Nella mia lunga militanza in quello che un tempo veniva detto “il magico mondo di celluloide” ho avuto modo di conoscere tanti grandi del cinema, da Federico Fellini a Nanni Loy, da Franco Zeffirelli a Pupi Avati, da Suso Cecchi D'Amico a Mario Verdone, da Vittorio Gassman a Giancarlo Giannini, a Giuliano Gemma, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito.
Devo dire che mi sarebbe piaciuto conoscere pure Totò, ma questo non mi è stato possibile anche per un fatto anagrafico (quando Totò moriva nel 1967 io avevo appena 10 anni). Ho conosciuto però personalmente Peppino De Filippo, che con il principe della risata fece coppia in ben 13 film. Ma la mia vera grande fortuna è stata quella di potere visitare l'ultima dimora romana dell' immenso artista, in quanto nel 1999 ebbi modo di andare in via dei Monti Parioli 4, al terzo piano, invitato da Franca Faldini che fu l'ultima compagna di Totò. Lì, in quella casa, i due vissero insieme i loro 15 anni d'amore.
Da dove nacque questa opportunità? Dal fatto che nel 1998, in occasione dei 100 anni della nascità di Totò, nell'ambito della “rassegna cinematografica d'autore”, volli fare un omaggio al grande comico napoletano presso la Cittadella dell' Oasi di Troina, e nella mia veste di direttore artistico invitai appunto la Faldini. Ma la signora Franca – che quell'anno girò anche l'ultimo film di Alberto Sordi Incontri proibiti – però non venne, sebbene ebbe la cortesia di inviarmi una lettera molto affettuosa, dove non mancava di invitarmi a Roma qualora avessi avuto la possibilità di andarla a trovare.
Certo, non avrei mai potuto perdere un'occasione del genere, così quando nel marzo del 1999 se ne presentò l'occasione, telefonai alla Faldini e fissammo un appuntamento. La signora, con quegli splendidi occhi verdi, un garbato sorriso e un elegante vestitino primaverile color pesca, mi accolse in salotto dove chissà quante volte si era seduto il grande Totò. Non nascondo che entrare in quell'abitazione mi provocò una emozione così forte da non sentire per un attimo più le gambe, a fronte del cuore che sembrava invece impazzito.
D'altronde, in quella casa tutto parlava di Totò, i ritratti, le foto insieme ad altri grandi del cinema e del teatro, e poi più di una volta mi sembrò di udire proprio la sua voce inconfondibile. Il mio colloquio con Franca Faldini – che nel '75 aveva poi sposato il principe Borghese – sebbene cordiale, non durò più di un quarto d'oro; il tempo di prendere un caffè accompagnato da 2 dolcini che mi parvero anche un po'...ammuffatelli, preparato frettolosamente da una scialba e distratta domestica. In ogni caso non mi lamentai del poco tempo che la signora mi dedicò, forse perché occupata con altri successivi appuntamenti.
Mi dispiacque semmai di non potere scattare una foto insieme a lei (allora i telefonini non erano ancora in uso ed io non ebbi l'accortezza di portare con me una macchina fotografica). Tuttavia, quel ricordo a casa di Totò è rimasto indelebile nella mia mente, ed è ritornato prepotente proprio in queste settimane dopo avere appreso della morte di Liliana De Curtis, la figlia che tenne sempre forte e palpabile il ricordo del grande papà.
A me rimane invece come preziosa esperienza la memoria di quella mattinata romana dove ebbi modo di ascoltare dalla viva voce della signora Faldini alcuni aneddoti della vita di Totò: il suo amore per i cani, il dispiacere di non essere mai stato apprezzato dalla critica, ma anche il dramma dei suoi ultimi anni che lo videro diventare cieco. Un handicap che però – come scrisse Fellini in un suo bellissimo ricordo del principe De Curtis – non impedì al geniale artista di continuare a frequentare il set sino all'ultimo dei suoi giorni.
Franca Faldini Borghese