Il giudice civile del tribunale di Gela ha rigettato una dozzina di istanze risarcitorie per malformazioni contro Eni, attraverso le società Rage e Syndial.
Per l’organo giudicante, che peraltro ha rilevato l’assenza di una maggiore incidenza delle malformazioni rispetto ad altri luoghi non industrializzati, non è individuabile con puntuale certezza, un nesso univoco ed esclusivo, oltre che diretto, tra l’inquinamento in aria e nel sottosuolo di matrice industriale e le patologie degli attori, per i quali hanno agito in giudizio i legali Giuseppe e Luigi Fontanella. Quindi per il giudice, posto che lo stabilimento costituisca il fattore di maggiore pressione ambientale, non è stato possibile stabilire un collegamento diretto con le malformazioni e non è stato possibile stabilirlo nemmeno in via indiretta, cioè in via residuale, escludendo altri fattori di rischio, che invece per il giudice insistono eccome nel territorio, tra scarichi di acque reflue, pesticidi, rifiuti e quant’altro.
L’esito della sentenza non ci sorprende. Abbiamo affrontato l’argomento sotto diverse lenti d’ingrandimento ed è emersa da subito, poi col tempo consolidata, l'opinione per la quale finché non ci sarà una sentenza di disastro ambientale, difficilmente si avranno esiti differenti da questo e da altri in processi di natura diversa. Cionondimeno ci siamo avvalsi delle riflessioni di chi, come il pediatra Antonio Rinciani, in passato si è speso con passione oltre che competenza, mettendoci la faccia: «siamo di fronte – ci risponde – all'ennesima conferma di come sia stata trattata male la vicenda in questione, all'interno del più generale rapporto tra la salute pubblica e lo stabilimento. Ben prima che questa problematica assumesse una veste giudiziaria, con altri colleghi decidemmo di impostarla sulla presa di coscienza, considerandola prioritaria rispetto altri aspetti che ritenevamo successivi e quindi secondari, pur riconoscendone l’importanza.
Un obiettivo – precisa il dott. Rinciani – già di per sé reso difficile dalla vicinanza con un sito industriale così importante, mentre intuivamo che il prezzo da pagare sarebbe stato alto ed oggi constatiamo che continua ad esserlo, al di là delle singole vicende giudiziarie delle quali lungi da me entrare nel merito. Mi preme solo ricordare che quel movimento di massa che riuscimmo a sviluppare in città attraverso il coinvolgimento più delle famiglie che dei singoli, non mirava al risarcimento economico ed individuale, perché muovevamo dalla consapevolezza che non ci può essere nessuna cifra a ristoro di un eventuale riconoscimento tra causa ed effetto. Sulle malformazioni neonatali così come sulle patologie tumorali, infatti, intervengono diversi fattori e non sempre è facile o dirimente il riconoscimento della causa e dell'effetto.
Del resto, nel momento in cui i periti nominati dai tribunali – prosegue il pediatra gelese – esprimono un giudizio incontrovertibile secondo cui "B" è il risultato certo di "A", cioè che quell'effetto è il risultato certo di quella causa, per il giudice il compito diventerebbe più agevole. In realtà, la vicenda in questione ha un'attinenza che è prima di tutto squisitamente politica ed in quanto tale non è stata mai adeguatamente presa davvero in considerazione, figuriamoci affrontata. Ciò, nonostante quel grande movimento fatto da famiglie colpite ed altre non direttamente coinvolte, che scese nelle strade ed in piazza – conclude Rinciani – per chiedere una sola cosa: un centro di ricovero e cura con carattere scientifico, che facesse cioè anche ricerca in termini di eccellenza, studiando le malattie da industrializzazione al fine di capire come e dove poter intervenire anche e soprattutto nella fase di prevenzione».
Sulla letteratura in materia, il pediatra gelese ci ha sostanzialmente confermato che gli studi esistono e sono vari e che quasi sempre si rilevano matrici multifattoriali, il che ci convince che arricchiscono la casistica delle cause, allungandone l'elenco, ma rendono meno scontato l'associazione di una sola di queste cause al caso clinico preso in considerazione.