Non appena si è diffusa la notizia relativa all’intenzione dell’amministrazione di introdurre la tassa di soggiorno a Gela, accanto la possibilità di esternalizzare il servizio di riscossione dei tributi, le reazioni sono state immediate, a raffica e per lo più duramente critiche.
A pesare verosimilmente è l’aver accostato la tassa, una misura di cui la maggioranza sta per ora vagliando l’opportunità, al dissesto e, quindi, alla necessità di fare cassa.
Manifesta la levata di scudi delle opposizioni, anche extraconsiliari, come nel caso di Miguel Donegani (in foto), segretario regionale di Per, che parla di «pressappochismo in materia finanziaria e contabile» perché per legge «i proventi della tassa devono essere obbligatoriamente reinvestiti esclusivamente in ambito turistico con voce di capitoli vincolati e destinati». Ne discende, altresì, una valenza vessatoria: «in questo momento di dissesto – conclude Donegani – il Comune non potrà attuare iniziative per aiutare il commercio e le attività locali che vengono invece danneggiate» da questa tassa.
Secco no anche dal gruppo dirigente di Forza Italia: «si tratta dell’ennesimo tentativo maldestro dell’amministrazione comunale di fare cassa gravando sulle tasche dei contribuenti. Prima di introdurre balzelli e tasse varie, il sindaco e la sua amministrazione dovrebbero intraprendere un percorso di collaborazione e di coinvolgimento con gli operatori del settore. Comprendiamo bene – affermano – il disagio che sta vivendo il primo cittadino nell’amministrare un ente in dissesto finanziario, ma eviti di fare cassa in modo indiscriminato introducendo balzelli che portano danno all’economia locale».
Sulla stessa scia anche i commenti di altri esponenti di opposizione ad iniziare dall’indipendente Gabriele Pellegrino, per il quale «introdurre la tassa di soggiorno prima ancora di definire il piano spiagge non ha una logica.
E’ come fare pagare il pedaggio per un’autostrada chiusa al traffico». E se la capogruppo di Fratelli d’Italia, Sara Cavallo, la definisce per le stesse ragioni «inopportuna ed inadeguata», esprimendo solidarietà per gli operatori del settore turistico; il capogruppo della Dc, Armando Irti, si spinge persino oltre, qualificandola come una «misura folle» che peserebbe anche sul «turismo interno», cioè sui tanti gelesi che si sono trasferiti fuori per lavoro e che in estate preferiscono trascorrere le vacanze in città, piuttosto che altrove.
Unica voce fuori dal coro in campo politico è stata quella dell’assessore uscente al ramo, Totò Incardona, per il quale con questa tassa «si percorre la giusta direzione». Netta contrarietà invece è stata esternata dal mondo datoriale ed in particolare dalla Confcommercio-Ascom guidata da Francesco Trainito, preoccupato per una tassa che si unirebbe «ad una Tari ed un’aliquota comunale Irpef tra le più alte d’Italia». Con l’eccezione di Confalavoro Pmi CL Sud Gela, che attraverso il suo referente locale, Eugenio Catania, si è palesato favorevole alla misura.