Pur facendo il mestiere del cinema ed essendo da 30 anni un giornalista pubblicista, da anni non guardo la televisione, ma vi assicuro di essere in buona compagnia.
Siamo una minoranza, ma ci siamo. No, io non vedo la Tv per non farmi dilaniare l'anima e non farmi irritare dalle stupidità, dalle oscenità, dalle fake-news che quotidianamente passano attraverso il piccolo schermo.
Tuttavia a volte un titolo, una suggestione o una curiosità mi spingono a vedere qualcosa. Ultimamente ad esempio ho voluto guardare l'omaggio che Rai Uno ha voluto fare all'eroe della I Guerra mondiale Francesco Baracca, l'Asso degli assi dell'aviazione italiana, attraverso un docu-film intitolato “I cacciatori del cielo”.
L'episodio, sceneggiato da Pietrro Calderoni e Valter Lupo per la regia di Mario Vitale, vedeva Beppe Fiorello nel ruolo di Baracca. Ebbene, non nascondo la mia profonda delusione per questo mediocre e fuorviante racconto sul pilota di Lugo di Romagna. Una rivisitazione dell'uomo e del soldato lontana dalla straordinaria figura del maggiore Baracca.
Una ricostruzione storica lacunosa, insufficiente (pur supportata dal Ministero della Difesa, dall'Istituto Luce e altri importanti patrocini), dove pure altri personaggi (vedi la bella figura del conte Fulco Ruffo di Calabria, e ancor peggio quello di Norina Cristofori) sono stati interpretati e raccontati male.
Oltretutto, non si è fatto un minimo cenno al celebre discorso funebre pronunciato da Gabriele D'Annunzio durante le esequie di Baracca. D'altronde, l'inserimento di una simile scena avrebbe dato una “scandalosa testimonianza” di patriottismo, che oggi è assolutamente fuori moda, e che anzi va in aperto contrasto con certe ideologie che si muovono in opposta direzione.
Così, trovo illogica e inammissibile la prima sequenza della fiction, dove di sottofondo ai titoli di testa udiamo una canzone in inglese, quanto esiste un vasto repertorio di brani, alcuni popolarissimi, scritti proprio negli anni della Grande Guerra, e cantati nelle trincee dai nostri soldati.
Non meno deludente risulta essere la visione della nuova serie televisiva “Il patriarca”, in onda ogni venerdì su Canale 5 e prodotta da Tao Due, interpretata da Claudio Amendola e da lui stessa diretta. Amendola è indubbiamente un attore molto amato dal pubblico, e si pone bene nel ruolo di Nemo Bandera (un boss malavitoso affetto da Alzhaimer).
Quello che non funziona più in generale è l'impianto, omologato ad un genere di televisione che oggi promuove modelli e stili certo ben confezionati, ma di dubbi e spesso diseducativi contenuti (come si rimpiangono i vecchi sceneggiati Tv in bianco e nero). C'è poi ormai la moda, ossessiva direi, “politica” e quindi sempre “ideologica” di mettere dentro ogni nuova storia una coppia gay, così, per fare audiance e sentirsi civilmente e socialmente impegnati in armonia con il “nuovo mondo”.
So che quello che scrivo mi procurerà fulmini e strali, ma se come principio (anche cristiano) io non ho nulla contro gli omosessuali, e fra questi ho avuto anche un grandissimo amico, rimango comunque convinto che rimane pesantemente diseducativo fare vedere al cinema o in televisione, due uomini o due donne che si baciano. I bambini, soggetti fragili, dovrebbero sempre essere tutelati e non condizionati nella loro sensibilità, a prescindere dall' orientamento sessuale che potranno sviluppare.
Un orientamento che però non deve essere indicato in maniera subliminale, suggerito, se non addirittura imposto dalle potenti lobby che stanno oggi orientando e manipolando gli essere umani verso una deriva di immoralità, di egoismo, di finta libertà che travolgerà tutti.
Un'umanità, surrogata e robottizzata, che muterà la nostra specie in qualcosa di “ibrido”, tanto che l'uomo e la donna di domani saranno indefiniti e indefinibili. Ancor peggio, irriconoscibili in quella che fu per migliaia e migliaia di anni la loro vera natura, quella voluta fin dalla Creazione.