Martedì scorso è ricorso il quinto anniversario del referendum consultivo popolare indetto dal Comune di Gela ai sensi della L. r. 8/2014, dopo l'avvenuta deliberazione del consiglio comunale a maggioranza qualificata
. Sotto il sole cocente ed in piena estate, si recarono quasi 24 mila gelesi alle urne, in un numero tutt'altro che distante da quello registrato in termini di affluenza alle recenti elezioni comunali, in quel caso però senza politica e partiti ufficialmente schierati, ma con la sola mobilitazione di un comitato di cittadini, il Csag (Comitato per lo Sviluppo dell'Area Gelese) coordinato dall'ebanista gelese Filippo Franzone, in prosecuzione del già Comitato Progetto Provincia (del Golfo di Gela).
Il 99% dei votanti diede consenso favorevole all'ingresso di Gela nel libero Consorzio di Catania, ma più che altro ciò che veniva puntualmente confermato direttamente dai cittadini ai seggi, era la chiarissima volontà di abbandonare l'ex Provincia di Caltanissetta, così come già stabilito del resto in due precedenti delibere comunali.
Con la Lr 15/2015 il Libero consorzio di Comuni di Catania fu inglobato nella Città metropolitana di Catania e Gela, come Niscemi, Piazza Armerina e Licodia Eubea dovettero, ancora una volta, ribadire la volontà di staccarsi dall'ente intermedio di appartenenza, attraverso un'ulteriore delibera comunale approvata a maggioranza assoluta.
Gela non vuole restare nell'ente territoriale intermedio nisseno e lo ha detto in tutte le salse, in ossequio e nel pieno rispetto delle leggi in vigore. Un'aspirazione legittima, nel frattempo tradottasi in un vero e proprio diritto acquisito, che l'Ars – invero – si ostina da decenni a negare, sin da quando una mostruosa raccolta firme permise la presentazione della prima legge di iniziativa popolare volta ad istituire la “Provincia di Gela”. Tutto deve rimanere invece così com'è, perché non devono cambiare gli equilibri preesistenti, relativi ai collegi e quindi ai bacini ed orticelli elettorali, ma anche economico-produttivi e quindi non solo meramente demografici ma anche e soprattutto fiscali.
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Eppure, pur sapendo di tale contrarietà, da Lombardo (foto a sinistra) fino a Musumeci (foto a destra), passando attraverso Crocetta, (nella foto al centro) nessuno dei ultimi tre candidati ed eletti alla presidenza della Regione, si è fatto scrupoli nel promettere a Gela, nei comizi in luoghi aperti, come nelle ospitate in luoghi chiusi quali teatro, cinema e studi televisivi oltre che radiofonici, ciò che ha tranquillamente disatteso. “Governatori double-face”, per l'appunto. Due facce di una stessa medaglia, all'insegna del “Gattopardo”.
Come dimenticare, ad esempio, quel Raffaele Lombardo, leader dell'allora sempre più crescente Mpa (Movimento per l'Autonomia), venirci a dire a Gela, in un comizio elettorale per le regionali in cui si candidava alla Presidenza, che l'allora quinto comune della Sicilia aveva tutti i requisiti per staccarsi da Caltanissetta e diventare a sua volta provincia a tutti gli effetti. Rincarando la dose, come se non bastasse, nell'assicurare che durante il suo mandato sarebbe stata consolidata la statale 417 bis nel tratto tra Gela e Caltagirone. Stiamo ancora aspettando.
Che dire poi di Crocetta, il primo ed unico gelese presidente di Regione capace di produrre per la sua città, solo la chiusura della raffinazione convenzionale e la conversione in “green refinery”, (fregandosene altamente e) vantandosene pure, per un piccolo impiantino dell'oramai ex stabilimento petrolifero in cui Crocetta ha lavorato e che, quindi, sa benissimo di cosa stiamo parlando. Così come della “mancia delle compensazioni”, perché di questo si tratta in raffronto ai milioni di euro che sono transitati nei lavori dell'indotto, che tanto ha famelicamente interessato gli imprenditori mafiosi, così come gli stessi professionisti dell'antimafia. Crocetta sindaco dei gelesi favorevole alla Provincia di Gela.
Crocetta sindaco dei siciliani, da Governatore, favorevole al libero consorzio Calta-Gela (con Caltagirone). Poi si è fermato e non sapremo a cosa sarebbe stato favorevole, magari da Ministro della Repubblica o addirittura da presidente del Consiglio. Purtroppo per lui, il nemico Renzi gli ha sbarrato la strada, quello stesso con cui ha condiviso la firma del protocollo: chissà perché nel “fottere” Gela all'improvviso vanno tutti d'amore e d'accordo!
Ma se pensavamo da gelesi di aver visto tutto con un nostro “concittadino a Palazzo d'Orleans” ebbene il Musumeci dal rigore morale, l'uomo tutto d'un pezzo, sta facendo di tutto per stupirci.
Lo abbiamo visto dalla parte delle aspirazioni dei Comuni di Gela, Niscemi, Piazza Armerina e Licodia Eubea, in veste di oppositore al Presidente Crocetta, così come si legge nel resoconto stenografico della seduta dell'Ars in cui si tratta l'argomento. Lo abbiamo sentito dire nella sua campagna elettorale a Gela che le «volontà popolari verranno rispettate» e sollecitato dal Csag, lo abbiamo pure sentito dire, da neo eletto presidente di Regione, durante un comizio elettorale del suo delfino Cammarata, poi eletto sindaco alle comunali di Piazza Armerina, di abbassare lo striscione in cui lo si invitava ad onorare gli impegni, perché Musumeci «li onora sempre gli impegni, a differenza di altri».
Ma passano i mesi, gli anni, il mandato prosegue tra alti e bassi e scopriamo dal Csag che quel Musumeci che prima incontrava le delegazioni del comitato, all'improvviso sfugge ad ogni tentativo d'incontro. Ed addirittura, intervistato dal collega Franco Gallo, tramuta quelle che erano anche per lui aspirazioni legittime e diritti acquisiti, in «desideri che non sempre si possono realizzare». E cosa dobbiamo aspettarci ancora?