Fra le varie costanti, a Gela ci ricorderemo di questa pandemia covid anche per i tanti misteri che l'hanno accompagnata e che continuano ad accompagnarla.
Ciò è dovuto in buona parte ad un deficit di comunicazione da parte dell'Asp Cl che non pubblica sul proprio sito il report giornaliero dei nuovi contagi, trasmette a singhiozzo ai vari media, con intervalli di tre o quattro giorni, i dati relativi ai vaccinati e nulla è dato sapere a livello provinciale sul numero dei tamponi effettuati. Diverse le segnalazioni e le lamentele inoltre sui periodi di quarantena, con disparità di trattamento tra figli e figliastri.
In questa estate, altresì, si è aggiunto un altro mistero, in particolare relativo ai ricoveri in terapia intensiva. Da quando all'ospedale Vittorio Emanuele III di Gela è stata ristabilita la terapia intensiva covid per volontà dell'assessore regionale alla sanità Razza, nella piattaforma "gecos" vengono segnalati otto posti letto, ma da nostre ricerche effettuate risultano invero attivati solo quattro posti letto, cioè la metà. Peraltro, attualmente, tutti occupati. Sicché eventuali richieste di ricoveri di pazienti covid presso il nosocomio gelese vengono rifiutate e dirottate altrove e, soprattutto, fuori provincia, come l'ultimo recentissimo paziente che è stato ricoverato ad Enna.
Una situazione, quella dei ricoveri in terapia intensiva covid fuori provincia, che ci conferma pure la deputate gelese del Movimento 5 stelle all'Ars, Ketty Damante: «sollecitata da diverse segnalazioni da parte dei cittadini - ci risponde - ho dapprima presentato un'interrogazione parlamentare al governo regionale, per poi inoltrare una richiesta di accesso agli atti alla stessa Asp Cl in data 29 luglio.
In risposta, l'esito del riscontro è stato il seguente: numero posti letto attivati in terapia intensiva covid, al Sant'Elia, dal 18 giugno al 28 luglio, pari a otto (8); numero posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti covid, al Sant'Elia, dal 18 giugno al 28 luglio, pari a zero (0); numero posti letto occupati in terapia intensiva da pazienti covid, al Sant'Elia, attualmente, pari a zero (0)». Mentre a giugno e luglio, pazienti covid gelesi venivano ricoverati a Ribera e Catania, dunque, a Caltanissetta non c'erano ricoverati. Ciò a causa, secondo i più maliziosi, di carenza nel personale per ferie e/o assenze di altro tipo (malattia e quant'altro).
Eppure tra la previsione nel piano regionale e quelli promessi da Eni, di posti letto in terapia intensiva a Gela avremo dovuto abbondare: «lo Stato – continua l’on. Ketty Damante – ha finanziato con quasi 130 milioni di euro la creazione di rianimazioni e sub-intensive nell'isola, ma dopo un anno sono stati attivati solo un'ottantina di posti letto sugli oltre cinquecentosettanta previsti.
Un'operazione affidata al commissario Tuccio D'Urso che ci dovrebbe spiegare il perché di tali lentezze e non cercare giustificazioni banali, giacché non avevamo certo bisogno della sua irrinunciabile competenza – sottolinea ironicamente la parlamentare regionale pentastellata – per scoprire che tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare. Quello che di sicuro abbiamo riscontrato a Gela sono solo chiacchiere ed annunci a vuoto. I lavori dovevano essere inaugurati a dicembre dello scorso anno.
Poi all'inizio di quest'anno tra gennaio e febbraio. Siamo alla fine dell'estate ed ancora i lavori non sono partiti. A chi – chiede l’esponente grillina - dobbiamo ringraziare? Eni che ha proposto il progetto con tanto di finanziamento? L'Asp titolare del bene dove i lavorano vanno eseguiti? Il commissario Tuccio che ha rinunciato alla pensione per continuare a fare il mega dirigente? Il tutto – conclude - mentre apprendiamo che al Sant'Elia di Caltanissetta, il consolidamento della terapia intensiva sarà inaugurato a settembre».
A ruota, rincara la dose Filippo Franzone, portavoce del Csag, già attivo negli anni passati a sostegno di grandi battaglie a difesa del diritto alla salute dei gelesi: «quella della Terapia Intensiva gelese – esordisce Franzone – sembra davvero una farsa. Pubblicato prima in Gurs il finanziamento della nuova terapia intensiva, a spese della Regione, subentra l’Eni e non si capisce il perché, invece di finanziare opere non previste e/o non finanziate dalla Regione. Successivamente – prosegue – circola la notizia che a Gela l’Eni finanzia progettazione e realizzazione della Terapia intensiva, mentre a Caltanissetta solo la progettazione.
Oggi assistiamo al completamento della nuova Terapia intensiva di Caltanissetta, mentre a Gela non si vede neanche l’inizio. Dei 12 (D. A. del 16/09/2020) posti letto ufficialmente presenti, solo quattro in questo periodo sono attivi, tutti e quattro per Covid, mentre il resto dell’attività ospedaliera è semiparalizzato, appunto per la mancanza di posti letto in Terapia intensiva. Non è possibile fare interventi complessi senza la disponibilità dei posti letto in Terapia intensiva.
A Caltanissetta, individuata come centro Covid, ci sono 8 posti letto dedicati in Terapia intensiva (totale posti letto Terapia intensiva CL 28, D. A 16/09/2020), però non effettuano ricoveri Covid, ufficialmente per la Regione sono attivi e funzionanti. Risultato? Mandiamo i malati gelesi a Ribera, Caltagirone, Enna, e così via. Tutto ciò è inaccettabile in una nazione che si definisce civile. Inaccettabile a tal punto che stiamo verificando – conclude – la possibilità di presentare un nuovo esposto in tribunale, stavolta per la Terapia intensiva, perché come Csag non vogliamo più assistere inermi al massacro dei servizi ospedalieri gelesi».
Dal canto suo, il sindaco Lucio Greco ha disposto una nuova misura finalizzata ad incentivare alla vaccinazione, volta soprattutto ad agevolare le fasce più alte che ancora non hanno avuto somministrata neanche la prima dose. A partire dalla prossima settimana, cioè, un pulmino che può ospitare fino alla metà di nove passeggeri, facente parte dell’autoparco comunale, andrà a prelevare a casa, previa prenotazione telefonica, gli anziani over 67 impossibilitati recarsi all’hub.
Il pulmino li porterà al PalaCossiga per vaccinarsi e li riaccompagnerà a casa. L’obiettivo, stavolta, non è un mistero: «attualmente, la nostra città – spiega Di Stefano – ha il 65% di persone vaccinate ed entro il 6 settembre, come da ordinanza regionale, dobbiamo colmare il gap che ci separa da quel 70% stabilito da Musumeci per evitare provvedimenti restrittivi e zone arancioni o rosse».
Significa mobilitare circa 4000 concittadini che ancora, per le più svariate ragioni, non hanno ricevuto neanche la prima dose: «per questo – continua il vicesindaco – si sta discutendo pure della possibilità che, in casi estremi, siano i medici ad andare direttamente nelle case delle persone a somministrare il vaccino. Asp e amministratori ce la stiamo mettendo tutta per immunizzare la popolazione, perché non vogliamo più morti, chiusure, restrizioni o anni scolastici a singhiozzo.
Venerdì mattina incontreremo le associazioni datoriali, proprio per coordinare altre azioni finalizzate ad incentivare le vaccinazioni. Tutto quello che sarà possibile fare, lo faremo. Fidiamoci della scienza, vacciniamoci e – conclude il leader di “Una buona idea” – lasciamoci alle spalle questo incubo».