e del fuoco incrociato” emerge con tutta nettezza. Si auspica collaborazione, concertazione, sparando nel frattempo a raffica. La colpa? E' sempre degli altri. Vera unione d'intenti a difesa del territorio? Ma quando mai. Ai miracoli non crede più nessuno.