Un giudice civile del “tribunale di Gela”, una donna, per la prima volta nella storia di questo giovane presidio giudiziario è candidato alle elezioni per il rinnovo del Plenum del C.S.M. (Consiglio Superiore della Magistratura).
Si chiama Veronica Vaccaro (nella foto), ha 51 anni ed è originaria di Piacenza. E’ cresciuta a Velletri, ha studiato a Roma, dove si è laureata in giurisprudenza con 110 e lode, ed ora abita a Vittoria perché ha sposato un fisioterapista di Acate con il quale ha avuto due figli: un maschio di 10 anni, Matteo, e una femmina di 8, Maria Stella. In quasi 20 anni di servizio (è arrivata qui nel 2003) ha fatto il giudice penale per 13 anni ricoprendo tutti i ruoli disponibili, compresi il Gip il Gup e quelli apicali in regime di supplenza, perché nel tribunale gelese si registra il più alto turn-over di magistrati a causa di una pianta organica, che, già inadeguata ai pesanti carichi di lavoro, risulta perennemente scoperta almeno del 20%. Gela è considerata sede disagiata e in questo “tribunale di frontiera” quasi nessuno vuol venire volontariamente. Arrivano, d’ufficio, solo i magistrati di prima nomina, gli ex “uditori”, quelli che nel gennaio del ‘91, l’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, chiamò “giudici ragazzini” durante la cerimonia di apertura del tribunale appena istituito.
E proprio loro sono pronti a “scappare” appena concludono il periodo obbligatorio di permanenza in questa sede.
Anche nei propositi di Veronica Vaccaro c’era la voglia di andare via, malgrado la passione per la sua professione e i legami nati con questa terra.
«Il mio obiettivo, però, era quello di tornare a Roma – ci confessa con un pizzico di amarezza – ma poi le pressioni di mio marito, gli appelli del presidente del tribunale Genco, e l’erogazione di nuovi incentivi economici da parte del ministero della Giustizia mi hanno indotto a restare a Gela».
Un gran guadagno per lo Stato e per il tribunale perché l’attività lavorativa di Veronica Vaccaro ha dell’incredibile. Negli ultimi 5 anni dedicati al civile, ha emesso sentenze alla media di due al giorno; nessun arretrato nei processi; i rinvii delle udienze sul ruolo sono calendarizzati all’inizio di dicembre 2022; molte sue sentenze civili e penali sono state pubblicate in riviste specializzate e fanno già giurisprudenza. Durante il periodo della pandemia il suo ufficio ha sperimentato, primi in Italia, l’udienza civile telematica, a soli due giorni dall’adozione del decreto ministeriale sulla “stanza virtuale” del magistrato, emanando il primo decreto di organizzazione dell’udienza telematica civile.
Una lavoratrice inarrestabile, sempre scrupolosa e attenta (anche durante le sue gravidanze) con esperienza e professionalità. Valori e conoscenze che ora intende mettere al servizio del Csm con la sua candidatura.
Intanto, ci tiene a precisare che non appartiene a nessuna corrente di magistrati e che è stata scelta dal comitato “Altra Proposta” per sorteggio, accettando poi di candidarsi nel collegio n. 4 che comprende le regioni di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Si voterà il 18 e 19 settembre, con le nuove regole che si richiamano alla riforma della Giustizia, “Cartabia”. Al nuovo Csm il compito di cancellare ogni residuo del sistema correntizio-clientelare esploso nel 2019 con il caso Palamara «La conseguenza di questo dominio delle correnti – scrive Vaccaro nel suo manifesto elettorale inviato ai colleghi del collegio – ha comportato la trasformazione del Csm. da una “rappresentatività di tipo categoriale-corporativo ad una“rappresentatività di tipo politico-ideologico”, atteso che i consiglieri togati sono diventati espressione non tanto della categoria di appartenenza, quanto, piuttosto, delle correnti organizzate, politicamente orientate».
Votare, dunque, per cambiare.
Con lei compresa, i magistrati indipendenti sorteggiati e candidati nei vari collegi dal comitato “Altra Proposta”, alla presenza di un notaio, sono 11: otto giudici di merito (due per ogni collegio), un pubblico ministero e un consigliere di Cassazione.
Spulciando tra i loro nomi abbiamo scoperto con piacere che nel collegio n. 2 (Liguria, Toscana, Umbria e Lazio) figura candidata la dottoressa Serafina Cannatà, attuale giudice presso il tribunale di Firenze ma per oltre un decennio in servizio a Gela.
Gli indipendenti si devono misurare con i candidati delle correnti tradizionali dei magistrati. Sanno che è una lotta impari, una sorta di Davide contro Golia, ma non lo dicono. Veronica Vaccaro, piuttosto, appare ancora più combattiva e determinata, pronta ad andare avanti senza sentirsi per nulla svantaggiata. «Sono stata sorteggiata e ho accettato la sfida, dichiarandomi disponibile ad affrontare questa candidatura estranea a logiche di “appartenenza correntizia” – ha detto ai cronisti – perché questa particolare modalità di accesso alla candidatura mi dà forza in quanto garantisce la mia libertà da impegni correntizi e da “debiti politici“».
– Perché ha deciso di accettare la candidatura?
«Perché penso che possa dare un contributo alla magistratura italiana, soprattutto alla luce della mia esperienza gelese fatta di grandi sacrifici, visti i carichi di lavoro».
– ha degli argomenti particolare da portare in discussione e per i quali battersi?
«Ho stilato un mio programma minimo di proposte che si può sintetizzare in 6 punti. Eccolo.
1) Determinazione di un carico unico di lavoro nazionale, specificato secondo criteri quantitativi e qualitativi, con l’obiettivo di rendere omogenea la prestazione lavorativa su tutto il territorio nazionale, con la conseguenza che se un ufficio risulta sottoposto a pesanti carichi di lavoro, sarà necessario un aumento della pianta organica proporzionato al carico di lavoro esigibile. Si tutelerebbe la salute dei magistrati e si scoraggerebbe così la fuga da quei 5 tribunali di frontiera, tra cui Gela, tradizionalmente qualificati disagiati.
2) Modificare le modalità di trasferimento d’ufficio presso le sedi disagiate garantendo l’incentivo economico non per venire, ma per restare nella sede, dopo il quadriennio maturato per il trasferimento, e ciò allo scopo di fronteggiare la periodica scopertura dei ruoli per il frequente turnover.
3) Regolare l’accesso agli incarichi “fuori ruolo” dei magistrati ordinari attraverso un interpello che garantisca la trasparenza del conferimento dell’ufficio, con la precisazione che l’aver maturato tale esperienza professionale in sede di concorso direttivo e semidirettivo deve essere valutato recessivamente rispetto a chi abbia esercitato sempre funzioni giurisdizionali.
4) Sollecitare il Ministero della Giustizia per un aumento dell’organico dei Magistrati Distrettuali presso le Corti d’Appello allo scopo di far fronte in via preventiva alle improvvise scoperture dei ruoli per vicende collegate ai congedi dei magistrati per mesi o alle scoperture per avvenuto trasferimento.
5) Sollecitare il Ministero della Giustizia affinché anche per i magistrati vengano riconosciuti e retribuiti i periodi di congedo per malattia.
6) Opporsi fermamente al progetto in corso di elaborazione in Italia per l’adozione di sentenze predittive, emesse da sistemi di intelligenza artificiale secondo algoritmi addestrati; se da una parte, infatti, permetterebbero lo smaltimento dell’arretrato e la velocizzazione delle definizioni, dall’altra annullerebbero l’alto valore della giurisdizione, che resta un fatto squisitamente umano.
Veronica Vaccaro infine fa appello alla solidarietà e al consenso dei suoi colleghi. «Non mi propongo come la migliore, ma come un magistrato che interpreta la professione come un servizio a favore del popolo italiano nel cui nome è amministrata la Giustizia, così come prescrive l’art. 101 della nostra Costituzione. A Voi spetta il compito di scegliermi, se condividete le mie idee e se ritenete che valga la pena di sostenerle nel comune interesse della categoria, per un nostro futuro migliore».