Un’altra battaglia ingaggiata dallo storico Nuccio Mulè (nel riquadro della foto)
L’ultima, in ordine di tempo, riguarda le condizioni in cui versa l’edificio di fine Ottocento che costeggia il muro perimetrale del cimitero monumentale di Caposoprano, con annessa chiesetta intitolata a San Nicola da Tolentino, una cripta con ancora i defunti dentro e un colombaio cimiteriale. Il tutto, parte di un edificio di due piani dove sono custoditi – si fa per dire – pezzi importanti di un’archeologia religiosa che non c’è più, e che, purtroppo, è rimasta abbandonata e nel tempo è stata presa di mira da predatori senza scrupoli, con responsabilità gravi da parte di chi sarebbe dovuto intervenire per mettere in sicurezza il monumento.
Il prof. Nuccio Mulè, come è solito fare, preso atto dell’insensibilità manifestata dalle competenti istituzioni di fronte ai suoi segnalazioni e solleciti, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Musumeci, all’assessore regionale ai beni culturali Samonà, alla soprintendente dei beni culturali di Caltanissetta Daniela Vullo, al sindaco di Gela Greco, al Vescovo della diocesi di Piazza Armerina Gisana, alla Procura della Repubblica del tribunale di Gela, Asaro e agli organi di stampa.
«Nella zona adiacente al Cimitero monumentale di Gela – scrive Mulè – esiste un complesso monumentale di fine Ottocento, di proprietà del Comune di Gela, costituito da un edificio a due piani, una chiesetta, quella di San Nicola di Tolentino, con una cripta e un colombaio cimiteriale i cui loculi sono tuttora occupati da defunti di primo Novecento».
Scrive ancora il prof. Mulè: «L’edificio, oggi sede della Biblioteca e, fino a qualche lustro fa, di due assessorati comunali, dopo la ristrutturazione degli anni Ottanta si trova in massima parte ancora in buone condizioni; stessa cosa non si può dire per la chiesetta, la cripta e il colombaio adiacenti che purtroppo versano in uno stato di abbandono totale dopo le dismissioni dalla fruizione religiosa del 2001, tant’è che da allora in poi c’è stata una continua espoliazione clandestina di suppellettili chiesastici e non, seguita da azioni vandaliche perpetrate anche con la profanazione delle tombe. Quanto scritto è già stato oggetto di precedenti lettere aperte di denuncia a cui mai hanno avuto una benchè minima risposta sia in termini epistolari sia in termini di intervento sul bene in oggetto.
Purtroppo, dopo lo smontaggio della torre campanaria e le puntellature della chiesetta diSan Nicola, della cripta e del colombaio di qualche ventennio fa, non si è provveduto al loro consolidamento con il risultato che oggi tali strutture versano in uno stato pietoso con probabili pericoli di crolli imminenti in particolare dei muri con i loculi ancora contenenti le casse da morto.
Con quanto sopra esposto, pertanto, si vuole coinvolgere le SS.VV. ad attivarsi sinergicamente per evitare che un altro, l’ennesimo, bene monumentale di Gela “passi a miglior vita».