La domanda sembra tra le più semplici, ma in realtà non lo è affatto. E la risposta, non a caso, dipende da diverse variabili: dalla qualità politica, alla natura dell’interlocutore, dalla posizione geografica alla cornice storica e così via.
Eppure basterebbe guardare al dato empirico. Cioè ai fatti, nudi e crudi. Gela è ancora oggi, nonostante un iter di migrazione alla Città Metropolitana di Catania avviato e validato da leggi in vigore, fra l’altro democraticamente supportato dal voto referendario favorevole di 24.000 elettori, nel Libero Consorzio di Caltanissetta, in attesa che la Regione si decida di sbloccare le elezioni degli enti intermedi, le quali sono oggetto di impugnativa al Tar da parte del Csag.
Una situazione che ci tiene nel limbo dell’incompiuta, di chi non è né carne, né pesce. Infatti, per quasi tutti i servizi erogati sulla base delle decisioni politiche, la Sicilia è divisa in occidentale ed orientale. Per la burocrazia, longa manus di una politica antiquata che ancora oggi gestisce e “spartisce” i servizi, le ex province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, sono da computare nella Sicilia occidentale, viceversa Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna, nella Sicilia orientale.
Ma per tutto ciò che non è erogato o gestito dalla Regione o dalla Provincia, in ciò che ad esempio concerne studi, trasporti ed infrastrutture, commercio, economie, svago, storia, i cittadini gelesi si sono sempre rivolti alla Sicilia orientale. Non ci stancheremo mai di ricordarlo, perché noi siamo quei cittadini gelesi.
Orbene, è di ieri la notizia che Gela farà parte dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale. Tutto il lavoro per entrare nella Zes (Zona Economica Speciale) della Sicilia Orientale, il lavoro svolto per far parte dell’Area logistica integrata del quadrante sud orientale della Sicilia, vorrebbe essere cancellato con un colpo di spugna e vanificato da scelte politiche condotte in solitaria, senza consultare la popolazione, senza guardare le scelte già fatte e le vocazioni tutte inclini verso la direzione di Catania e del versante orientale dell’isola. Scelte illogiche ed irrazionali: basterebbe solo far notare che l’Interporto di Catania è a 90 km da Gela, contro i 180 (il doppio) dell’interporto di Palermo.
Cosa comporterà tutto ciò? Confusione, soltanto confusione. E nella confusione, Palermo non investirà a Gela perche la Zes e l’Area logistica integrata sono con Catania e quest’ultima non investirà a Gela perché con l’Autorità portuale di Palermo.
E la politica locale? In festa per il risultato ottenuto. Ma è la stessa politica che invitava i gelesi ad andare al mare durante il referendum per l’adesione a Catania svolto a metà luglio del 2014? La stessa politica inattiva ed inerte oltre ce incapace di portare finanziamenti alla città? Non ci sorprende. Una politica con la “p” minuscolissima, quasi invisibile.
Tutti contenti perché ancora una volta si è scelto in nome e per conto di Gela contro le volontà gelesi. Speriamo che il tempo ci smentisca, ma finora raramente ci siamo sbagliati.