Una giovane ragazza di 19 anni, Deborah Sciacquatori nel culmine di una lite famigliare, qualche giorno fa, ha ucciso il padre.
I pm dichiarano che non c’era intenzione di ucciderlo, ma solo di difendersi e l’accusa da omicidio viene derubricata in eccesso di legittima difesa e lei può tornare a casa libera.
I media stanno tutti dalla parte della ragazza, la vera vittima, che poverina dovrà vivere con questo senso di colpa per il resto della vita. Debora viene descritta come una brava ragazza, bella e assennata a cui il padre ex pugile aveva fra l’altro insegnato la boxe.
Triste storia famigliare di violenze che si consumano all’interno delle mura domestiche.
Storie di questo tipo noi nel Dsm di Gela ne sentiamo tante, tutti i giorni, a volte sono figli tossicodipendenti, a volte sono alcolizzati a volte invece sono i mariti o i padri.
Cosa suggeriamo noi?
Di curarli, e se si rifiutano gli facciamo un ricovero coatto in Ospedale, un Tso.
Il problema nasce dopo la dimissione ospedaliera. Se il paziente ha coscienza di malattia e collabora si curerà e ci sono buone speranze . Se invece il paziente non ha coscienza di malattia non si curerà e tutto ricomincerà d’accapo come prima o peggio, perché il paziente potrebbe anche vendicarsi contro i famigliari che lo hanno costretto ad un Ts0.
Per via delle leggi vigenti noi psichiatri non abbiamo il potere di fare lunghi ricoveri in Ospedale, max 15 giorni, poi deve essere dimesso e se il paziente non vorrà prendere nessuna terapia non la prenderà , ed il problema quindi si ripresenta. Cosa manca? Manca Il potere da parte degli psichiatri di costringere il paziente a curarsi anche contro la sua volontà per un periodo più lungo, anche di mesi, o di anni in una Comunità.
Questa mancanza di potere degli psichiatri non è un caso, ma è stato voluto al momento di emanare la Legge 180. Varie sono state le proposte di modifica in questo senso, ma tutte abortite in quanto le forze politiche di sx si sono sempre opposte per ideologia a dare così tanto potere agli psichiatri.
Noi psichiatri infatti veniamo visti con sospetto dalle sinistre, che da sempre hanno visto nella Psichiatria una disciplina dubbia e poco scientifica.
Loro preferiscono dare il potere ai Pm e solo nel caso in cui il paziente sia ritenuto colpevole di reati, spesso si tratta di estorsione di piccole somme, di minacce, di violenze, allora il paziente potrà scontare la pena in una Rems.
Ma i famigliari non sono sempre disponibili a sporgere denuncia o per la vergogna o per timore di ritorsioni. E la situazione spesso va avanti cosi per anni, a volte ci scappa il morto, o da una parte o dall’altra.
Ma il pericolo non viene sempre dal padre, spesso è invece il figlio, e qualche volta anche la madre.
Ora è vero che i famigliari sono vittime, ma sono vittime di una vittima , in quanto si tratta di un malato da curare. L’alcolismo è infatti una brutta bestia.
Oggi il problema delle dipendenze è sempre più grave, anche se è sempre esistito, ma si va aggravando per via del vuoto di cui parla il lacaniano Massimo Recalcati.
La dipendenza da alcol, droghe, gioco d’azzardo, acquisti compulsivi, a volte singolarmente, più spesso mescolate in polidipendenza, è un fenomeno sempre più frequente. Il nostro lavoro di psichiatri infatti sta cambiando e da medici che curavamo la malattia mentale tradizionale, schizofrenia, paranoia, etc. oggi vediamo sempre di più le polidipendenze e i disturbi di personalità.
Mi chiedo, in questo caso, di recente la famiglia aveva chiesto aiuto ai servizi sociali, al Dsm, al Sert, ai carabinieri?
Perchè qualcosa si può fare per non arrivare all’omicidio. Oggi noi abbiamo a Gela diversi casi di pazienti che stanno nelle Rems o nelle Comunità contro la loro volontà, in quanto condannati dai giudici.
Perchè in questo caso non è avvenuto questo iter? Cosa è mancato?
Il rischio adesso infatti è che la gente pensi che si possa uccidere il padre impunemente, tanto è violento e alcolizzato.
Quella della morte simbolica del padre nella società capitalistica è roba vecchia che si fa risalire a Nietzsche , quando nella Gaia scienza gridò: Dio è morto, e dopo Dio a scendere il padre.
La nostra è in effetti una società senza padre, senza autorità e senza guida, perchè cosi vuole il capitalismo consumistico.
Il padre è un freno al consumo, è un paletto contro l’usa e getta consumistico e diventa quindi un fattore di rallentamento dei consumi e di conseguenza della crescita e dell’incremento del Pil.
La donna invece è più legata alle comodità della vita moderna, è più incline al consumo e pertanto viene adocchiata dalla propaganda che cerca di penetrare nelle famiglie attraverso la tv preferendo l’anello più debole, appunto la donna.
La donna si allea con i figli piccoli in questa vicenda consumistica ed il gioco è fatto. Il padre è fuori uso. Morto, metaforicamente parlando. Appunto, la morte del padre.
Ma quella è una morte simbolica, di ruolo.
Non vorrei però che si arrivasse anche alla morte fisica, anche a giustificarne l’omicidio, tanto trattasi di padre violento. Vero è che lo sviluppo del capitalismo non necessita della morte fisica del padre. Preferisce svuotarne lo Status, il ruolo, e renderlo vuoto e ridicolo, insomma inutile a frenarne il consumismo. Preferisce renderlo incapace, infantile, effeminato, molliccio, debole, indeciso, insomma un uomo inutile e senza nessun pericolo ai fini del consumismo dilagante in Occidente.
La società senza padre è la società preferita dal capitalismo, e in senso lato, senza quello che lui rappresenta, cioè il ruolo di guida, l’autorità, la legge, il limite.
Il capitalismo non sopporta il limite e non sopporta il Padre e le figure autorevoli, vedi il preside, che infatti non si chiama più preside, ma dirigente, vedi il primario che infatti non si chiama più primario, ma direttore, vedi il padre che infatti non si chiama più padre, ma papi, o addirittura genitore 1.
La morte, simbolica e di ruolo, del padre pone questioni inquietanti sul destino della nostra società senza padre. I figli infatti rischiano di restare infantili a vita, irresponsabili, narcisisti e vuoti, perfetti utenti del sistema consumistico. Il padre di Debora era già morto nel ruolo e nella status, ucciso dal capitalismo, adesso è morto anche nel corpo. Triste metafora di noi padri occidentali che dopo la morte simbolica, rischiamo anche quella fisica, senza che ci sia un colpevole?
Se solo fosse stato aiutato a curarsi forse si sarebbe potuto fare qualcosa per lui ed oggi noi non saremmo qui a parlare della sua morte fisica, dopo quella simbolica