Dodici auto extralusso sotto sequestro giudiziario, Si aggrava la situazione dei fratelli Mendola

Dodici auto extralusso sotto sequestro giudiziario, Si aggrava la situazione dei fratelli Mendola

E' diventata quasi una sfida quella tra i fratelli Mendola – Concetta, Angelo ed Emanuele, titolari di un'impresa di costruzioni metalliche, la Sital Impianti – e la magistratura, che dopo aver dichiarato fallita l’azienda per operazioni fiscali irregolari e con un'evasione fiscale di oltre 3 milioni di euro, ha proceduto al sequestro di 12 automobili di lusso facenti parte del parco macchine dell'azienda.

Tre erano di proprietà della ditta, 9 invece erano detenute in leasing. Le 3 macchine della ditta sono state richieste indietro dall'amministratore giudiziario della stessa impresa, nominato con l’avvio dell’amministrazione controllata; le nove macchine che erano in leasing sono state rivendicate dall'azienda noleggiatrice perchè il nolo non veniva pagato da diverso tempo. 

«Il loro atteggiamento – ci spiega il capo della Procura della Repubblica, Salvatore Vella – era tipico di quanti verosimilmente sono convinti che nulla e nessuno possa toccarli e continuavano ad andare in giro con Lamborghini, Ferrari e Porche come se nulla fosse. Nei loro confronti viene ipotizzato il reato di appropriazione indebita. Ma a loro carico, in altro procedimento, pende anche l'accusa ben più grave di corruzione mentre stiamo valutando altre possibili violazioni del codice penale».

Un impressionante schieramento di poliziotti, quasi un'ottantina di agenti, ha vigilato dentro e fuori il cantiere affinchè l'ordinanza di sequestro delle auto venisse eseguita senza incidenti.

La notifica del provvedimento giudiziario, infatti, ha suscitato la reazione dei titolari dell'impresa che hanno protestato con veemenza contro le forze dell'ordine dicendosi perseguitati ingiustamente dai pm Salvatore Vella (procuratore capo)  e Dina Alletta (Sostituto procuratore) firmatari dell'ordinanza. Contestazione che viene fermamente respinta dagli interessati.

«Noi siamo molto sereni nel nostro lavoro, replica il Procuratore capo, Vella. Chiaramente non si può parlare ne' di vendetta nè di altro.

Stiamo continuando a indagare come facciamo nei confronti di tutti. Sicuramente questi atteggiamenti di prepotenza non ci intimidiscono minimamente e quello che dobbiamo fare lo facciamo, ferma restando sempre la possibilità per gli indagati di difendersi nelle sedi opportune». In mattinata, gli imprenditori sono stati condotti in ospedale per «stato ansioso reattivo».

Pochi giorni prima, gli stessi fratelli Mendola, ex dirigenti del Gela Calcio, invece, con al seguito un gruppo di una decina di persone della Sital Impianti già colpita dalla dichiarazione di fallimento, si erano radunati davanti al tribunale chiedendo con accanita insistenza di essere ricevuti dai magistrati Fabrizio Furnari, dal procuratore, Vella, e dal giudice Stefania Sgroi, perchè revocassero il provvedimento.

I metronotte in servizio hanno però impedito questa azione di forza che a Gela non ha precedenti e che appare sempre più evidente frutto di quel clima di pesante scontro instaurato in Italia dal conflitto tra governo e forze politiche di maggioranza, da una parte, e magistratura dall'altra. Una battaglia continua fra i tre poteri dello Stato: esecutivo e legislativo (a maggioranza) insieme contro il giudiziario definito "covo di toghe rosse" quando non si piega ai provvedimenti incostituzionali (e dunque illegittimi) del governo e delle forze che lo sostengono.

La lotta è diventata così palese e plateale da sdoganare il principio quasi eversivo che la magistratura è un nemico da contestare, le sentenze se non piacciono sono da criticare, i giudici da isolare, controllare ed eventualmente punire. Insomma viene sdoganata la critica intimidatoria contro i magistrati. A Roma come nelle periferie più remote.

Gela per fortuna ha reagito con fermezza democratica alla prima manifestazione di questo fenomeno di intolleranza strumentale e ai magistrati presi di mira sono giunti numerosi messaggi di sincera solidarietà da parte di colleghi, ordini professionali, associazioni, forze politiche, organi istituzionali e semplici cittadini.

Questo è il documento diffuso dalla sezione nissena dell'Associazione Nazionale Magistrati.

In un clima caratterizzato da gratuiti attacchi alla magistratura volti a minarne costantemente la considerazione presso i cittadini, assistiamo con sconcerto a quanto accaduto in data 08.04.2025 presso il Tribunale di Gela. 

Fermamente convinti che ci si debba sempre difendere nel processo e non dal processo, intendiamo evidenziare che il legittimo dissenso nei confronti di provvedimenti adottati dall’ A.G. non può mai estrinsecarsi in condotte che siano contrarie al rispetto della continenza espositiva e, soprattutto, non può tradursi in iniziative plateali volte a (tentare di) condizionare l’operato dei dottori Fabrizio Furnari, Stefania Sgroi e Salvatore Vella. 

Nel ringraziare le forze dell’ordine e il personale di vigilanza presso il Palazzo di Giustizia di Gela per la professionalità dimostrata, ci auguriamo che vengano adottate le opportune iniziative a tutela dei magistrati coinvolti e che vengano implementate le risorse destinate alla vigilanza e alla sicurezza nei palazzi di giustizia del distretto di Caltanissetta, al fine di evitare il ripetersi di episodi come quello accaduto. 

Esprimiamo pertanto piena solidarietà ai colleghi nella certezza che gli accadimenti occorsi non potranno turbarne la serenità e la determinazione nel quotidiano impegno nell’esercizio della funzione giurisdizionale.

Ancora più forte e decisa la presa di posizione degli avvocati del foro di Gela, che attraverso la nota stampa a firma della presidente del Consiglio dell’Ordine avv. Maria Antonia Giordano, hanno preso posizione, solidarizzando con i due magistrati coinvolti nella vicenda. Eccone il testo integrale:

«Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Gela, vendo appreso di gravi e scomposti episodi di protesta da parte di alcuni cittadini che dinanzi l’ingresso del Tribunale manifestavano dissenso avverso un provvedimento giudiziale dal Tribuale di Gela – sezione fallimentare – stigmatizza il grave fatto accaduto e manifesta solidarietà a quanti – magistrati giudicanti e requirenti, Forze dell’Ordine, Avvocati, Operatori del Diritto, esercitano le loro funzioni nella giurisdizione e nella Giustizia per la tutela dei diritti di ogni cittadino.

Pur nella consapevolezza che le sentenze in materie dove sono in gioco interessi di soggetti deboli, tutela del lavoro e mezzi di sussistenza delle famiglie possano avere effetti devastanti, tuttavia deve ritenersi prioritaria l’esigenza di pretendere che la tutela dei diritti di ogni ingolo cittadino che si consideri leso da provvedimenti giudiziari ritenuti ingiusti, vada esercitata attraverso i rimedigiuridici previsti dal nostro ordinamento a presidio del giusto processo e per il contempeamento degli interessi di tutti i soggetti parti del processo penale o del procedimento civile.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Gela condanna i gravi fatti accaduti, manifesta dissenso e ferma contrarità sulle modalità di protesta adoperate dai protagonisti dei fatti censurati, auspica che fatti analoghi non abbiano più a ripetersi, perchè, oltre a creare allarme sociale, sono contrari ai fondamentali principi di diritto vigenti nel nostro ordinamento giuridico».

Gela, 12 aprile 2025

Grande soddisfazione, infine, è stata espressa dal Procuratore Salvatore Vella.

«Ho apprezzato molto il comunicato del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Gela, ha detto Vella. Ho chiamato il presidente per ringraziare l'intera categoria, sia per il gesto sia per il contenuto della loro ferma presa di posizione».