Come si supera una cocente delusione? Ed un’amara consapevolezza? Il cuore è ancora il luogo più intimo dove custodire i nostri affetti?
Siamo consapevoli della reale differenza che sussiste fra materiale ed immateriale? Genera rabbia lo sguardo di un estraneo puntato addosso? Di quale falsità è pronto a nutrirsi? Quanto tagliente può divenire la sua lingua? Come ci comporteremmo al cospetto di un assassino? E se questo fosse in realtà una donna? Che futuro garantire ai tretraplegici? Desiderano tutti un viaggio di sola andata, non è così? Il lavoro nobilita o cosa? Che valore hanno i sogni, quelli veri? Facciamo ancora di tutto per raggiungerli? Quanto di noi siamo disposti a sacrificare? Quando gli adulti smettono di essere bambini? Prospettive, dodici storie, per decidere una volta per tutte da che parte stare.
Cenni auto biografici. Logorroico, lo ammetto. Lo sono mio malgrado. Lo sono anche quando vorrei non esserlo. Finanche con gente incontrata per caso e mai vista prima, un attimo di disattenzione ed il dialogo decolla, carente di riserbo, agguantando rotte inaspettate. Il carburante non termina mai, come accade nei sogni che neppure il tempo riesce a scalfire. Mi interrompo solo quando l’interlocutore, salutando spazientito, si dilegua.
Una vastità di pensieri in un circuito all’apparenza chiuso contestualizza nella mia mente personaggi e situazioni, in un loop virtuoso dotato di una propria essenza. Il ventre impone rapidità di azione, smorzando il respiro nel petto compresso, fin quasi a soffocarmi. Non resta che arrendermi ed accettare inerme le pretese di ogni sillaba non pronunciata, di quelle in grado di originare un gran disordine nella vita, “Come se ogni fotogramma avesse atteso pigro la mia immaginazione per essere elaborato con meticolosità. Crudele, senza pietà”.
Se non parlo, scrivo. Gelosamente custodita in una penna dall’inchiostro blu, la mia anima rimescola emozioni. Sono Pasquale Cavalera, classe ottantatré, risiedo da sempre nel cuore pulsante del Salento. Specializzazione tecnica e passione umanistica, un’ambiguità di cui non posso più fare a meno. La mia prima biografia si concludeva così “Ingegneria e Scrittura, uno straordinario binomio, entità complementari con le quali Cavalera condivide la sua esistenza, il perfetto connubio vincente, armoniose facce di una stessa medaglia”.