Il ministro per il sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano (nella foto a sinistra), ha firmato il decreto istitutivo delle due Zes della Sicilia, occidentale ed orientale, secondo la biforcazione effettuata dal governo regionale lo scorso anno: c’è anche Gela ed è inserita nella Sicilia orientale. In pochi giorni, pertanto, dopo l’agenda urbana l’amministrazione in carica manifesta di voler mantenere fede ad un altro impegno come le Zes, elemento caratterizzante uno dei 5 punti, vale a dire il “lavoro”, elencati dall’allora candidato a sindaco, Lucio Greco, in campagna elettorale e considerati completamente esaustivi del suo programma.
Non a caso, da noi contattato, l’assessore allo sviluppo economico e vicesindaco, Terenziano Di Stefano (nella foto a destra) , non nasconde una decisa soddisfazione: «esprimo tutto il mio compiacimento per l’inclusione di Gela nelle aree Zes siciliane, anche per il contributo che questa amministrazione ha saputo imprimere alla questione. Infatti, nel momento in cui lo scorso anno si palesava la possibilità di aumentare gli ettari previsti e già individuati precedentemente, abbiamo inserito ulteriori aree che sono state accettate. In sintesi, rientrano il braccio del porto isola, tutte le aree dello stabilimento individuate come “riconversione” ed abbiamo inserito il collegamento tra la “nord 1” e la “nord 2” come area industriale. Sono soddisfatto per il risultato raggiunto da questa amministrazione e dall’intera città per i vantaggi non indifferenti che vengono assicurati al territorio, in quanto tante società che hanno la possibilità di investire, troveranno nelle Zes arre fertili sotto questo punto di vista, al fine di creare nuove attività produttive o ampliare attività produttive già esistenti. Ora, non resta che aspettare il decreto attuativo, anche per capire come muoversi operativamente e continuare fare la nostra parte, per quel che ci compete quale ente comunale, sul piano concreto. Nelle more, organizzeremo un convegno in cui inviteremo il ministro Provenzano che ringrazio per il lavoro svolto, nonché l’assessore regionale Turano che ringrazio perché di fatto ha dato il via alle Zes nell’isola, e quindi anche a quella di Gela».
Come sopra accennato, le Zes (zone economiche speciali) per la Regione siciliana saranno due, una per la Sicilia orientale e una per la Sicilia occidentale, per un totale di quasi 6 mila ettari, tra aree portuali, retroportuali e aree di sviluppo industriale (Asi). Vale la pena di ricordare che secondo la definizione legislativa, una zona economica speciale è una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree di una regione non territorialmente adiacenti, purché presentino un nesso economico funzionale e comprendano almeno un'area portuale.
L’obiettivo, secondo quanto si legge nella nota diffusa ai media dallo stesso ministero, è quello di attrarre investimenti in particolar modo nell’ambito dell’economia “portuale” in settori come la logistica, i trasporti ed il commercio, accompagnando la transizione ecologica degli insediamenti produttivi, attraverso una drastica semplificazione amministrativa e forti sgravi fiscali. Si tratta del passaggio finale di un percorso che ha visto l’impegno del ministro Provenzano per velocizzare l’iter di approvazione, in piena e leale collaborazione istituzionale con la Regione siciliana: «sono particolarmente orgoglioso – afferma il ministro nato nel vallone nisseno, a Milena - di questa firma, che la Sicilia aspettava da tempo e che cade in un momento assai delicato per le imprese, i lavoratori e le famiglie, in cui ogni nostra energia deve essere dedicata al rilancio dell’economia dell’isola. Le Zes rappresentano una grande opportunità per lo sviluppo regionale. Serviranno a rendere la Sicilia non solo attraente e bellissima com’è, ma anche attrattiva, di capitali, attività, persone, lavoro, nuove imprese per lo sviluppo. Ora, si apre continua il ministro una grande opportunità per il sud e la Sicilia. Le risorse non mancano, a partire da quelle nazionali ed europee della coesione già disponibili, che spero la Regione siciliana voglia riprogrammare per l’emergenza seguendo gli accordi che tutte le altre regioni stanno sottoscrivendo con il mio ministero. E soprattutto dobbiamo attivare capacità progettuale per intercettare quelle che arriveranno con il “recovery plan”. La sfida – conclude Provenzano – è accelerare la spesa, recuperando i ritardi. Spendere bene e rapidamente per fronteggiare meglio la crisi e ripartire».
Gela ed aggiungiamo Niscemi, sono state finalmente e giustamente inserite nella Sicilia orientale. Con loro, aree dell’alto calatino come Mineo, Vizzini, Scordia e Militello Val di Catania ed aree etnee come Paternò e Belpasso, accanto il porto di Catania, il suo retroporto, l’Asi, l’interporto ed il Mas, nonché Tremestieri e Acireale. Ma anche il porto di Messina, la zona della fiera ed altre aree peloritane come quelle industriali di Villafranca Tirrena, Messina-Larderia, Milazzo-Giammoro ed il retroporto sempre di Milazzo. Nella zona aretusea, oltre al porto di Augusta, l’interporto di Melilli, le aree industriali di Siracusa, Priolo Gargallo, ed Augusta-Melilli, sono state aggiunte Floridia, Avola, Solarino, Palazzolo Acreide, Lentini, Carlentini e Francofonte. Nella zona iblea, Ragusa e Vittoria sono state aggiunte al porto di Pozzallo ed all’aeroporto di Comiso. Nell’Ennese, Troina è stata aggiunta all’area industriale del capoluogo.
L’inserimento di Gela nella Sicilia orientale fa felice il coordinatore del Csag, comitato promotore del passaggio di Gela alla città metropolitana di Catania, Filippo Franzone: «istituite le Zes, Gela – scrive Franzone in un post su Facebook – è con la Sicilia orientale, con Catania, com'è giusto che sia. Caltanissetta è con Palermo. Finalmente una suddivisione che rispecchia la vera appartenenza territoriale: Gela è Sicilia orientale; Caltanissetta è Sicilia occidentale. Purtroppo i conservatori della regione, poco inclini alle modifiche, mantengono ancora Gela con la Sicilia occidentale, contro il volere del popolo sovrano».
In attesa del decreto attuativo che entrerà nei dettagli delle misure, il quadro normativo vigente prevede agevolazioni amministrative consistenti in procedure semplificate a cui si associano sgravi fiscali ed un credito d'imposta (20% piccole imprese; 15% medie imprese; 10% grandi imprese) applicabile al costo complessivo dei beni acquisiti secondo il piano di investimento. Quest’ultimo può arrivare ad un massimo di 50 milioni e dal completamento dell'investimento, l'impresa beneficiaria deve mantenere l'attività, almeno, per cinque anni.