Guerra dell'acqua, è codice rosso

Guerra dell'acqua, è codice rosso

Gli anglosassoni lo chiamano “defcon”. Sono 5 livelli, dal meno critico (livello 5) al più critico (livello 1) e coincidono con rispettivi colori che denotano la situazione di allarme.

A Gela, il rapporto tra il gestore del servizio idrico integrato e l'utenza cittadina, è letteralmente precipitato e quello che si respira è un clima da guerra anche se ancora la guerra – di fatto – non è scoppiata. Codice d'allerta rosso, insomma, coincidente con il livello 2 defcon, ad indicare uno stato di rischio molto elevato.

Cittadini, quindi, sul piede di guerra. Imbestialiti. Imperversano le lamentele e le invettive sui social così come per le strade. I media, dalla stampa scritta a quella parlata attraverso Tv e Radio, raccoglie tutto ed amplifica come si conviene. Un gruppo su facebook, dal titolo "Fuori Caltaqua", nato ben 10 anni fa, si è visto all'improvviso assalito da migliaia di iscritti. E' stata ipotizzata già una data, l'8 novembre, che probabilmente verrà pure cambiata, ma l'intenzione è quella di incontrarsi, quanto prima, in un luogo ampio per consentire una sorta di assemblea allargata al fine di costituire quantomeno un comitato apolitico e spontaneo.

Già nel marzo del 2013, sei anni e mezzo fa, si costituì un comitato spontaneo "Uniti contro Caltaqua", con diverse associazioni dentro, tra cui quella dell'avv. Lucio Greco, oggi sindaco della città. Che il gestore temesse l'elezione a primo cittadino di Greco era fatto stranoto. Il quale non si è smentito con la "virale" telefonata al dirigente assente sul cantiere di un lavoro di riparazione di una rottura che aveva lasciato a secco una buona parte di città, con tanto di minaccia di esposto a corredo. Esposto settimane dopo presentato dal sindaco alle autorità. Come aveva promesso.

E Greco non si è limitato a questo. Reintegrato il sindaco di Gela nella “Commissione tecnica per la verifica degli adempimenti contrattuali del gestore idrico” (ai sensi dell'art.12 della L.r. 19/2015), nominata dal presidente della Regione, Greco ha trovato l'appoggio del sindaco di Caltanissetta e del componente espresso dal "Forum siciliano dei movimenti per l'Acqua".

Il risultato è stato l'inserimento nella relazione che sarà sottoposta al vaglio del governatore isolano, delle ragioni di 9 comuni del nisseno che hanno accusato il gestore non solo di vari disservizi registrati lungo questi anni, ma anche di gravi inadempienze, tali da poter ravvisare la sussistenza dei motivi per avanzare la richiesta di rescissione contrattuale.

Il tutto «nonostante le resistenze della presidente della Commissione tecnica, nonché Commissario liquidatore dell'Ato idrico», nonché ancora Commissario straordinario del Libero Consorzio di Caltanissetta dal 2016, dott.ssa Rosalba Panvini, secondo quanto recita fedelmente una nota inviata ai media dal "Forum siciliano dei movimenti per l'Acqua".

Nel documento in questione si parla di inadempienze addirittura «macroscopiche». Si va «dalla mancata o insufficiente depurazione che ha prodotto le multe comunitarie ed il commissariamento nazionale, alle turnazioni nell'erogazione idrica che sono ben lontane dall'essere, come contrattualmente previsto, h24; risultato che si sarebbe dovuto conseguire, grazie all'ingentissimo contributo regionale, entro i primi cinque anni di gestione. Un capitolo a parte riguarda le tariffe.

Il presidente Musumeci - conclude il comunicato - dovrà ora esprimersi sul merito degli elementi emersi, considerato che «acclarare le inadempienze ed adottare i provvedimenti consequenziali è un obbligo di legge subordinato all'integrale adempimento degli obblighi del gestore ai sensi del comma 1 bis dell'articolo 21 quinquies della L. 241/1990 recepita dalla L.r. 10/1991».

Ma, in un contesto in cui il sindaco di Gela, già rappresentante legale di associazioni in cause intentate contro Caltaqua in passato, agisce in seguito anche a quanto promesso in campagna elettorale e sembra voler alzare il livello dello scontro, senza però ancora arrivarci apertamente; in un contesto in cui il cittadino/utente sembra oramai rassegnato all'idea di aspettare l'acqua la notte per accendere il motorino, raccogliere il prezioso liquido nella vasca e sperare di durare fino alla prossima turnazione, pagandolo per "acqua potabile, ma non bevibile";

quel che non t’aspetti è la replica di Caltaqua con numerose bollette recapitate agli utenti, a dir poco esose, con importi non di rado, anzi sovente, a "tre zero" (dai 1.000 ai 3.000 euro), scatenando l'ira dei gelesi. Va precisato che con delibera del 2018, il Commissario dell’Ato idrico aveva autorizzato l’aumento tariffario con conguagli da fatturare entro il terzo trimestre 2019 come di fatto è accaduto. Per dirla tutta, Caltaqua ha preferito non rinunciarvi, sapendo a cosa andava incontro.

In altri termini, a fronte di accuse di immettere aria nei rubinetti, di non erogare h24, di far pagare per potabile acqua che non lo è, anzi spesso non è manco buona per lavarsi, figuriamoci per ingerirla, costringendo gli utenti a comprarla al dettaglio negli esercizi commerciali; innanzi ad un sindaco che è pronto a darti battaglia già quando sindaco non lo era; il gestore risponde con bollette a tre zero, aizzando alla protesta la cittadinanza ed esprimendo in definitiva una condotta – a parere di chi scrive – oltremodo sospetta.

A nostro avviso, infatti, le ipotesi in campo sono sostanzialmente due: a) o il gestore ha inteso giocare d'anticipo, sapendo che oramai la linea tracciata è quella della guerra aperta, dimostrando di non avere alcuna remora o paura nell'affrontarla; b) ovvero calcolando che tra investimenti e costi di manutenzione altissimi a causa di una rete di distribuzione fatiscente (molto di più di quanto avesse, verosimilmente, previsto nella peggiore delle ipotesi, il contraente gestore) a cui è obbligato nel corso degli anni a seguire, il gioco non vale più la candela ed il gestore ha inteso piuttosto accendere la miccia ed andare ad uno scontro aperto che porti dritto alla rescissione, magari introitando eventuali penali dalla controparte contrattuale (i comuni) ma soprattutto evitando le ingente spese sopra citate. Delle due, l'una.

Intanto, il deputato regionale grillino espresso dal collegio di Caltanissetta, Nuccio Di Paola, porta il caso all'Ars: «Abbiamo l’obbligo di fare chiarezza – spiega in un comunicato stampa l'on. Di Paola – dato che i cittadini stanno subendo delle inspiegabili vessazioni, con bollette pazze che raggiungono somme abnormi, fino a migliaia di euro, a fronte di gravi disservizi idrici che sono stati documentati dalla Commissione tecnica per la verifica degli adempimenti contrattuali da parte di Caltaqua.

Il malcontento è talmente diffuso che si contano già oltre 5.000 iscritti ad un gruppo su Facebook dove i cittadini denunciano le tante inefficienze del servizio idrico. Voglio inoltre ricordare che, da quanto ci risulta, non è stata ancora costituita l’Ati (Assemblea territoriale idrica) e c’è il rischio di perdere i fondi per alcuni importanti progetti di ammodernamento della rete idrica e fognaria. Di fronte a tutto questo – chiosa il deputato regionale pentastellato – la Regione non può fare finta di non vedere e di non sentire. L’audizione che ho chiesto all’Ars sarà l’occasione decisiva per mettere intorno al tavolo tutti i soggetti che hanno competenza e individuare ogni possibile soluzione da attuare con urgenza»