Da Gela, come dal resto della Sicilia, la gente emigra e si trasferisce. L’emigrante va via per bisogno, possibilmente di trovare un lavoro. Chi si trasferisce si porta dietro il suo lavoro. Un impoverimento nei due casi.
Entrambi, però, come un male incurabile, si portano addosso la propria città. Là dove hanno trascorso l’infanzia, la gioventù, hanno frequentato le scuole, hanno vissuto i primi innamoramenti e i primi amori. E poi dove hanno lasciato il clima più bello del mondo, il sole più avvolgente, il mare più azzurro, e la spiaggia più dorata che altrove. Tutti, quindi vi fanno ritorno, soprattutto nel periodo più desiderato, la stagione balneare.
Tra costoro, un modesto avvocato nel 1972 decise di trasferirsi a Bergamo. In realtà non era un trasferimento da Gela, ma da Caltanissetta. Il motivo la mancanza di un tribunale, che metteva gli avvocati di Gela, su un livello quasi inferiore, anche per quelli che erano giuristi di grande valore. E ce n’erano. E per fortuna ce ne sono. Il Tribunale di Gela era stato agognato e reclamato per oltre un secolo.
Un’ingiustizia determinata dalla cultura dell’egoismo e della prevaricazione, che aveva radici lontane, geograficamente e storicamente nel centro della Sicilia. Proprio laddove si poteva collocare il comprensorio nisseno. Dove mafia e potere avevano radicato un distorto modo di concepire una provincia, come delimitata da una cinta comunale, che si spera Gela, con un referendum confermativo favorevole, abbia scavalcato. Salvo mafiosità politico-amministrative-giudiziarie prevaricanti.
Quell’avvocato, come gli altri fa ritorno a Gela, non solo nel periodo estivo, ma in più periodi dell’anno, soprattutto nell’avvicinarsi della sua completa pensionabilità.
Recentemente ha fatto ritorno a Bergamo, alla fine della prima decade di settembre. Ogni volta sperimenta il motto che ‘partire è un po’ morire.’ Lascia tanti amici, e ogni volta prende atto della schiera di quelli che non potrà mai più ritrovare. Da curiosone durante il soggiorno gira, osserva, riflette. Ma quel che gli reca dispiacere enorme è la raccolta infinita di lagnanze da parte di cittadini stanziali, che gli esprimono i motivi del loro disagio.
Atteso che un forestiero, gli aveva decantato Gela, come una bella città, nella quale aveva deciso di rimanere, anche dopo che aveva perso il lavoro, s’è deciso, presuntuosamente a fare un elenco delle lagnanze dei cittadini, che amano la propria città.
Essendo molto impiccione, non gli mancava di sollecitare discussioni riguardanti le prospettive di Gela, sul piano economico, amministrativo, politico e sociale. Alcuni anni fa un tecnico del comune, cadendo la discussione sulle possibilità di sviluppare il settore turistico a Gela, gli disse: “Non se ne parla neppure. È impossibile. Non vi sono le condizioni”. “No! Gli rispose l’impiccione, tu ti sbagli di molto”.
Il tecnico rimase perplesso e ne chiese il perché. E l’impiccione gli rispose con una miriade di domande:
“Per caso, Gela:
“Non ha ricevuto da madre natura tutto il meglio che questa può dare?”
“Non ha 2600 anni di storia?”
“Non gode di un mare meraviglioso?”
“Non ha la più bella sabbia d’oro, o color della paglia, d’Italia?”
“Non è posta al centro di una ampio golfo, proprio centrale al Mediterraneo?”
“Non ha venti chilometri di spiaggia meravigliosa, anche attrezzata ormai di lidi balneari, bar, ristoranti e pizzerie?”
“Non ha una pianura che pare sia la seconda della Sicilia, per ampiezza?”
“Non contiene le mura Timoleontee, patrimonio dell’umanità?”
“Non ha conservato vestigia delle mura Federiciane?”
“Non vi sono sparse per il territorio vestigia archeologiche: colonna greca, bagni greci, reperti archeologici nel museo, ed altro?”
“Non sono state scoperte nei suoi fondali marini delle antiche navi greche?”
“Non vi sono in giro monete d’oro e d’argento coniate 2400 anni fa nella zecca di Gela?”
“Se l’Eni ha dismesso il petrolchimico, non ha lasciato quella ricchezza che si chiama: Esperienza industriale? Non ne è derivato che aria e mare ritornassero puri come prima della sua venuta?”
“Non era ai tempi per queste prerogative un efficiente centro elio terapico?”
“Non gode di vie e luoghi che prospettano sul mare, da dove si possono godere panorami mozzafiato?
“Non si possono godere tutte queste meraviglie per oltre dieci mesi l’anno di clima mite?”
Altre domande che sarebbero veramente infinite. Alle quali il tecnico rispose: “Forse hai ragione!”
Perché allora questo pessimismo diffuso, e perché ogni volta che si affronta un problema, dei saccenti distruggono ogni entusiasmo con la frase:” E che vuoi, sempre a Gela siamo!” Come se Gela fosse fuori dai confini del mondo civile.
Chi scrive ha notato, che però, certo pessimismo è fondato, o per lo meno alimentato, perché basato sui comportamenti di molti cittadini, sebbene non di tutti. Sebbene convinto delle grandi potenzialità di questa città di svilupparsi nel migliore dei modi, tuttavia è rimasto deluso proprio dai comportamenti di molti.
Sono questi benedetti cittadini che manifestano scarso attaccamento alla propria città. Manifestano soprattutto una scarsa o scarsissima cultura civica. Si comportano come se fuori della loro porta o della loro casa, non avessero alcun interesse. Non si rendono conto che delle strade, delle vie, delle piazze, del verde, e di tutto quello del quale i cittadini fruiscono, sono anche loro stessi comproprietari. Di conseguenza ritengono di nessun rilievo il rispetto delle regole.
Di trasgressori se ne vedono tanti anche nel nord, beninteso, ma a Gela si supera ogni limite da parte, di molti, oppure di pochi che appaiono molti, come le mele marcie in una cesta.
Tutto ciò premesso, quell’avvocato, di cuore, si permette di evidenziare che i gelesi debbono prendere atto una volta per tutte che questa benedetta città, non assurgerà mai ai livelli che le spettano, finché vi sono concittadini che soffrono perché:
• L’immondizia viene dispersa senza ritegno, e lasciata per le strade in sacchetti, fuori dalla raccolta differenziata.
• I cani vengono portati a spasso lasciando depositare i loro bisognini liberamente, lasciando su marciapiedi e aiuole, i loro escrementi.
• Si gettano per terra, e anche dentro i bar, le cicche delle sigarette, e le carte che avvolgono gelati, caramelle e altro, mettendo i gestori in serie costernazioni, e nell’impossibilità di tenere i locali ben ordinati e puliti.
• Non partecipano alla pulizia di erbacce in giro, almeno davanti casa loro (salvo eccezioni), senza attendere che vi provveda l’amministrazione comunale.
• Si sosta in seconda, e a volte in terza fila, creando serie difficoltà agli altri utenti della strada, e ai Bus.
• Si marcia controsenso, e si posteggia, in vie a senso unico, contro senso, senza capire che già quella sosta è prova della guida controsenso, in entrata e in uscita. Quindi, assoggettabili a contravvenzioni.
• Non si rispetta la precedenza negli incroci.
• Molti ortofrutticoli non espongono i prezzi, e altri commettono frodi sul peso.
• Lungo la via principale che è bella anche per la sua linearità e lunghezza, s’effettuano, e si lasciano effettuare, occupazioni abusive di suolo pubblico, che creano disordine, indecorosità, e intralcio al traffico.
In tal modo una bellissima città è stata ridotta, da non pochi cittadini, a livello di una bellissima donna che non si lava da decenni. Né si può pretendere che vi possa giungere un flusso turistico di buon livello, che porterebbe tanto denaro e darebbe tanti posti di lavoro.
A Dio piacendo, questo avvocato, tornerà quante più volte possibili nella sua città, sempre con la speranza di trovarla migliorata.
Infine si permette di rivolgersi ai giovani, che nelle varie attività già si comportano in modo civile e appropriato ai tempi, chiedendo di essere vigili, determinati e reattivi.
E agli altri si permette di dire: “E datevi una mossa, perdinci!”
Carmelo Internullo (Avvocato)