Ospedale e sanità; discarica, termo-utilizzatore e rifiuti; acqua ed agricoltura; portualità, autostrada e tangenziale; l’elenco potrebbe continuare con un preciso filo conduttore che vede l’amministrazione locale non giocare mai in anticipo.
Semmai, si ritrova sovente indietro, per non dire quasi sempre, con la città che ne paga, inevitabilmente, dazio. Le cronache di questi giorni hanno solo ribadito quello che è un andazzo consolidato.
Sull’ospedale e la sanità il dato è sotto gli occhi di tutti, con il depauperamento dei servizi ospedalieri e sanitari su Gela, la cui offerta è sempre più lacunosa, scadente, lontanamente non rispondente alle esigenze e bisogni della città più popolosa ed area ad alto rischio ambientale dell’intero ambito sanitario provinciale nisseno. Il tutto senza fiatare da parte del primo cittadino, laddove per un “Sant’Elia” che gode nettamente di maggiore salute rispetto al “Vittorio Emanuele III”, il sindaco di Caltanissetta, il grillino Gambino, alza la voce per rivendicare nuovi servizi e si mette di traverso rispetto all’ipotesi di un policlinico universitario ennese.
Sui rifiuti, fuori dal consiglio d’amministrazione della Srr4, il sindaco ha dovuto ingoiare il rospo sulla discarica gelese di “Timpazzo” e sull’affidamento del servizio di raccolta Rsu alla “Impianti Srr”, partecipata in house della Srr4. In attesa, il servizio è stato prorogato al vecchio gestore che si limita all’essenziale e manco quello. Una città sporca e non solo, invasa dal verde selvaggio che la “Ghelas multiservizi”, anch’essa in regime di proroga, in virtù di un personale apposito dal numero inferiore a quello delle dita di una mano, non riesce a curare. Tanto da costringere l’amministratore unico della partecipata comunale, ad esternare la volontà di scaricare dalla Ghelas quel servizio.
Non solo, il primo cittadino si ritrova ad apprendere la notizia dalla stampa regionale e nazionale di un termovalorizzatore a Gela. Attonito, anziché andare a chiedere lumi al presidente della Regione, Nello Musumeci, che aveva fatto quella dichiarazione, si è diretto a Palermo per parlare con il Presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, il più convito dei contrari alla ricandidatura di Musumeci nel centrodestra per la corsa a Palazzo d’Orleans. Una visita dunque politica e tutt’altro che istituzionale di difesa del territorio. Per poi scoprire da anticipazioni giornalistiche locali e dall’incontro con i manager delle due società proponenti il progetto, che non si tratta di inceneritore/termovalorizzatore, ma di ben altro.
Non cambia il discorso sull’acqua e l’agricoltura. Se la presidenza della Srr nei rifiuti è toccata al sindaco di Butera, quella dell’Ati, nel sistema idrico integrato d’ambito provinciale, è toccata al sindaco di Niscemi. Gela si conferma ai margini dei tavoli e fuori dalle stanze decisionali, costretta in questo caso ad allinearsi alla stregua di un qualsiasi paesino del vallone.
Dai tuoni e fulmini di inizio mandato, si è passati alle strette di mano e pacche sulle spalle con i dirigenti del gestore in men che non si dica. Notizia di questi ultimi giorni è che il vero bacino di Gela, la diga Cimia, invaserà zero, come i risultati promessi e mai mantenuti innanzi alle rivendicazioni degli agricoltori manifestate a ponte olivo così come nei pressi delle dighe. L’intero comparto è in ginocchio, soprattutto a causa della carenza idrica, con dighe naturali che non provvedono, quella artificiale non utilizzata ed a cui si aggiungono condotte colabrodo. Tanto da indurre gli agricoltori a guardare con fiducia al progetto di riutilizzo delle acque reflue suggerito nei giorni scorsi dal Pd gelese, attraverso il suo dirigente, già assessore comunale e presidente del consiglio comunale, Giuseppe Fava.
Anche la notizia dell’inserimento della portualità gelese nell’ambito dell’autorità portuale della Sicilia occidentale è stata appresa dai gelesi, con in testa il primo cittadino, dagli organi di stampa. Complimenti, felicitazioni, ma intanto non si riescono ancora a spendere i soldi delle compensazioni per il dragaggio ed il pennello del porto rifugio, con tutto fermo all’ultimo tavolo prefettizio. Un tavolo frequentatissimo durante questo mandato e dove stazionano diverse questioni, dal porto alla sicurezza cittadina ed anche nella zona industriale ed altro ancora. Come se il prefetto fosse un dirigente di ruolo con incarico permanente, quando invece è un burocrate, capacissimo e stimatissimo quanto si vuole, ma che cambia con il succedersi dei governi ed a volte durante lo stesso governo in carica.
E mentre questa città ha finito di sperare nel completamento dell’autostrada Siracusa-Gela, della Santo Stefano Camastra - Gela, del raddoppio della Catania – Gela, giunge notizia del passaggio favorevole a livello nazionale dell’iter per i lavori di quella tangenziale che dovrebbe finalmente dare un fondamento alla Caltanissetta – Gela, visto che fino ad oggi sarebbe più corretto chiamarla Caltanissetta – Butera. La palla ora passa a livello regionale ed in particolare all’autorità di bacino per poi l’ultimo sì dell’Anas. A riferirne è il senatore pentastellato del collegio, Pietro Lorefice, che non ha minimamente accennato ad una interlocuzione con il sindaco della città.
Per dirla tutta, in questo primo triennio, l’esperienza amministrativa targata Lucio Greco è stata quella di un sindaco “civico” ma a braccia aperte verso i partiti interessati al “bene della città”. Purtroppo per lui, ha saputo raccogliere partitini, con l’unico partito vero dentro la giunta, come Forza Italia, che alla stampa conferma la sua adesione al progetto di governo cittadino, ma che in consiglio comunale è spesso assente, fuori registro o riluttante a rimanere nei ranghi. I partiti che vanno per la maggiore, con percentuali di consenso vere e non prefissi telefonici, che poi governano a Roma e Palermo, a Gela sono invece tutti all’opposizione, vedi Pd, M5s, Lega, DiventeràBellissima/Fdi.
Causalità o combinazione, il riscontro nei fatti è che nei servizi come nelle infrastrutture, questa amministrazione è perennemente in ritardo, non di rado viene a conoscenza delle ultime novità dalla stampa, a cui risponde con ulteriori comunicati a quelli prodotti quotidianamente per far sapere ai gelesi che c’è e che a modo suo, non lo mettiamo in dubbio, lavora.
Ma pensare di governare una città di settantamila residenti, problematica, come Gela, puntando forte sulla comunicazione, a prescindere se per scelta o perché costretti, sarà pure riuscito a qualcuno in passato, ma oggi è diventato un film visto ed un vicolo cieco. Se oggi si galleggia non è per una presenza assidua nei media, ma perché i consiglieri tengono tanto alla loro poltrona, legata a quelle di sindaco e assessori che salterebbero, tutte, in caso di sfiducia o non approvazione del bilancio.
Una situazione poco edificante, anzi diciamola tutta, imbarazzante, con liti e beghe di cortile persino su argomenti e criticità sui quali la convergenza appare per quella che è, cioè naturale e dunque scontata, come nel caso del salvataggio di un pontile sbarcatoio, oggi ricordato come manufatto storico e culturale, ma negli anni lasciato marcire e per il quale lo scrupolo di coscienza è arrivato solo dopo il decreto regionale di demolizione. Non neghiamo che con i tempi che corrono, oggi candidarsi a fare il sindaco, specie nella Gela della rincorsa continua ad emergenze ereditate dalle precedenti amministrazioni, è quasi una follia e non mancano le attenuanti. Ma nessuno ti ha puntato la pistola alla tempia e se ci metti pure del tuo diventa tutto un altro discorso.
Magari nei rapporti con le istituzioni centrali e regionali ha contribuito la sfortuna, una certa casualità, la “chimica” caratteriale degli interlocutori, ma la formula “spuria” in cui si è tradotto il progetto civico elettorale, se non errata, di certo non sembra aiutare affatto. Si può sempre cambiare idea su questa formula, non è da stolti, ma anche nel ricredersi su di essa, il ritardo accumulato è già pesante.