Le cancellerie del Tribunale di Gela sono sguarnite.
Il personale è ridotto all'osso, il lavoro è enorme e rinforzi non ne arrivano. Si teme la paralisi dell'attività giudiziaria. Nella sala delle riunioni del Consiglio dell'Odine degli avvocati (Coa), nessuno ne parla apertamente ma aleggia la convinzione che un "Metodo Palamara" possa esistere non solo per i magistrati ma anche nell'assegnazione dei posti del personale amministrativo agli uffici giudiziari italiani.
La differenza tra giudici e impiegati starebbe nel fatto che (con l'appoggio di sindacati e partiti) i primi cercano i ruoli e le località di maggior prestigio e di maggiore visibilità per la carriera e per eventuali esperienze politiche; gli amministrativi invece mirerebbero ai posti più tranquilli, meglio retribuiti, con meno rischi e meno carichi di lavoro. Gela perciò non è sede ambita.
Non si potrebbe spiegare diversamente il fatto che da tre anni non arriva un impiegato e che sulla più recente immissione nei ruoli di 22 assistenti giudiziari nel distretto di Caltanissetta, nemmeno uno sia stato assegnato al tribunale di Gela.
Un tribunale che "scoppia" di lavoro. Dove manca il personale di cancelleria che da tempo è ridotto a meno del 50% della già inadeguata pianta organica. Da Roma non arrivano rinforzi e nei prossimi mesi ci sarà una consistente ondata di pensionamenti che potrebbe portare gli uffici giudiziari a una vera e propria emergenza, senza impiegati, con la conseguente paralisi totale dell'attività.
A suonare il campanello di allarme, inascoltati, ci provano da un pezzo gli avvocati del foro di Gela che «contro la precaria architettura della giurisdizione di questo circondario... – scrivono in un loro documento di denuncia inviato al ministero e alla corte d'appello – ... non è più tempo di chiudere gli occhi».
Sotto la sapiente guida della presidente, Mariella Giordano, hanno così avviato una serie di incontri con l'obiettivo di far diventare la loro battaglia una lotta di territorio, coinvolgendo le categorie professionali, sindaci, partiti e parlamentari della zona, imprese e lavoratori.
Lunedì scorso, in una conferenza stampa svoltasi in tribunale nella sala del Coa, hanno illustrato ai cronisti un documento unitario che spiega i motivi della vertenza e annuncia incisive forme di lotta che prevedono un sit-in davanti al ministero della Giustizia, in via Arenula, a Roma e, "in assenza di adeguate risposte ... un periodo di astensione dalle udienze civili e penali".
Presenti all'incontro, oltre al presidente, Mariella Giordano, ai consiglieri in carica e ai "past president", anche Giambattista Mauro per l'ordine degli architetti, Alessandro Cannizzaro, per l'ordine dei commercialisti e degli esperti contabili, Piero Lo Nigro, per l'ordine degli agronomi e dei dottori forestali, Nuccio Cannizzaro per l'ordine degli ingegneri, e l'adesione del collegio dei geometri.
«Sfugge ad ogni logica comprensione – scrivono gli avvocati con il supporto dei vari professionisti – l'ostinato rifiuto degli organi dello Stato a prendere atto di quanto delicata sia la questione relativa alla copertura degli organici negli uffici giudiziari di Gela, considerati i numeri e la qualità stessa dei procedimenti in carico al solo tribunale, il cui peso complessivo all'interno del distretto non ha eguali in nessun altro analogo ufficio giudiziario».
Malgrado i vuoti d'organico, Gela ha dimostrato una produttività più alta rispetto agli altri. E lo Stato, invece di premiare con l'invio del personale mancante, lascia tutto così com'è, «tanto – pensano a Roma – sono bravi e ce la fanno lo stesso anche se sono pochi». Ironicamente, uno degli ospiti la lancia a mo' di battuta: «forse bisognerebbe "causare" qualche scarcerazione eccellente, fare scadere i termini di prescrizione di processi eclatanti, fare giustizia-spettacolo per attirare l'attenzione su Gela».
Ma qui non si scherza. Qui c'è gente che lavora anche se si è in pochi pure tra i magistrati.
«Rendiamo omaggio alla dottoressa Miriam D'Amore – dicono gli avvocati – per avere diretto egregiamente questo tribunale, come presidente facente funzioni", malgrado la posizione apicale continui a restare vuota da 2 anni per il trasferimento a Torino del titolare, dott. Paolo Fiore.
A 30 anni dalla sua inaugurazione, il tribunale inoltre è privo dell'ufficio del "campione penale" (per il recupero crediti di Giustizia), manca il dirigente della Cancelleria civile e si stanno per rendere vacanti i posti cruciali della gestione dell'intero carico delle esecuzioni civili mobiliari, della volontaria giurisdizione, dei procedimenti penali in carico all'ufficio Gip e Gup e presso gli uffici della Procura dove stanno per andare in pensione altri 4 dipendenti.
A tutto questo va aggiunta la «disperata condizione di affanno dell'ufficio del Giudice di Pace, tuttora carente di funzionari.
I carichi di lavoro crescono a dismisura. Nell'ufficio Gip-Gup, in un anno, sono stati iscritti 2900 nuovi procedimenti, tutti di grave allarme sociale. Nel tribunale penale sono 400 i nuovi procedimenti. Nel "Civile" sono ben 5000 le nuove cause che si aggiungono a un arretrato di 9000 procedimenti.
Gli avvocati tentano anche di tracciare un quadro chiaro del carico di lavoro per ogni magistrato.
La Procura, ad esempio, con un organico di 6 unità (1 Procuratore Capo e 5 "sostituti" su un bacino d'utenza di 130 mila abitanti) ha una media di 428 procedimenti per ogni magistrato, mentre a Caltanissetta ne hanno 180 pro-capite. In tribunale, se a Gela ogni giudice è chiamato a trattare 528 processi, a Caltanissetta la media scende a 298.
Nel quinquennio 2014-2018, mentre a Caltanissetta ed Enna le iscrizioni scendono del 7%, a Gela crescono dell'8%. Nel penale, nisseni ed ennesi hanno un calo medio di processi del 25% mentre Gela accusa un aumento del 24% con soli 14 magistrati.
«Si comprende, pertanto – scrivono gli avvocati - quanto critica debba ritenersi la condizione in cui versano gli uffici giudiziari di Gela e quanto mai urgente debba essere l'attenzione di ognuna della autorità» alle quali è stata inviata la nota sottoscritta anche dagli altri ordini professionali.
«Abbiamo lanciato il nostro grido d'allarme e chiesto aiuto alle altre categorie - ha detto la presidente del Coa, Mariella Giordano – perchè riteniamo che il problema della paralisi del tribunale sia un problema comune, che appartenga all'intera città. Si bloccano i processi ma anche le perizie, le liquidazioni e tante altre attività". "In termini di uffici pubblici e di servizi – aggiunge con amarezza – ai gelesi hanno tolto quasi tutto, cerchiamo perciò di tutelare quel poco che è rimasto».
Sostegno incondizionato giunge dall'ordine dei commercialisti, tramite Alessandro Cannizzaro che alla Giordano rivolge parole di incoraggiamento: «Saremo al vostro fianco, sempre –assicura –. Non potremo scioperare perché lo statuto della categoria ce lo vieta ma aderiremo ad ogni manifestazione».
Confermando la piena adesione degli architetti, Giambattista Mauro ha detto «basta ai furti contro Gela! Ci vediamo rubare di anno in anno uffici e funzioni pubbliche importanti con scuse banali. Credo sia un dovere per ogni ordine professionale difendere questo presidio giudiziario nato dopo difficili anni di lotta».
Per gli agronomi, Piero Lo Nigro ha confermato di «condividere in ogni aspetto il documento di rivendicazione e di denuncia degli avvocati. Ci siamo oggi – ha garantito – e ci saremo in futuro in ogni iniziativa di lotta».
Anche Nuccio Cannizzaro, esponente dell'Ordine degli ingegneri, ha voluto sottolineare che «il tribunale di Gela è patrimonio della città e del suo comprensorio e va difeso in tutte le sedi e con ogni forma di lotta democratica, da combattere insieme così come insieme lo abbiamo ottenuto».
Infine, la presidente Giordano ha chiesto un contributo di idee anche agli ex presidenti del Coa. Gioacchino Marletta ricorda che «per 4 anni consecutivi il tribunale di Gela, col personale al completo, è stato il secondo in Italia dopo Bolzano per efficienza e funzionalità. Oggi invece rischiamo la desertificazione degli uffici amministrativi". Ha quindi auspicato che "giunga nelle sedi opportune la coralità espressa oggi dalle altre categorie come coralità civile».
Secondo l'avvocato Ignazio Iemmolo «bisogna far sentire alta la voce in difesa di questo presidio giudiziario perchè il tribunale non è solo degli avvocati. Ben venga, quindi, la presenza di tutte le altre categorie che con noi vogliono intraprendere questa battaglia».
Per l'avv. Tonino Gagliano «la situazione endemica diventa emergenza continua. Dopo aver perduto Dogana, Genio civile, Camera di Commercio, Demanio marittimo, uffici finanziari vari, con il Covid tutto si aggrava. Eppure il tribunale è rimasto in piedi, efficiente. Forse la beffa sta proprio qui: dimostrare efficienza e poi sentirsi chiedere sempre sacrifici senza che si pensi di colmare i vuoti. Bisogna puntare i piedi».