Ogni anno in città, con l'arrivo dell'estate e, soprattutto, con l'avvicinarsi del Ferragosto, si acuiscono puntualmente quelle che oramai possono essere considerate delle ataviche criticità: acqua e rifiuti su tutte.
Si tratta dei due più importanti servizi pubblici locali, esternalizzati attraverso imprese private che, in teoria, avrebbero dovuto assicurare, sostituendosi ai clientelari carrozzoni pubblici di una volta, un significativo salto in avanti nel rendimento, sia in termini di efficienza che di efficacia.
Senonché, nella pratica invece non è stato così ed i gelesi, anche quelli che si ostinano a trascorrere le vacanze nella propria città natale, affianco familiari, parenti ed amici, sono obbligati a patirne le conseguenze. E questo è, purtroppo, il triste biglietto da visita che la città si trova a presentare a quei turisti che si avventurano a Gela, specie in agosto. Quartieri senz'acqua nei rubinetti, con perdite nella rete colabrodo e cittadini che, oltre a fare nottata in attesa che arrivi l'acqua, rimangono anche in attesa di sapere se il provvisorio calendario di raccolta differenziata dei rifiuti, cambiato durante una notte, verrà rispettato.
Con l'aggravante che laddove l'acqua arriva regolarmente, è buona solo per lo sciacquone. Alle spese per le bollette che prevedono il pagamento per intero del canone di depurazione grazie all'invenzione, felicissima per il gestore, di una formula come quella dell'acqua "potabile ma non bevibile", si aggiungono le spese per le autobotti e per l'acqua minerale imbottigliata, quest'ultima non più utile solo a fini alimentari, ma sempre più consigliata anche a fini igienici. Questa è, ancora, Gela nel 2020. Con una classe dirigente (politica, economica e sociale) che riesce ancora a guardarsi allo specchio, senza omaggiare di un meritatissimo sputo la propria immagine riflessa.
Sul punto, peraltro, ci siamo già espressi più volte in passato e ci vediamo nuovamente, obtorto collo, costretti a ripeterci. Posto che parlare di crisi idrica in un’isola è un paradosso economico-sociale e non ci stancheremo mai di ricordarlo, continuare a definire "emergenze", situazioni che si ripetono, a cadenza precisa, con una puntualità svizzera, ogni anno in questo periodo, è palesemente, oltre che manifestamente, insensato e a dir poco fuorviante. Solo la scorsa estate, per fare un esempio più recente, ci eravamo lasciati con un video che ha fatto il giro del web in cui l'appena eletto sindaco, Lucio Greco, inveiva telefonicamente contro un addetto del gestore idrico che era dall'altra parte della cornetta, a causa dei lavori a rilento per la rottura della condotta idrica in contrada “spinasanta”. Rottura per aumento della pressione già riscontratasi negli anni precedenti, benché in tratti diversi, ma sempre nella stessa area.
E come apriamo questa estate? Con l'ennesima rottura a Spinasanta, proseguita con l'ordinanza del sindaco che vieta per usi alimentari l'utilizzo dell'acqua a Macchitella e Caposoprano, con quartieri senz'acqua per giorni, addirittura per una settimana intera a San Giacomo, altre rotture in strade e rioni, l'erogazione di un'ora alla settimana a dir poco insostenibile ed autobotti che riforniscono altre zone oltre a quelle balneari, quest'ultime ancora non coperte dalla rete. Non deve sorprendere, pertanto, la circostanza che ha visto cittadini, esasperati dalla siuazione ed affiancati dal Comitato Fuori Caltaqua!, presentare formale denuncia contro il gestore per interruzione di pubblico servizio.
Ad inizio mese di agosto, altresì, nella seduta monotematica dedicata all'acqua in consiglio comunale, il sindaco di Gela è ritornato a paventare lo scioglimento anticipato del rapporto, pur essendo perfettamente a conoscenza che il presidente della nuova Ati, il sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti, la pensi diversamente, avendo già espresso la convinzione, ribadita anche in questa occasione, che sia più saggio e più utile applicare penali per inadempimento. Risoluzione? Costerebbe troppo. Ciò che non si dice è che Caltaqua vanta crediti milionari nei confronti dell'ex Ato idrico e se l'Ati non si è ancora definitivamente costituita, è proprio per non ereditare questi debiti (ma sarà costretta prima o poi) che si riverserebbero nelle casse dei comuni consorziati e quindi soci.
Sicché l'immagine del giorno di ferragosto e dell'indomani, è identica a quella della scorsa estate e delle estati precedenti. Strade dissestate, magari con perdite d'acqua che invece non arriva nelle case o arriva torbida, sporcizia ai margini e diffusa lungo tutto il perimetro urbano, spiagge libere (in quanto non gestite da lidi) allo sbando, discariche a cielo aperto nelle zone periferiche. Nonostante il capitolato speciale lo preveda espressamente in caso di festività o ricorrenze, non è stata assicurata la pulizia delle spiagge e più in generale della città.
A Macchitella il caso più eclatante con la raccolta avvenuta già alle 10 di sera e la gente che continuava a depositare indifferenziato fino alle 2 di notte come da prescrizioni ricevute. Il tutto sulla base di un calendario provvisorio, deciso in un battito d'ali senza sentire operai, rsu e sindacati; comunicato in tarda serata, perchè a Timpazzo la vasca era satura, avendo toccato la soglia massima e non si poteva più scaricare. Il che non è assolutamente una novità ed avviene regolarmente ogni anno ad agosto, se non già a luglio. Emergenza un tubo! Emergenza come quella del coronavirus è tale, perché imprevista ed imprevedibile è stata la sua causa (covid-19). Un evento regolare non è emergenza, ma assenza di programmazione. Ma quale emergenza! E' latitanza, piuttosto.
Non ci sono scuse. Men che meno lamentarsi per i falò, le condotte scorrette di alcuni incivili ed i vuoti in organico del corpo di polizia municipale per giustificare l'assenza di controlli. Intanto, nelle redazioni giornalistiche non è arrivata alcuna ordinanza del sindaco che autorizzasse i vigili a sanzionare sulle spiagge. Inoltre si poteva ricorrere alla protezione civile ed in tante associazioni, a nostro avviso, avrebbero risposto positivamente ad un appello dell'amministrazione, volto a presidiare quantomeno, il litorale. Del resto come definire, se non col termine latitanza, la non volontà ad assegnare una delega all'ambiente. Una delega importantissima, quando si entra nella stagione estiva, con tanti gelesi emigrati al nord per lavoro che rientrano in città per le ferie, mentre l'emergenza covid rimane dietro l'angolo.
Sono due mesi, da quando il Pd ha abbandonato la maggioranza e la Robilatte si è dimessa, che Gela è senza un assessore all'ambiente ed ai rifiuti. Un settore in regime di “prorogatio” pluriennale e diverse, tante, gare andate deserte. Un inesistente centro comunale di raccolta ed uno provvisorio, in sua sostituzione, sotto sequestro. Si sono succedute quattro amministrazioni, compresa quella straordinaria del commissario, eppure il quadro complessivo non è mutato affatto, procedendo senza soluzione di continuità, in una città che non può definirsi "normale" e tutto sembra tranne che "giusto".